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Silvia Robertelli, incontro con l’illustratrice genovese: il viaggio è un movimento solitario

Silvia Robertelli, classe '89. Di recente in mostra con una piccola esposizione genovese, i suoi lavori riflettono, in maniera semplice ed essenziale, sul tema del viaggio nella sua accezione più ampia. Con noi ha parlato della sua ricerca artistica, dei suoi viaggi, dell'esperienza come illustratrice


5 Maggio 2014Interviste

silvia-robertelliViaggiare e cercare di cogliere il senso del luogo in cui ci si trova. Coglierlo per immagini, e farlo attraverso un sottile segno di matita che su un quaderno delinea, a tratti snelli e veloci, l’impressione che quel luogo, con le sue evocazioni e i suoi particolari irripetibili, ha generato dentro di noi. Questo è ciò che più di tutto viene fuori dal lavoro di Silvia Robertelli.
Immagini di luoghi consegnati allo sguardo dello spettatore, che si immedesima ma rimane in qualche modo “insoddisfatto”, perché i disegni di Silvia mostrano solo un frammento, un angolo, e il resto sta all’immaginazione, tanto da far venir voglia di andare a vedere di persona i posti rievocati sulla carta: «Scegliendo che cosa esporre (per la mostra presso Cibi&Libri, ndr), in modo molto spontaneo è emerso dai miei lavori il tema del viaggio, e soprattutto delle città. Mi sono accorta quasi per caso che questo tema ritornava spesso nelle mie rappresentazioni e ho pensato che potesse assumere un significato accostare questi lavori che appartengono a momenti di vita molto diversi – dal 2011 ad oggi. Per me il viaggio è un movimento solitario verso e attraverso realtà nuove; non importa la lontananza, essere dall’altra parte del mondo o nella tua stessa città: è intraprendere strade nuove, sentieri mai percorsi e stupirsi voltando l’angolo. In questo senso ci sono molte affinità con la creazione artistica: necessariamente a confronto con se stessi, si percorrono strade nuove e si sorride con stupore».

silvia-robertelli-3A vent’anni Silvia ha iniziato a viaggiare: «Il mio primo viaggio da sola è stato in Spagna nel 2009, per andare a trovare mia sorella in Erasmus ad Alicante, approfittandone poi per passare qualche giorno da sola a Valencia. In allegra compagnia di un’australiana, di un messicano e di un newyorkese, incrociati casualmente e spontaneamente, mi son lasciata trasportare nella vita della città e mi sono innamorata del viaggiare da sola».
Poi, il trasferimento a Urbino per perfezionare i propri studi, e l’inevitabile scoperta che anche questa occasione stava generando nuove riflessioni, finite tutte in un taccuino che poi è stato stampato e rilegato, diventando una sorta di racconto breve per immagini accompagnate da frasi concise: «Questo librino, poco più che un quaderno di schizzi, è nato raccogliendo disegni di vari moleskine durante il primo anno a Urbino, dove mi ero trasferita per frequentare l’Isia, i brevi ritorni a Genova, e i lunghi tragitti in treno». Così si spiega la bellissima visuale soggettiva con cui Silvia sembra mostrare allo spettatore ciò che lei vedeva, attraverso i suoi stessi occhi: «Erano tutti disegni fatti per esercizio, dal vero, senza un intento preciso. Erano ritratti rubati di passeggeri addormentati in treno, le colline fuori dalle finestre durante le lezioni, momenti in città seduta al sole, la nuova casa e la casa di sempre. Rimescolando le immagini, il racconto è venuto da sé, le parole sono uscite fuori dai disegni stessi, per guidare e suggerire un percorso nella quotidianità. Questo mio lavoro parla delle emozioni contrastanti dell’iniziare a vivere in un posto nuovo: la ricerca di un’intimità con il luogo, trovare i propri “posti segreti” dove rifugiarsi, la meraviglia e la scoperta, il piacere delle piccole cose, ma anche la malinconia e la lontananza. Un lungo viaggio, insomma».

da "Ritorno a Genova", Silvia Robertelli

da “Ritorno a Genova”, Silvia Robertelli

Così da queste immagini esce qualcosa che suggerisce un indefinito senso di riflessiva e malinconica intimità. Viaggiando, guardando, incontrando, ti allontani da ciò che è noto, diventi permeabile e ti lasci attraversare dall’ignoto, forse fuggi, in parte, per perdere e ritrovare te stesso alla fine del viaggio. Tornando al punto di partenza, come nella grande stampa “Ritorno a Genova”. Sul noto tema della fuga e ritorno alla nostra città, spesso madre ostile, racconta: «Genova è difficile, attrae e respinge al tempo stesso. E’ facile cercare (e soprattutto trovare) molto altro altrove, lamentarsi di quanto manchi alla città e quindi andar via; ma al tornare si percepisce quanto sia mancata, unica e bellissima in tutte le sue contraddizioni, quanti “giardini segreti”, quanti tesori nasconda nei suoi vicoli».

Che si tratti di Urbino o di Parigi, il luogo determina lo stile e il risultato e in ogni caso quel che conta è sperimentare il più possibile: «Cambio molto stile e tecniche nei miei lavori; da un lato sicuramente perché sto ancora scoprendo tante cose e non ho ancora trovato il mio stile “definitivo”. D’altra parte vorrei sempre continuare a sperimentare e confrontarmi con tecniche e modi differenti e non fossilizzarmi su un solo modo di fare illustrazione. Del resto, le proprie creazioni riflettono quel che siamo e io sento di cambiare costantemente. La serie di illustrazioni di Parigi è del 2011, e credo che il momento che stavo vivendo spieghi sia la tecnica utilizzata che il tipo di atmosfera. Stavo frequentando l’ultimo anno della triennale in Disegno Industriale e mi trovavo in Erasmus. E’ stato in quel momento che ho scoperto che potevo usare in modo creativo gli strumenti digitali che mi avevano insegnato per la progettazione grafica, che ho scoperto qualcosa di più dell’illustrazione e che ho iniziato a immaginare di poter percorrere questa strada. Facevo uno stage in un’agenzia di comunicazione e tra un lavoretto di grafica e l’altro (per lo più noiosa manovalanza) avevo iniziato, per divertimento, a illustrare Parigi: tutti i suoi colori e la miriade di piccole sorprese che di giorno in giorno scoprivo in quei mesi. Un modo per portare la vita frizzante che c’era fuori all’interno di quell’ufficio un po’ noioso».

Tra una sperimentazione e l’altra, inoltre, Silvia ha avuto l’opportunità di essere illustratrice per Garante Infanzia e Città Amica, esperienza cui è giunta «grazie a due buoni amici: Massimiliano Salvo, giornalista per Repubblica, è curatore del sito Garanteinfanzia.it, un portale di informazione legato all’Unicef dedicato sia ai ragazzi sia a genitori che insegnanti, dove si parla di attualità, diritti dei bambini e dei ragazzi, scuola. Daniele Salvo, suo fratello, è laureando in Urbanistica e sta seguendo il progetto Genova Città Amica dell’Infanzia e dell’Adolescenza, promosso dal Comitato Unicef Genova. Si tratta di un’indagine condotta in tutte le scuole della provincia sulla percezione dello spazio urbano da parte dei ragazzi, con l’obiettivo di coinvolgerli nella definizione degli spazi. Il progetto nazionale Città Amica ha un logo ufficiale ma il Comitato Unicef Genova mi ha chiesto di realizzare questo logo per l’iniziativa genovese proprio per caratterizzarla maggiormente. Spero che anche questo piccolo contributo possa servire a darle rilievo e che il progetto venga ben recepito dalle istituzioni e che si possa davvero tradurre in reali interventi di riqualificazione urbana a vantaggio dei ragazzi. Sono entrambe bellissime iniziative e sono felice di esser stata coinvolta».

Scegliere di fare l’illustratrice come lavoro: è possibile farlo qui o no? Paure e speranze? «Mi piacerebbe provare a lavorare come illustratrice da Genova… sono molto ottimista per le possibilità che offre internet e quindi credo che con una buona conoscenza delle lingue, qualche viaggio di esplorazione e un po’ d’intraprendenza si possa lavorare anche per qualche cliente straniero dal proprio atelier genovese, dopo una soleggiata pausa pranzo in terrazzo. Almeno, questo è il mio sogno! Purtroppo è vero che la quantità di possibilità che ci sono all’estero (ma anche solo in altre città italiane, Bologna per dirne una) e soprattutto il livello di considerazione nei confronti dell’illustrazione (e del visivo e della cultura in generale) non sono paragonabili alla realtà genovese. Ma sto scoprendo e conoscendo tanti altri ottimi illustratori e fumettisti genovesi, silenziosamente qualcosina si muove e io da inguaribile ottimista credo che possiamo insegnare a Genova ad apprezzare e valorizzare questa bellezza». L’importante è metterci sempre tantissimo spirito d’iniziativa. Per esempio, visto l’amore per l’estero e per i viaggi, «insieme a Lisa Fruehbeis, un’amica di Augsburg (Germania) abbiamo creato il progetto comune lively-lines.com specializzandoci soprattutto nell’illustrazione esplicativa di idee, spesso in grande formato. In questo momento, ad esempio, siamo a Parigi e disegneremo durante OuiShare Fest, interessantissimo festival di economia collaborativa. Grandi idee meritano grandi disegni!».

 

Claudia Baghino


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