«Gli immigrati non sono rappresentati, i ragazzi italiani di origine straniera neppure, noi rivendichiamo il diritto ad essere riconosciuti come cittadini italiani»
Siamo con Simohamed Kaabour, giovane cittadino italiano di origine marocchina, operatore sociale del Ce.Sto, storica associazione che da oltre trent’anni opera nel complesso contesto del centro storico, candidato sindaco delle lista civica “Fratelli e Fratellastri”. Simohamed qual è l’esigenza che ha portato alla nascita di Fratelli e Fratellastri e alla vostra partecipazione alla competizione elettorale?
Fratelli e Fratellastri nasce come movimento culturale che in seguito ha deciso di connotarsi politicamente. L’idea è partita da un gruppo di persone, soprattutto giovani, ragazzi e ragazze che si sentivano esclusi dalla partecipazione politica. Abbiamo pensato di partecipare alla tornata elettorale per dire la nostra e proporre qualcosa di nuovo. Negli ultimi anni anche a livello nazionale è cresciuta sempre di più la distanza tra cittadini e politica. Secondo noi è il caso di rilanciare una politica che sia davvero strumento di partecipazione del cittadino comune e non, come è stato finora, una politica solo subita passivamente.
La questione del diritto di cittadinanza è uno dei punti che caratterizza il vostro movimento…
Sì certamente, questo è uno dei punti fondamentali. Il fatto che io sia il candidato di Fratelli e Fratellastri non è una provocazione bensì una sorta di sfida culturale per vedere come reagisce la città e se davvero è pronta al cambiamento. Questa parola, cambiamento, la si usa spesso. Poi però, quando le proposte si concretizzano, si verifica sempre un passo indietro. I cittadini immigrati presenti a Genova che contribuiscono economicamente, culturalmente e socialmente alla crescita della città, oggi non sono rappresentati. Inoltre ci sono numerosi ragazzi di origine straniera ma italiani, genovesi che non hanno la possibilità di esprimersi in quanto italiani. Sappiamo bene infatti che a livello nazionale vige ancora la legge legata al diritto di sangue. Noi rivendichiamo il diritto ad essere riconosciuti come cittadini italiani partecipando alle prossime elezioni amministrative e nazionali.
L’immigrazione è stata spesso trattata – in particolare dal centro destra ma anche dal centro sinistra – soprattutto come una questione di sicurezza. Quando forse sarebbe il caso di affrontare l’argomento sul piano dei diritti/doveri di queste persone. Come si affronta a livello locale la questione immigrazione?
Spesso si parla di immigrazione e sicurezza sociale. Il punto è che non bisogna più parlare di immigrazione come fosse un problema. Non dovrebbe più esserlo perchè parliamo di immigrazione ormai da almeno trent’anni. Non è un fenomeno nuovo come qualcuno continua ad affermare. Io credo che la nostra città, ma anche l’intero Paese, debbano trovare il percorso giusto per giungere ad una situazione di equilibrio. Non si deve più intervenire solo con provvedimenti temporanei. Diventa necessario trovare una strada che conduca a dei risultati duraturi. Certamente la questione sicurezza è spesso associata al fenomeno dell’immigrazione perchè ciò fa comodo a coloro i quali vogliono raccogliere i voti delle persone frustrate a causa delle non risposte, da parte delle istituzioni, a queste tematiche.
Noi del Ce.Sto ci occupiamo di bambini immigrati e bambini italiani, questo è un esempio di vero lavoro sociale che porta ad una reale coesione sociale e culturale. Secondo me bisognerebbe valorizzare il lavoro sul territorio di tante associazioni come la nostra. Perchè le realtà associative danno risposta a quelle esigenze a cui le istituzioni non riescono a rispondere.
Tu sei un operatore sociale e conosci bene le difficoltà del terzo settore alle prese con l tagli a livello nazionale e locale. Ma come fare per continuare a garantire i servizi sociali?
Noi pensiamo che sia necessario assicurare a tutti i servizi sociali. Si tratta di servizi che producono un effetto di serenità nella persona stessa. Attualmente si parla di riduzione delle risorse. Allora bisogna pensare a come convogliare in maniera chirurgica i fondi a disposizione in maniera tale da mantenere un determinato servizio. Alcune risorse potrebbero essere recuparate grazie all’Imu su seconde e terze case. Se davvero siamo una comunità ognuno di noi deve sacrificare qualcosa cercando di partecipare alla creazione di un benessere sociale generale. Oggi per salvare alcuni servizi ci vuole la collaborazione di tutti.
Sul tema lavoro, grave problema di Genova ma in generale di tutto il Paese, come può un sindaco cercare di favorire la crescita dell’occupazione nella sua città?
A livello comunale è difficile favorire la crescita dell’occupazione. Si può parlare dei comparti dove il Comune dà lavoro alle persone. In particolare sono i settori più legati al sociale. Innanzitutto è necessario far proseguire questi progetti locali. Su un altro piano invece, una giunta comunale potrebbe farsi garante dei diritti dei lavoratori. Questo lo ritengo un aspetto fondamentale. Dare l’esempio a livello nazionale di quello che è l’impegno di un sindaco per quanto riguarda la difesa dei diritti dei lavoratori. Oggi ad esempio si parla di articolo 18 e sarebbe interessante sapere un sindaco da che parte sta, se da quella dei lavoratori oppure da quella di chi intende continuare a comprimere i diritti.
Il centro storico è un territorio complesso: alcune zone, nelle ore notturne, subiscono l’invasione dei giovani in cerca di locali e divertimento con i conseguenti problemi per i residenti, mentre durante il giorno, le medesime zone appaiono abbandonate a se stesse e poco frequentate da genovesi e turisti. Partendo dal presupposto che parliamo di un patrimonio che potrebbe rilanciare la città a fini turistici, secondo te è possibile coniugare le esigenze di tre attori così diversi ovvero i residenti, i giovani, i turisti?
Si possono coniugare se c’è la disponibilità di tutti. Spesso si sente parlare di Genova come una sorta di città che a 360 gradi è pronta ad accogliere eventi culturali e ricreativi, soprattutto a favore dei giovani. Ma in molti casi la maggior parte della manifestazioni vengono concentrate nel centro storico. Questo è un limite che non consente ai giovani ma neppure ai turisti, di conoscere davvero tutta la città. Esistono delle zone periferiche con ampi spazi disponibili per l’organizzazione di eventi. Bisogna pensare a Genova nel suo complesso. Queste zone, oggi non conosciute, potrebbero diventare sede di manifestazioni in grado di crescere con il passare del tempo e diventare dei punti di riferimento. In questo modo, invece di far vivere solo una parte di Genova, potremmo rivitalizzare l’intera città.
Matteo Quadrone
Era Superba – SPECIALE ELEZIONI COMUNALI 2012
Incontro con il candidato sindaco del centrosinistra Marco Doria
Incontro con il candidato sindaco del Gruppo Misto Enrico Musso
Incontro con il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Paolo Putti
Incontro con il candidato sindaco del partito Italia Nuova Armando Siri
Incontro con il candidato sindaco del partito La Destra Susy De Martini
Incontro con il candidato sindaco di Primavera Politica Simonetta Saveri
Incontro con il candidato sindaco di Gente Comune Giuseppe Viscardi
Incontro con il candidato sindaco della Lega Nord Edoardo Rixi
Incontro con il candidato sindaco del centrodestra Pierluigi Vinai
Incontro con il candidato sindaco del Pcl Giuliana Sanguineti
Incontro con il candidato sindaco di Portento per Genova Orlando Portento
Incontro con il candidato sindaco di Comunisti Sinistra Popolare Roberto Delogu
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