Facciamo i "conti in tasca" al Consiglio comunale. Il consiglieri hanno speso 125 mila euro in due anni mezzo sui 190 mila stanziati come rimborso ai vari gruppi (risparmiati 65 mila euro). Se dividiamo per i 40 consiglieri che occupano l'Aula Rossa fanno oltre 3 mila euro a testa
Il Consiglio comunale di Genova è parsimonioso? Da quando si è insediata l’amministrazione Doria, i dieci gruppi consiliari (undici finché l’Idv non è confluita nel gruppo misto) che compongono l’emiciclo di Tursi hanno risparmiato quasi 65 mila dei poco più di 190 mila euro messi a disposizione dalle casse comunali. Si tratta di un più che discreto 34%: vale a dire che oltre un terzo di quanto stanziato è ritornato ogni anno a disposizione del Bilancio complessivo dell’ente.
I dati sono stati riportati ieri pomeriggio dall’assessore al Bilancio Franco Miceli che ha risposto a un’interrogazione immediata sollevata da Paolo Putti. Il capogruppo di M5S cercava di controbattere con i fatti a chi ultimamente aveva accusato il suo movimento di aver sprecato i soldi pubblici (oltre 29 mila euro secondo le stime dell’assessorato) per il duro ostruzionismo alla pratica sulla gronda che aveva portato a 4 giornate di seduta consiliare per discutere il migliaio di documenti presentati tra ordini del giorno ed emendamenti.
«Parlavamo di un’opera che porta 5 milioni di metri cubi di smarino contaminato da amianto – ricorda Putti – e cercavamo di tutelare un territorio con tutti gli strumenti legittimi che ho a disposizione: è assurdo che mi si vengano a fare i conti della serva. A questo punto chiedo anch’io di fare i conti per sapere quanto sono stati i soldi spesi e restituiti in questi anni dai vari gruppi consiliari rispetto al budget in dotazione perché non credo proprio che il M5S possa essere accusato di spreco di denaro pubblico».
I fatti sembrano dare ragione ai 5 consiglieri grillini che, in due anni e mezzo di attività, hanno speso direttamente solo 204,39 dei 22317,18 euro messi a disposizione dalle casse di Tursi, producendo dunque un risparmio superiore ai 22 mila euro (più di 4400 euro per ogni consigliere).
«Fateci arrivare a fine mandato – ha detto ironicamente, ma neanche troppo, Putti – e vedrete che avremo ampiamente coperto i soldi che siamo stati accusati di aver sprecato per l’esercizio di un diritto democratico».
Il gruppo più “spendaccione” è senza dubbio il Pd che, fin qui, ha impiegato oltre 36600 euro (pari al 79,3% dell’intero budget, risparmiando quindi circa 9500) ma si tratta anche della rappresentanza più numerosa con 11 consiglieri, oltre al presidente Guerello. A livello percentuale le uscite maggiori, infatti, sono quelle dei due rappresentati dell’Udc che hanno speso l’88,7% dei poco più di 12100 euro a disposizione. Spendaccioni anche i quattro consiglieri del Pdl, con l’84,2% di risorse consumate, e Antonio Bruno, unico rappresentante di Fds, con l’82%.
Oltre al Movimento 5 Stelle, invece, risultano virtuosi anche i due consiglieri di Sel che hanno speso solo il 45,5% delle dotazioni di Tursi. Nella media si collocano Lega (65%), Lista Musso (66%) e Lista Doria (67%) mentre qualcosa di più ha speso il Gruppo Misto (75,2%).
«I fondi – spiega l’assessore Miceli – vengono attributi ai gruppi consiliari secondo due modalità: 2/7 di tutto il budget a disposizione vengono ripartiti in parti uguali mentre i restanti 5/7 vengono distribuiti a seconda del numero dei consiglieri da cui il gruppo è composto».
Certo, bisognerebbe capire se risparmio significa davvero parsimonia o se, in qualche caso, è piuttosto sinonimo di inerzia. «Per quanto ci riguarda – spiega Putti – molti risparmi si spiegano perché buona parte delle nostre attività è svolta grazie alle preziose collaborazioni degli attivisti e cerchiamo il più possibile di sfruttare la rete e le tecnologie per limitare, ad esempio, gli sprechi cartacei. A me non interessa fare i conti in tasca a nessuno ma l’aspetto fondamentale è che le istituzioni diano un buon servizio e che le risorse non vengano spese impropriamente».
Sebbene non sia certo il Comune l’ente pubblico che fa scandalo per i rimborsi alla politica, è interessante analizzare quali siano i capitoli di spesa ammessi. A fare chiarezza ci pensa il Regolamento del Consiglio comunale, all’articolo 49, in cui sono elencate tutte le possibilità:
“- acquisto libri e pubblicazioni su materie e questioni di interesse degli Enti Locali e abbonamenti a giornali e riviste;
– abbonamenti on line per accesso a servizi informativi di interesse degli enti locali;
– spese di tipografia concernenti attività di carattere politico-istituzionale.
– partecipazione a convegni, sopralluoghi e manifestazioni su materie di interesse degli Enti Locali e relative spese di trasporto e soggiorno entro i limiti previsti dalla normativa.
– attività di rappresentanza secondo i principi generali che delineano la materia;
– organizzazione di convegni e manifestazioni;
– partecipazione alle attività delle associazioni di cui fa parte il Comune;
– spazi radio-televisivi, sul web e su giornali e riviste per attività istituzionale della Presidenza e dei Gruppi consiliari;
– taxi per espletamento mandato entro i limiti fissati dalla normativa;
– abbonamenti alla telefonia mobile ed acquisto schede / ricariche telefoniche per utenze telefoniche, per compiti istituzionali”.
– spese relative ad abbonamenti per posta elettronica on line e servizi informatici e di cloud computing, entro i limiti previsti dalla normativa nazionale e nell’ambito delle linee guida di Ente per l’utilizzo degli strumenti informatici e telematici;
– attrezzature e strumentazione informatica (es. tablet, pennette USB), previa verifica della compatibilità con gli standard aziendali svolta dalla competente Direzione;
– diritti per affissione di manifesti.
– spese postali sostenute a fini istituzionali.
– arredi e complementi di arredo necessari al funzionamento del Gruppo entro i limiti previsti dalla normativa.
– acquisto di ricarica per distributori di acqua là dove non si riesca a garantire la piena potabilità della rete ed una adeguata manutenzione.
– spese minute, non rientranti nei capoversi che precedono, correlate a fornitura di beni di consumo occorrenti per il funzionamento del Gruppo”
E, alla fine, 125 mila euro spesi in due anni mezzo su queste voci e per 40 consiglieri fanno oltre 3 mila euro a testa: neanche così pochi.
Simone D’Ambrosio