Il 7 dicembre scade il "periodo di salvaguardia" che consente oggi di considerare le eventuali richieste urbanistiche già alla luce del nuovo piano regolatore. Se il Puc non entrasse formalmente in vigore entro quella data, però, si tornerebbe alla normativa del 2000, mandando in fumo tutto il lavoro degli uffici tecnici di Tursi degli ultimi quattro anni
Dopo l’approvazione del bilancio, la Giunta Doria si appresta ad affrontare un’altra pietra miliare del suo corso amministrativo. Prima della pausa estiva, infatti, martedì 28 luglio il Consiglio comunale sarà chiamato a una nuova votazione sul Piano urbanistico comunale. Formalmente si dovrebbe trattare dell’ultimo passaggio in Sala Rossa di un percorso iniziato nel ciclo amministrativo precedente con l’approvazione del piano preliminare. In questi giorni, le Commissioni competenti stanno approfondendo le controdeduzioni della giunta e degli uffici tecnici di Tursi alle ultime osservazioni arrivate dai cittadini, esclusivamente sui punti oggetto di modifica nella stesura definitiva del Puc votata dal Consiglio comunale a marzo (le tante osservazioni presentate prima di quella data sono già state discusse e in parte recepite, qui l’esempio della Caserma Gavoglio).
«Sono state presentate 333 osservazioni – spiega l’architetto Silvia Capurro, direttore dell’Urbanistica del Comune di Genova – di cui 14 doppie. Delle 319 rimanenti, 180 sono tra loro identiche e riguardano tutte il distretto di trasformazione del Chiappeto. Altre 68 osservazioni riguardano altrettante modifiche cartografiche puntuali, mentre una quarantina sono le richieste di modifica delle norme generali e di ambito, 21 riguardano i distretti di trasformazione e le norme speciali, 7 si riferiscono a territori attraversati dalle grandi infrastrutture, 3 riguardano la difesa del suolo».
Il tempo stringe. Il 7 dicembre prossimo, infatti, scade il cosiddetto periodo di salvaguardia che consente attualmente di considerare le eventuali richieste urbanistiche già alla luce del nuovo piano regolatore. Se il Puc non entrasse formalmente in vigore entro quella data, però, si tornerebbe sostanzialmente alla normativa del 2000, mandando in fumo tutto il lavoro degli uffici tecnici di Tursi degli ultimi quattro anni. E i giorni sono quasi contati. Secondo quanto previsto dalla nuova normativa urbanistica regionale – pubblicata dopo l’adozione definitiva del nuovo Puc – per i piani in via di approvazione, infatti, è necessaria una Conferenza dei servizi tra Comune, Città Metropolitana e Regione che, dopo l’approvazione della delibera in discussione, avrà 90 giorni di tempo per verificare l’aderenza del Puc alle norme urbanistiche sovraordinate e il rispetto dei parametri imposti dalla Valutazione ambientale strategica.
Nel frattempo gli altri enti non sono stati a guardare. I tecnici si sono più volte incontrati per discutere il rispetto delle prescrizioni della Vas, che non dovrebbe essere più messo in discussione grazie alle modifiche apportate al Puc negli ultimi mesi. Vi sono poi state alcune riunioni dedicate alle aree più interessanti per il futuro della città: Piaggio Aero, Erzelli, Ex Ilva e Ospedale del ponente, solo per citare i temi più caldi.
In sede di Conferenza dei servizi potrebbero anche arrivare richieste di modifica d’ufficio del piano, attraverso pareri vincolanti: si tratterebbe di interventi puntuali che non riguarderebbero le norme di carattere generale ma che Tursi dovrebbe recepire attraverso un ulteriore, ennesimo passaggio consiliare.
Anche se Città Metropolitana e, soprattutto, Regione sono già piuttosto informate sul nuovo piano urbanistico, aspettare la ripresa dei lavori del Consiglio comunale dopo la pausa estiva sarebbe molto rischioso: ecco perché la giunta comunale ha deciso di premere sull’acceleratore, sperando di sfruttare l’onda lunga di una ritrovata maggioranza sulla delibera del bilancio, quantomeno nei numeri. Benché i comportamenti non solo dei partiti ma dei singoli consiglieri siano ormai alquanto imprevedibili, anche questo provvedimento dovrebbe passare senza troppi patemi: i consiglieri, comunque, potranno presentare emendamenti e ordini del giorno entro il 23 luglio, scadenza prevista anche per i pareri dei Municipi sulle ultime osservazioni e relative controdeduzioni.
La maggior parte delle osservazioni è puramente tecnica, mentre su quelle che entrano più nel merito delle decisioni urbanistiche non si annunciano al momento grandi scontri. Grande attenzione è stata dedicata al distretto di trasformazione del Chiappeto. Qui, sostanzialmente, il piano urbanistico contempla la possibilità di completare un anello di collegamento tra via Cei e via Sapeto, grazie a investimenti di privati come scomputo di oneri di urbanizzazione relativi a un nuovo intervento residenziale di circa 3 mila metri quadrati, per 30-35 alloggi. I residenti della zona non vedono di buon occhio un nuovo insediamento abitativo, preoccupati soprattutto per la viabilità della zona già piuttosto complicata e per la mancanza di posteggi. Le osservazioni prodotte, però, sono state respinte in blocco dalla giunta in quanto arrivate fuori tempo massimo: l’area, infatti, non è stata oggetto di modifiche nella delibera di marzo e quindi non può ricevere ulteriori richieste di modifica da parte dei cittadini. Tuttavia, il vicesindaco Bernini prova a rassicurare i residenti prevedendo un naturale naufragio del progetto per questioni economiche: «Gli oneri di urbanizzazione imposti per il decongestionamento di via Cei – spiega l’assessore all’Urbanistica – sono talmente onerose che rendono di fatto impossibile la monetizzazione dell’intervento con la sola vendita degli appartamenti di cui sarebbe prevista la realizzazione». Insomma, l’intervento non si farà.
Ritenute superate anche le osservazioni che riguardano le grandi opere ed eccepiscono la posizione di vincoli espropriativi o di occupazione d’area legati a Gronda e Terzo Valico. Per quanto riguarda questi macro interventi infrastrutturali, infatti, il Piano urbanistico si limita a recepire una normativa sovraordinata su cui non può incidere direttamente. Inoltre, per gli espropri riguardanti il Terzo Valico e non ancora realizzati, il vicesindaco ricorda che siamo ormai prossimi alla scadenza di legge: «I vincoli espropriativi che avevano durata quinquennale e che, in alcuni casi, sono stati prorogati attraverso la legge obiettivo, decadranno tra qualche mese e non potranno più essere realizzati». Il Puc non può ancora intervenire prevendendo nuove destinazioni d’uso per queste aree ma sarà modificato eliminando la previsione di esproprio una volta caduto formalmente il vincolo.
In questi giorni, sulle pagine dei quotidiani si è parlato molto anche della normativa che riguarda la possibilità di realizzare serre. In questo caso il piano regolatore differenzia tra le serre professionali e quelle cosiddette di arredo. Queste ultime, considerate come una sorta di pertinenza di unità immobiliare, possono essere concesse a chiunque, in tutti gli ambiti territoriali per un’estensione che non superi i 6 mq. Dai 6 ai 50 mq, invece, è necessario essere imprenditori agricoli, avere un fondo agricolo di almeno 2 mila mq e possono essere realizzate anche in ambito territoriale di presidio ambientale. Per l’attività imprenditoriale più ampia, invece, vengono individuate due categorie: in fondi agricoli tra i 2 mila e 4 mila mq, l’estensione della serra deve rispondere a un rapporto di 2 a 1; rapporto che scende a 1/5 per fondi agricoli dai 4 mila mq ai 3 ettari.
Viene anche reintrodotta la possibilità di realizzare piscine pertinenziali, in ambito urbano, con un limite di 30 metri cubi. Non sono state accolte, invece, quelle osservazioni che chiedevano di allargare le maglie di edificabilità negli ambiti di presidio ambientale.
Positivo, invece, è stato il parere espresso nei confronti delle richieste di agricoltori professionali per il riconoscimento di aree agricole prima non riconosciute formalmente come tali. «La volontà – spiegano i tecnici di Tursi – è quella di non creare difficoltà agli imprenditore agricoli per operare nel territorio. Solo in due casi la risposta è stata negativa, ma si tratta più che altro di una questione estetica e di zonizzazione del territorio genovese».
Recepite anche le osservazioni che comportano una diminuzione in ribasso dei parcheggi per le due ruote pertinenziali alle attività commerciali: i piani urbanistici devono prevedere una dotazione aggiuntiva degli obblighi per gli esercenti imposti dal piano regionale. Inizialmente nel Puc del Comune di Genova era stato previsto un generico +10% ma, in alcuni casi, si sarebbero venuti a creare spazi esagerati e sproporzioni eccessive tra moto e auto. Il 10% aggiuntivo, dunque, varrà fino a 2000 metri di parcheggi dovuti a servizio di medie superfici di vendita.
Infine, una curiosità non oggetto di discussione della delibera ma affrontata in Commissione in quanto elemento inserito nel nuovo Puc. Si tratta della normativa sulle cosiddette “casette di legno” costruite su terrazzi e tetti calpestabili: il nuovo piano regolatore fa riferimento al regolamento edilizio adottato nel 2010 per cui la realizzazione di casette fino ai 4 mq è considerata attività libera, senza la necessità alcun permesso; per superfici maggiori, invece, occorre presentare una Dia (denuncia inizio attività).
Simone D’Ambrosio