I ritardi nei lavori di riqualificazione (chiusura prevista a dicembre 2014, si andrà avanti fino all'estate), i cantieri fermi e la minaccia delle sottostanti falde acquifere. Un quadro non certo idilliaco quello dei parchi Groppallo, Serra e Grimaldi, una delle aree di maggiore pregio di tutta la città
Una non meglio precisata rete di falde acquifere e cisterne sotterranee minaccia i Parchi di Nervi. È la notizia più preoccupante emersa dal sopralluogo che Era Superba ha svolto assieme ai consiglieri delle competenti commissioni comunali, accompagnati dal direttore dei lavori di riqualificazione di uno dei più noti polmoni verdi della nostra città, l’architetto Stefano Ortale, da Riccardo Albericci di Aster e da alcuni rappresentanti dell’associazione “Amici dei Parchi di Nervi” e di Italia Nostra.
Il secondo lotto di lavori che dovrebbe portare a nuovo splendore i parchi Groppallo, Serra e Grimaldi, per un importo aggiudicato di circa 1,4 milioni di euro, si sarebbe dovuto concludere a fine dicembre. Ma il quadro che ci si trova davanti a pochi passi dalla stazione ferroviaria è piuttosto desolante. Il cancello di Parco Groppallo è sbarrato: un cartello spiega che, a causa delle alluvioni, da novembre tutta la zona verde prospiciente Villa Groppallo è chiusa per “consentire l’esecuzione degli interventi di pulizia e ripristino […] sino a quando potranno essere garantite adeguate condizioni di sicurezza per la fruizione”.
«Purtroppo – ammette Ortale – stiamo assistendo a uno schianto generalizzato di pini dovuto in parte all’età delle piante ma anche a una notevole presenza di acqua nel sottosuolo. Il maltempo, insieme con la presenza del pubblico nei parchi contestualmente ai lavori, non ha certo aiutato ad accelerare le opere».
Impossibile al momento prevedere una data di riapertura: si parla genericamente della prossima primavera ma, purtroppo, sembra una previsione eccessivamente ottimistica. Anche perché, oltre le sbarre, i lavori sono fermi (gli unici all’opera sono i 13 cassintegrati di Ilva che svolgono compiti di pulizia di aiuole a altre zone verdi): «L’azienda – spiega l’architetto del Comune – sta lavorando a ritmi ridotti perché siamo in fase di studio di un’eventuale variante al progetto». Una variante che, grazie ai ribassi d’asta, dovrebbe essere prevalentemente rivolta alla cura del verde e alla ripiantumazione degli alberi crollati.
Eppure, lamentano gli Amici dei Parchi, soprattutto nei weekend, la gente scorrazza liberamente in tutti i prati, compresi quelli che dovrebbero essere interdetti al pubblico, sfruttando gli altri ingressi e superando le pressoché inutili barriere lasciate senza presidio. «Capiamo le difficoltà di controllare 9 ettari in maniera efficace – dice Betti Taglioretti degli Amici dei Parchi – e per questo avevamo proposto di affiancare due nostri volontari per collaborare alla guardiania. Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta».
E non è certo questo l’unico problema sollevato dai cittadini che hanno raccolto in un documento consegnato a tutti i consiglieri 9 punti di problemi non affrontati e non risolti nel corso del secondo lotto dei lavori di riqualificazione dei Parchi storici e ulteriori 4 criticità derivanti anche dai lavori del primo lotto.
Si parte dalla situazione allarmante del sottosuolo, con l’innalzamento della falda acquifera, che secondo i cittadini sarebbe stata causata dai lavori di scavo dell’autosilos in via Casotti, e da una mancata sistemazione della regimazione delle acque nonostante il rifacimento dell’asfalto già compiuto. A proposito di asfalto, gli Amici dei Parchi di Nervi e Italia Nostra lamentano (e con un semplice colpo d’occhio si potrebbe anche dire “a ragione”) la scarsa qualità del materiale utilizzato e dei lavori eseguiti: «Si passa da lingue di asfalto nero – dicono i cittadini – a macchie bianche che nulla c’entrano con i colori del territorio e che, soprattutto, si stanno già sgretolando e macchiando con la terra dei prati». La difesa dell’architetto Ortale, accusato da qualche consigliere di essere poco presente sul luogo dei lavori, punta sul rispetto del progetto approvato anche dalla Soprintendenza: «Abbiamo fatto i lavori così come previsto nel progetto esecutivo – dice il responsabile comunale – e il materiale utilizzato è stato scelto apposta perché si sgretolasse, senza deteriorarsi, per simulare un effetto ghiaino».
Al di là del gusto delle coperture scelte per i percorsi pedonali, vi sono altre criticità piuttosto oggettive: ad esempio, la recinzione che separa i parchi dalla ferrovia, rimossa anni fa e di cui la Soprintendenza ha chiesto invano il ripristino; oppure, il futuro dei fatiscenti bagni di Villa Serra e dell’ex campo da tennis oggi utilizzato come area di cantiere ma che potrebbe offrire una meravigliosa vista sul mare. E ancora: le finalità per cui sono state destinate ingenti risorse per ristrutturare le “palestrine” e la casa del console in Villa Grimaldi e la persistenza del deposito dei mezzi di Amiu per tutto il Levante cittadino nonostante le numerose segnalazioni e la proposta di aree alternative già disponibili.
A chiudere il cahier de doléances, l’inspiegabile ritardo dell’approvazione del regolamento d’uso dei Parchi storici da parte del Comune di Genova, un documento prezioso di cui avevamo già parlato la scorsa primavera e che l’assessore Garotta aveva assicurato essere molto vicino all’approvazione. Una bozza, infatti, era già disponibile a giugno 2012 dopo il lavoro della Consulta del Verde: ritoccata dagli uffici di Tursi e riapprovata due anni più tardi dalla Consulta, ha fatto sostanzialmente perdere le sue tracce. Ma dall’assessorato assicurano che l’iter sta procedendo e il regolamento è in esame presso la Segreteria generale per gli ultimi passaggi formali prima dell’approvazione in Giunta e delle discussioni in Commissione e Consiglio comunale.
Non ha, dunque, tutti i torti il capogruppo Pdl Lilli Lauro a tuonare: «Sono dei dilettanti allo sbaraglio. I lavori non sono conclusi e quelli realizzati sono stati fatti male: è necessario che i responsabili paghino anche perché stiamo parlando di 4 milioni di euro (i fondi ex Colombiane destinati alla complessiva riqualificazione dei Parchi di Nervi) di soldi pubblici».
Inutile ribadirlo, sarebbe l’ennesimo suicidio turistico arrivare alle porte della bella stagione con i Parchi di Nervi ancora in questo stato: «Si tratta di un bacino potenziale di 8 milioni di turisti – ricordano gli Amici dei Parchi – grazie anche all’interesse del network “Grandi giardini italiani”. Ma si tratta di un turismo non interessato a venire nei parchi a vedere le partite di calcio improvvisate tra Italia e resto del mondo o gruppi di scout che imparano a piantare le tende o, ancora, percorsi improvvisati di trial o mountain bike. È gente che vuole venire a godersi la pace e la bellezza del verde, a pochi passi dal mare».
Simone D’Ambrosio