Da venerdì 13 a domenica 15 settembre prima edizione della serie di workshop e iniziative al Museo d'arte contemporanea genovese: la nostra intervista agli ideatori Guia Del Favero e Francesco Cardarelli
Venerdì 13 settembre 2013 parte al Museo di Villa Croce di Genova la prima edizione di Free.Q, evento dedicato all’esplorazione delle molteplici forme del suono e che prevede workshop, concerti e tavole rotonde con interventi realizzati per l’occasione da numerosi artisti italiani e non. Abbiamo chiesto a due membri dello staff – Guia Del Favero e Francesco Cardarelli, che insieme formano il duo suite-case – di raccontarci qualcosa in più su questa iniziativa.
Qual è il significato del nome “Free.Q”? Come si è formato il vostro team e quali obiettivi si pone?
Il nome Free.Q è stato dato per gioco da Guido Affini, che ha contribuito al Festival con un testo visibile al museo e che interverrà al free talk di sabato pomeriggio. Abbiamo sempre pensato che rimandi a un’idea di libere frequenze. Alla base dell’organizzazione del Festival non vi è un vero e proprio collettivo, ma un gruppo di persone che suite-case ha contattato proponendo di realizzare assieme questo progetto. suite-case lavora così dalla sua nascita, nel 2005, collaborando di volta in volta in situazioni differenti con diverse persone, ma non si pone mai obiettivi specifici futuri, siamo sempre aperti alle nuove possibilità che incontriamo.
Con quali criteri sono stati selezionati gli artisti partecipanti? Alcune anticipazioni sul programma?
suite-case ha seguito l’intuito nella scelta degli interventi e ha accolto le proposte che man mano sono arrivate, sia dai componenti di Free.Q che dall’esterno. Tra le opere presenti vi saranno proiezioni sonore nella sala solitamente utilizzata per le conferenze di Villa Croce, allestita come un vero e proprio cinema al buio, una performance basata sull’ascolto ispirata alle opere astratte della collezione permanente Cernuschi Ghiringhelli di Villa Croce a cui il pubblico potrà partecipare, live set e ideato per il festival un workshop gratuito per il quale sono già esauriti i 20 posti a disposizione.
Nell’epoca che stiamo vivendo, in cui web 2.0 e social network offrono una comunicazione prevalentemente visiva e testuale, come si collocano il valore dell’ascolto e della comunicazione verbale?
Non esiste un collocazione, tutte le cose coesistono e sono preziose. Il punto di partenza di Free.Q e delle sua programmazione non è quello di porre l’ascolto come antitesi della vista e del testo, piuttosto vivere i momenti della programmazione in una dimensione collettiva d’ascolto. Abbiamo infatti definito la radio, medium scelto come simbolo di questo approccio, come “innesco dell’immaginazione”. Il suo valore è l’essere in grado di veicolare input riuscendo al tempo stesso a suggerirne molti altri.
Com’è nata e come si è sviluppata la collaborazione con Villa Croce? Perché la scelta di questa location?
Da molto tempo come duo artistico realizziamo progetti in diversi luoghi. Per la prima volta, in un momento di grande cambiamento per la gestione rinnovata del Museo di Villa Croce, abbiamo deciso di rapportarci ad un istituzione pubblica, proponendo ad Ilaria Bonacossa il progetto che lo ha accolto e sostento insieme a Francesca Serrati.
Attraverso ProduzioniDalBasso avete ottenuto un finanziamento di 1.500 €. Sulla base della vostra esperienza, ritenete che il crowdfunding sia uno strumento che contribuirà sempre più a sostenere l’impresa culturale?
Il valore di queste piattaforme, ce ne sono moltissime, è evidente: permettere a molte persone attraverso l’acquisto di una quota (10 euro) di divenire produttori del progetto stesso. Le persone hanno la possibilità di visionare l’idea di ciò che deve ancora nascere che ognuno può proporre e scegliere di far crescere, in questo caso il loro stesso museo. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i produttori dal basso che hanno reso possibile Free.Q, così come le istituzioni che ci hanno sostenuto: il Museo di Villa Croce, la Fondazione cultura Palazzo Ducale e alcuni privati come Mobilia Stockhouse e ZI.EL service.
Si sente ancora dire che la nostra città offre poco per chi vuole mettere in campo idee innovative che producano valore e lavoro. Qual è la vostra opinione in merito? Secondo voi si può fare cultura a Genova?
Fare cultura? Gli esseri umani sono cultura.
A evento concluso, quali sono i progetti futuri del gruppo?
Un insieme di persone è come un organismo e come tale si sviluppa: è difficile prevederne gli esiti a lungo termine. Sicuramente – dato l’interesse suscitato dal progetto – c’è l’intenzione di renderlo un appuntamento fisso, anche perché la riflessione sul suono e sull’ascolto è un argomento talmente ricco e in continuo sviluppo che gli spunti per nuove edizioni non mancheranno.
Marta Traverso