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Federico Gasperi, il “metallaro dolce” con in mano la musica di Genova, e non solo

La "contraddizione" del metallaro in persona: musica estrema ed estrema dolcezza. L'obiettivo di Veronica Onofri ritrae Federico Gasperi, astro nascente (ma già affermatissimo) del music business genovese, e non solo


18 febbraio 2017Rubriche > Con quella faccia un po' così…
Fede_final

©Veronica Onofri

Federico Gasperi

Federico Gasperi, general manager di Nadir Music, società che opera in ambito musicale in svariati settori di attività: recording & mastering studio, discografia, Artist management e music publishing. Ha lavorato con decine di importanti artisti nazionali e stranieri: tra gli altri Elio e le Storie Tese, Antonella Ruggiero e Mario Biondi. Gestisce il management e l’attività live di alcune note formazioni italiane: Sadist, GnuQuartet, i Tuamadre, nonché il Trio Bobo (Faso, Christian Meyer, Alessio Menconi) e La Drummeria (Ellade Bandini, Walter Calloni, Christian Meyer, Maxx Furian, Paolo Pellegatti). Ha prodotto svariati dischi incluso, di recente, il nuovo singolo di Francesco Baccini, attualmente in programmazione sui principali network radiofonici italiani.

Federico è un ragazzo decisamente solare e simpatico, ma come ogni amante della musica metal ha una parte dentro di sé più dura e decisa, come una strana “contraddizione”: musica estrema ed estrema dolcezza. Mentre scattavo è venuto fuori il suo lato “metallaro”, ma con grande ironia

Quando eri un bambino quali erano i tuoi sogni “da grande”? e quanti ne hai conquistati cammin facendo?
«Da bambino volevo fare il veterinario, che è pur sempre una valida alternativa ai classici evergreen astronauta/pompiere. Dopodichè, come molti, sulla mia personale “Via di Damasco” sono rimasto letteralmente folgorato dalla Musica, e non solo da quella suonata (per fortuna del mondo…) ma anche da quella lavorata, organizzata  e gestita».

Cosa ami e cosa odi di Genova?
«Parto dal fondo: odio la diffidenza aprioristica, la lentezza nel fare e nel decidere che sfocia spesso nell’immobilismo tout court, la mancanza di audacia e la paura del rischio. Odio il “maniman” e il divano moschicida che incolla ed inghiotte chiunque, a casa, ci si sieda sopra dopo le 20:00. Tutto il resto lo amo alla follia».

Se non vivessi a Genova dove saresti e a fare cosa?
«In Italia credo necessariamente a Milano, per mere esigenze professionali e perché è una città in cui ho vissuto e che mi ha dato molto. All’estero probabilmente in Inghilterra. Si lo so… Fossi figo (cit.) avrei dovuto rispondere “a pescare su un atollo in Polinesia o in Papua Nuova Guinea”, ma per fortuna non lo sono».

Esiste un luogo comune sulla “Superba” che ritieni falso?
«Vorrei provare a sfatarne tre in un colpo solo: il primo riguarda la mai troppa citata avarizia, che personalmente non ho mai avuto modo di constatare davvero tra le mie cerchie di amici e conoscenti. Il secondo è quello secondo il quale suppostamente noi genovesi ci nutriremmo di pasta al pesto o di cappuccino e focaccia quasi a titolo esclusivo. Non è assolutamente vero: io ad esempio amo molto anche i gianchetti. Il terzo è quello che ci vedrebbe ombrosi, imbronciati e schivi: dissento su tutta la linea… Pensate ad esempio a Paoli, De Andrè o Tenco: non vi sale già un mezzo sorriso?».

Se una persona per te molto importante venisse a trovarti per la prima volta a Genova dove la porteresti?
Ho decine di luoghi (anche tralasciando Caruggi, Spianata e Lanterna) e di grandi ristoranti in mente. Ne cito uno al volo: La Locanda degli Adorno, in pieno centro storico. Un mix di ottima cucina ed impegno sociale. Top e consigliatissimo.

Tu lavori nell’ambito della musica e dello spettacolo, come ti sembra Genova da questo punto di vista?
«Alcuni blasonati decani dello show biz ed alcune nuove leve (nonchè amici) più che promettenti. Molte belle idee ma di contro ahimè pochi luoghi fisici per esprimerle davvero nella pratica e per sperimentarle concretamente sul campo. Penso ad esempio all’atavica mancanza di spazi adeguati per la musica live di qualità che fa però spesso il paio (va detto per onestà intellettuale) con l’altrettanto atavica e proverbiale pigrizia di molta parte del Pubblico cittadino che tende a muoversi in blocco solo per i grandi happening “patinati” e per le star da classifica trascurando invece gli eventi non prettamente mainstream ma spesso molto più stimolanti e interessanti artisticamente».

Veronica Onofri

 

 


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L’autrice | Veronica Onofri

Nata in provincia di Arezzo vive a Genova da quando aveva un anno e da allora non l'ha più abbandonata, se non per un anno di Erasmus in Spagna. Da sempre appassionata di fotografia scopre però tardi il suo interesse per il fotogiornalismo e la fotografia documentaria. Frequenta diversi workshop in tutto il mondo con i più grandi fotografi di reportage e si dedica ad alcuni progetti fotografici su Genova, alcuni dei quali sono stati pubblicati su riviste e blog italiane. Da qualche anno si è specializzata nella fotografia di reportage di matrimonio.
www.veronicaonofri.com

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