Residenti preoccupati per lo stoccaggio delle terre di scavo, potenzialmente amiantifere, a pochi metri di distanza dalle abitazioni; ma Bernini smentisce. Intanto nella stessa zona potrebbe sorgere anche il deposito delle rocce provenienti dalla Gronda
Il campo base CLB 4, villaggio con dormitorio, mense e altri servizi logistici per gli operai del Terzo Valico – inizialmente previsto a Bolzaneto, in via Santuario di Nostra Signora della Guardia, sotto l’abitato di San Biagio (costruito a seguito della bonifica dei terreni della Erg) – cambia destinazione in corso d’opera e si trasforma in deposito di materiali semilavorati e attrezzature, previo stoccaggio di circa 70 mila metri cubi di terre di scavo potenzialmente amiantifere. I lavori di disboscamento e pulizia dell’area adiacente al cimitero della Biacca sono partiti da circa un mese (come documentato da Era Superba) ma solo grazie all’interessamento dei cittadini e del Comitato San Biagio-Serro è possibile fare luce sulla vicenda. Da parte delle istituzioni, infatti, si registra un silenzio assordante indice di un deficit di trasparenza, per noi alquanto significativo, riguardo alla gestione della grande opera ferroviaria a livello locale.
In Val Polcevera l’avviata cantierizzazione del TAV nostrano finora ha portato soltanto disagi. L’esempio più eclatante è il sito di San Quirico, dietro al Mercato dei fiori, dove lo smembramento della collina – sommato alle intense piogge dei giorni scorsi – ha generato uno sversamento di fango sulla sottostante via Isocorte, problema che ha richiesto l’intervento di mezzi speciali per ripulire e rendere nuovamente agibile la strada. Adesso è il turno dell’area della Biacca (interamente di proprietà comunale) che, a fronte delle mutate esigenze del Consorzio Cociv (general contractor dell’opera) – probabilmente considerata l’eccessiva vicinanza del cantiere con il cimitero e il contestuale divieto di costruire nuovi edifici nella fascia di rispetto dell’impianto cimiteriale – verrà utilizzata esclusivamente per il deposito di semilavorati tramite l’esecuzione di due zone pianeggianti con l’impiego di terre di scavo (il cosiddetto “smarino”) provenienti dalla realizzazione del Terzo Valico. «Da anni si diceva che qui sarebbe sorto un campo base per gli operai – spiega Marco Torretta del Comitato San Biagio-Serro – Noi ci siamo mossi autonomamente per saperne qualcosa di più e, dopo aver chiesto e ottenuto dal Comune l’accesso agli atti, abbiamo scoperto la nuova soluzione progettuale. In pratica, l’intenzione del Cociv è quella di riempire con terre potenzialmente amiantifere l’avvallamento esistente e poi costruire due grandi piazzali sui quali depositare le attrezzature. Il problema è che, come al solito, è stato fatto tutto in sordina, mentre nessuno sembra preoccuparsi del rischio per la salute pubblica conseguente allo stoccaggio di simili materiali ad appena 100 metri di distanza in linea d’aria dalle abitazioni di San Biagio in cui vivono almeno 500 famiglie, molte delle quali con bambini piccoli».
Con Provvedimento Dirigenziale n. 364 del 10 luglio 2013, il Comune ha rilasciato al Consorzio Cociv il “Permesso di Costruire inerente la realizzazione di piazzali per lo stoccaggio di materiali semilavorati ed attrezzature, nell’ambito dei lavori del “Terzo Valico dei Giovi” nell’area di cantiere “ CLB 4 – Bolzaneto”. Soluzione progettuale che «recependo raccomandazione espressamente formulata in sede di approvazione del progetto definitivo dell’opera pubblica (allegato 1 Delibera CIPE 80/2006 – parte seconda, lettera g), allo scopo di evitare il posizionamento di manufatti diretti ad assolvere esigenze logistiche, comportanti permanenza di persone in area prossima alla cinta del cimitero della Biacca, prevede l’utilizzo dell’area per lo stoccaggio di materiali semilavorati ed attrezzature, in luogo del posizionamento di dormitori ed altre strutture logistiche».
«Stiamo parlando di 70 mila metri cubi di terre da scavo, così è scritto nero su bianco nei documenti ufficiali – racconta il Comitato – ciò equivale a diverse migliaia di camion. La nostra paura è che possano esserci anche rocce amiantifere, presenti senza ombra di dubbio lungo il tracciato dell’opera. Chi ci assicura i necessari controlli in questo senso? In particolare sullo stoccaggio del materiale di risulta? Inoltre, quale beffa ulteriore viene promesso che “a lavori terminati verrà ripristinata l’area”. Nessuno, però, parla del rischio amianto. Ad oggi siamo ancora in attesa di chiarimenti ufficiali da parte del Municipio Valpolcevera da noi interrogato a riguardo». Ma pure il gruppo consiliare Movimento 5 Stelle e la Federazione della Sinistra hanno posto la questione all’attenzione dell’ente municipale con due distinte interrogazioni che saranno discusse prossimamente.
La collina di San Biagio, pubblicizzata dai costruttori come area finalmente riconsegnata alla natura “Vi addormenterete al suono delle cicale e vi sveglierete al canto degli uccellini”, così recitava un vivace slogan promozionale «Ha dovuto e forse dovrà confrontarsi con la Gronda – sottolinea Marco Torretta – poi con l’ecomostro Selom (la lavanderia industriale) e i capannoni di Via Albisola (alcuni dei quali attualmente vuoti), oggi con un’area di stoccaggio di materiali semilavorati. Gli abitanti auspicano che qualcuno (Municipio, Comune, Provincia, Regione) affronti il problema in modo serio e responsabile perché, fino a dimostrazione contraria, stoccare 70000 metri cubi di terre di scavo provenienti dalle montagne dei Giovi potrebbe significare far inalare ai residenti di San Biagio e non solo polveri potenzialmente inquinate da asbesto che se assimilato dal corpo umano, anche in una sola fibra, provoca tumori alla pleura (mesotelioma pleurico) così come il temibile carcinoma polmonare». Senza dimenticare che soltanto nel comprensorio detto “Il Colle” su 104 famiglie residenti si contano circa 50 bambini in età compresa tra 1 mese e 16 anni. «A Genova sfido chiunque a trovare un tale agglomerato di gioventù, per altro in una città tristemente famosa per l’alto numero di anziani residenti – conclude l’esponente del Comitato – Non vogliamo che tra vent’anni la Val Polcevera debba diventare famosa come oggi purtroppo sono Marghera, Caserta o Taranto».
Non è dello stesso parere il vicesindaco Stefano Bernini, che scongiura il rischio amianto e ricostruisce così la vicenda: «L’area della Biacca rimane destinata a campo base. Lo stoccaggio delle terre di scavo è funzionale proprio alla realizzazione di alcuni capannoni con funzioni di dormitorio per gli operai. Qui finirà esclusivamente il materiale di risulta della galleria in via di escavazione sotto gli Erzelli. Si tratta di basalto, rocce effusive spesso impiegate nelle pavimentazioni stradali, che sicuramente non contengono fibre di amianto». Bernini, dunque, respinge al mittente ogni accusa. Eppure la presenza di rocce amiantifere lungo il tracciato del Terzo Valico è stata riscontrata anche in alcuni studi: nel versante ligure il documento di riferimento è quello redatto dal “Dipartimento Ambiente” della Regione Liguria e definito “Carta delle “pietre verdi” di cui alla DGR n. 859/2008 – “Criteri per la gestione e l’ utilizzo delle terre e rocce da scavo”, nel quale sono evidenziate in verde e in giallo le zone in cui è definita “probabile” la presenza di amianto (qui il pdf). «Tutti i carotaggi eseguiti all’interno del Comune di Genova hanno appurato una presenza di amianto entro i limiti di legge», risponde il vicesindaco. Dunque i materiali estratti privi – del tutto o quasi – della famigerata fibra killer, saranno gestiti secondo il PUT (Piano di utilizzo delle terre e rocce di scavo) approvato dal Ministero dell’Ambiente il 4 ottobre scorso e che per la Liguria prevede quali destinazioni, tra le altre, la discarica di Scarpino, il riempimento Ronco-Canepa, la discarica del colle di Uscio (mentre il riempimento legato al ribaltamento a mare di Fincantieri per ora rimane in standby).
Nel caso del percorso della Gronda di Ponente, invece «Dove è stata confermata l’esistenza di amianto in misura superiore – continua Bernini – esiste un protocollo di comportamento che prevede maggiori tutele con l’immediato blocco dei cantieri, il successivo “impacchettamento” del materiale pericoloso e la spedizione dello stesso presso discariche speciali, ad esempio in Germania». Bernini implicitamente ammette come questo tema, riguardo al Terzo Valico, debba quantomeno essere approfondito: «Il comportamento sarà il medesimo, come sopracitato. Innanzitutto, per decisione dell’Osservatorio Ambientale, saranno eseguiti dei sondaggi preventivi e propedeutici rispetto all’escavazione, sotto il controllo dell’Arpal. E, se fosse riscontrata una presenza di amianto superiore alla soglia di legge, si attiveranno dei percorsi di stoccaggio differenti. È un argomento che recentemente abbiamo affrontato anche con il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. Ma io ho visto i dati del territorio genovese e ripeto, escludo che ciò possa accadere nell’ambito del Comune di Genova. Discorso diverso riguarda il territorio del Piemonte in cui effettivamente esistono delle situazioni di superamento».
La questione approderà nelle aule di palazzo Tursi la prossima settimana grazie al consigliere comunale Antonio Bruno (Fds) che due giorni orsono ha depositato un’interpellanza in merito. «Sottolineato che secondo il testo dell’art. 338 R.D. 27.7.1934 n. 1265 “I cimiteri devono essere collocati alla distanza di almeno 200 metri dal centro abitato. È vietato costruire intorno ai cimiteri nuovi edifici entro il raggio di 200 metri dal perimetro dell’impianto cimiteriale, quale risultante dagli strumenti urbanistici vigenti nel comune o, in difetto di essi,comunque quale esistente in fatto, salve le deroghe ed eccezioni previste dalla legge”. Rilevato che le “Norme Generali” del PUC Comune del Comune di Genova a pagina 16, prescrivono che “le fasce di rispetto delle nuove costruzioni dal perimetro degli impianti cimiteriali sono fissate in metri 200; tale distanza può essere ridotta fino al limite di metri 50 con deroga da parte del Consiglio Comunale, previo parere favorevole della ASL”. Interpello il Sindaco al fine di relazionare sull’effettiva rispondenza delle autorizzazioni alle succitate norme e sulle misure che si intendono adottare per lo stoccaggio di materiale amiantifero proveniente dagli scavi del collegamento ferroviario Fegino – Tortona».
L’interpellanza «Ha proprio lo scopo di chiedere alla Giunta comunale se almeno si è posta il problema del rischio per la salute pubblica e quindi dei necessari controlli – spiega il consigliere Bruno – Mentre per la Gronda, seppure in maniera insufficiente, un minimo di attenzione riguardo al pericolo amianto c’è stata, per il Terzo Valico siamo ancora decisamente indietro. Le maggiori incognite riguardano il trasporto del materiale di risulta, la fase dello scarico e del conseguente stoccaggio. Occorrono dei controlli puntuali e specifici. Ma in questo senso a noi non risulta l’esistenza di piani dettagliati. Il problema è verosimilmente sottovalutato. Il cambio di destinazione del cantiere della Biacca è un fatto nuovo che francamente ci ha colto di sorpresa. Dal punto di vista politico, come minimo, siamo di fronte ad un deficit di comunicazione istituzioni-cittadini».
Proprio dinanzi a via Santuario di Nostra Signora della Guardia, si trova il self-service all’ingrosso “Metro”. Coincidenza vuole che proprio in quest’area, a poca distanza dal cimitero della Biacca, se e quando mai sarà avviata la realizzazione della Gronda di Ponente, è prevista la costruzione del deposito di caratterizzazione delle rocce provenienti dallo “scavo più grande del mondo” (definizione di Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia). Parliamo di un mega deposito alto 30 metri – in cui arriveranno e partiranno continuamente camion – e che dovrà essere a tenuta stagna. «Il modo con cui riusciranno a far ciò non è spiegato nel dettaglio, ma appare difficilmente ipotizzabile una soluzione con un grado di sicurezza accettabile – spiega il WWF sezione di Genova – Se a queste “difficoltà” aggiungiamo la procedura di monitoraggio non completamente affidabile, i cittadini farebbero bene a preoccuparsi e molto». Secondo il WWF, Bolzaneto potrebbe diventare la nuova Casale Monferrato: «Nel deposito lavoreranno le rocce amiantifere usando tecnologie che non forniscono adeguate garanzie di sicurezza. I materiali saranno suddivisi a seconda della quantità di amianto presente in essi. Quelli con una minima percentuale di amianto finiranno al canale di calma per ampliare l’attuale banchina aeroportuale. Quelli con una percentuale superiore, ma considerati di buona qualità, saranno utilizzati per realizzare gli archi rovesci delle gallerie. Occorre ricordare che il riutilizzo di rocce amiantifere previa miscelazione con cemento ed altri additivi, comporta la realizzazione di veri e propri manufatti contenenti amianto (MCA) la cui produzione è vietata dal 1992. Infine i materiali con la medesima percentuale di amianto, ma considerati di cattiva qualità, saranno destinati alla discarica (probabilmente in Germania)».
Infine, c’è da menzionare un’altra vicenda, secondaria ma emblematica delle promesse fatte e mai mantenute. I residenti della zona, infatti, ormai da anni attendono la partenza dei lavori – a carico dei costruttori del nuovo quartiere di San Biagio – per l’edificazione di una scuola materna e di un asilo nido, come previsto a titolo di oneri di urbanizzazione nella convenzione urbanistica del 2011, sottoscritta dal Comune e dalla San Biagio Nuova srl (società di Coopsette). Ma, come ricorda il Comitato, l’impresa e il Comune hanno deciso «Unilateralmente e senza fornire di fatto motivazione, di eliminare la scuola materna, vanificando così le aspettative di numerose famiglie del quartiere». Dopo uno scambio di corrispondenza tra Coopsette e amministrazione comunale, quest’ultima, senza interpellare Municipio Val Polcevera e cittadini, nell’ottobre 2011 ha approvato una “variante in corso d’opera” che «A parità di superficie agibile della struttura prevede la realizzazione del solo asilo nido». Successivamente – a seguito delle proteste dei cittadini – la società costruttrice ha fatto un passo indietro, promettendo nuovamente la costruzione di entrambe le strutture. Ma da allora nulla si è più mosso. Oggi, a distanza di due anni, non è stata posata neppure una pietra. Viste le attuali difficoltà economiche di Coopsette e i suo rapporti consolidati con il Comune, è davvero difficile ipotizzare che ci sia ancora la volontà di spingere a favore della soluzione inizialmente prospettata ai residenti. Per altro «Pensare di far coesistere un asilo e una scuola materna con dei cumuli di terre potenzialmente inquinati, non sembra essere un’idea geniale», sottolinea Torretta.
«Noi ovviamente non pretendiamo di fermare la costruzione del Terzo Valico – conclude il rappresentante del Comitato San Biagio-Serro – Ma almeno pretendiamo chiarezza e trasparenza. Inoltre, pensiamo che un sito destinato allo stoccaggio di tali materiali non debba essere realizzato ad appena 100 metri di distanza in linea d’aria dalle abitazioni».
Matteo Quadrone