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Delibera partecipate: ecco cosa dice il documento della discordia

Una blindatissima Sala Rossa ha licenziato nella tarda serata di giovedì il documento da cui, a torto o a ragione, è nato tutto il putiferio. Ma che cosa dice nel dettaglio questa delibera?


22 Novembre 2013Notizie > Rubriche

palazzo-tursi-aula-rossa-d14«La delibera delle partecipate non parla assolutamente di privatizzazioni». È un refrain che in questi giorni sindaco e assessori hanno ripetuto senza sosta. E, ora che la delibera è stata approvata dal Consiglio comunale, la conferma arriva anche dai documenti. Una delibera che non entra nello stretto merito del futuro di Amt, Amiu e Aster. Per sgomberare il campo da ogni dubbio è stato necessario che la Giunta presentasse un maxiemendamento al testo originale della delibera, frutto delle ultime contrattazioni con le aziende e i sindacati. Anzi penultime, visto come sono degenerati i rapporti nel corso di queste caldissime ore.

Mentre Genova sta affrontando la quarta giornata consecutiva di blocco assoluto del trasporto pubblico. Mentre la solidarietà ai lavoratori di Amt si sta estendendo a macchia d’olio in  tutta la città. Mentre la protesta assume sempre più i connotati di un vero e proprio movimento di reazione nazionale, una blindatissima Sala Rossa ha licenziato nella tarda serata di giovedì il documento da cui, a torto o a ragione, è nato tutto il putiferio. Ma che cosa dice nel dettaglio questa delibera?

Se, per quanto riguarda Amiu, il documento approvato non modifica sostanzialmente quanto già presentato dal vicesindaco Bernini qualche settimana fa (qui l’approfondimento), su Aster il testo si addolcisce circa la previsione di ingresso di capitali esterni. Laddove, infatti, si chiedeva all’azienda di valutare l’opportunità di acquisire partner per investimenti specifici su nuovi progetti tecnologici e di sviluppo, il dispositivo viene modificato chiedendo che il nuovo piano industriale, da consegnare entro dicembre 2013, “oltre alla riorganizzazione degli aspetti produttivi, valuti tutte le potenzialità per sviluppare una maggiore efficienza aziendale, a fronte comunque della garanzia dell’efficienza manutentiva”.

Naturalmente, le attenzioni sono particolarmente puntate su Amt. Ed è proprio qui che sono intervenute le modifiche più sostanziose. Nel testo inizialmente predisposto dalla giunta, alla voce dedicata all’Azienda mobilità e trasporti, si parlava di “collegare la definizione degli indirizzi strategici (…) al completamento del processo di valutazione dell’azienda e delle sue prospettive ad opera dell’Advisor”. Un Advisor che sostanzialmente non lasciava molte alternative alla tanto odiata privatizzazione, in piena contraddizione rispetto a quanto andava predicando Marco Doria da giorni. Certo, il sindaco non è mai stato convinto pienamente dell’ipotesi privatizzazione, ma altre logiche politiche sembravano quasi inevitabile far propendere per la strada caldeggiata soprattutto dal Partito democratico.  Il colpo di scena è arrivato nel pomeriggio di mercoledì quando, senza ulteriori indugi, il sindaco assicurava: «Amt resterà pubblica per tutto il 2014».

Come? E la delibera? Ecco, pronto il maxiemendamento. E il capitolo dedicato a Amt viene completamente stravolto; ora la delibera, nel frattempo approvata, chiede all’amministrazione aziendale “un piano finanziario aggiornato che contenga indicazioni sulle proiezioni dei conti della società nel 2014, definendo gli atti necessari per ottimizzare l’uso delle risorse disponibili recuperando margini di efficienza”. Il piano sarà poi utilizzato dal Comune per definire gli indirizzi strategici che dovranno tenere conto del nuovo contesto normativo delineato dalla legge sul trasporto pubblico locale recentemente approvata dalla Regione, con l’ampliamento del bacino di traffico, e delle prospettive di evoluzione nella futura area metropolitana genovese, tenendo presente anche la possibile aggregazione con il servizio attualmente erogato dall’Atp, in situazione economica da fallimento. Così, prendono forma le dichiarazioni fatte alla stampa dallo stesso sindaco a margine delle trattative con i sindacati, messe nero su bianco nella stessa delibera: “L’amministrazione comunale vuole raggiungere l’obiettivo di garantire ad Amt, nel rispetto delle normative di legge, la continuità aziendale e di assicurare all’utenza adeguati standard di servizio attraverso un piano di mobilità comunale che privilegi quella pubblica”.

E sempre a proposito di paventate privatizzazioni, scompare nelle premesse del documento il capoverso che faceva riferimento all’eventuale necessità di “diverse aziende in house di liberarsi dai vincoli di questo assetto per poter concorrere alla gestione in ambiti di livello metropolitano o addirittura regionale” e si trasforma in: “rimane la necessità delle aziende in house di poter concorrere alla gestione in ambiti di livello metropolitano o anche regionale, nel rispetto della legislazione europea”.

Quindi, non è proprio così vero dire che la delibera sulle partecipate non abbia mai parlato di privatizzazioni, neppure parziali.

Di certo, però, non ne parla la versione che è stata approvata.

A proposito, il testo contiene anche importanti disposizioni che non riguardano solo le tre principali partecipate del Comune, ma altre aziende che in questi giorni caotici sono passate sostanzialmente sotto silenzio. In particolare, Bagni Marina e Farmacie Genovesi non vengono più ritenute strategiche dall’amministrazione comunale e ne viene predisposta la cessione nel caso in cui il bilancio economico-patrimoniale non dovesse raggiungere l’equilibrio.  «Per quanto riguarda i Bagni – aveva spiegato il vicesindaco Bernini il mese scorso – il Comune deve vigilare affinché vengano resi accessibili tutti i servizi anche alla fasce più deboli. Ma per fare questo possiamo utilizzare strumenti diversi rispetto a una partecipazione economica in perdita». Diversa la situazione per le Farmacie comunali (8 quelle ancora attive rispetto alle 11 iniziali), nate per coprire buchi del settore privato che attualmente non sussistono più. Grazie alla riorganizzazione che ha portato ad esempio a esternalizzare il costo dei magazzinieri, dai 130/140 mila euro di passivo del 2012 si potrebbe arrivare al pareggio di bilancio per il 2013.

Tra le norme previste dal maxiemendamento, infine, entra in delibera anche un punto interessante che impegna la giunta alla razionalizzazione delle partecipazioni comunali anche attraverso operazioni infragruppo, con la necessaria crescita della capacità di governance da parte del Comune, che deve potenziare le sue capacità di controllo. Azione che potrebbe essere intrapresa anche tramite la realizzazione di un soggetto ad hoc che accentri le partecipazioni dell’Ente e si occupi, tra le altre cose, di “operare in direzione di un superamento degli attuali vincoli che limitano la mobilità interaziendale”.

 

Simone D’Ambrosio


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