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Rifiuti, in arrivo aumento Tari tra il 4% e 6% per colpa della riduzione da 10 a 30 anni del piano di rientro

A seguito dell'accordo per l'ingresso di Iren, accorciato il piano di rientro da 30 a 10 anni, con conseguente rincaro delle bollette dei genovesi. Le risposte della giunta e le critiche delle associazioni


11 Gennaio 2017Notizie > Rifiuti

ScarpinoPotrebbe aumentare tra il 4% e il 6% la Tari, la tariffa dei rifiuti per i genovesi nel 2017. Lo afferma l’assessore comunale al Bilancio, Francesco Miceli, questa mattina nel corso di una Commissione comunale dedicata all’esame delle linee guida per la trattativa della privatizzazione di Amiu in vista dell’ingresso di Iren, la cui delibera dovrebbe approdare in Consiglio comunale tra due martedì. «Impossibile al momento essere più precisi – spiega Miceli, come riportato dall’agenzia Dire – perché i conti devono essere ancora fatti. Ci incontreremo con le categorie come ogni anno per arrivare a soluzioni più o meno condivise per la ripartizione della tariffa tra utenze domestiche e non domestiche».

Le cause

La causa principale dell’aumento Tari è dovuta alla diminuzione, prevista dalla delibera, da 30 a 10 anni dei tempi di ammortamento per la copertura dei costi in seguito alla chiusura della discarica di Scarpino, alla sua messa in sicurezza e al trasporto dei rifiuti fuori regione da fine 2014. Una cifra che inizialmente era stata valutata in 130 milioni di euro ma dovrà essere rivista alla luce dei 28 milioni di costi per il 2016 inizialmente non previsti, dell’aumento dei costi per la realizzazione dell’impianto di trattamento del percolato della discarica di Scarpino e della diminuzione dei costi per la realizzazione di Scarpino 3 che, in parte, sorgerà sopra la vecchia discarica di Scarpino 2. Fatte salve queste due ultime variazioni, le spese per il trasporto dei rifiuti fuori Liguria ammontano a 28 milioni di euro per il 2015 e altrettanti per il 2016 (per i due mesi di chiusura del 2014, i 7 milioni di costi erano già rientrati nella bolletta del 2015) e devono essere interamente coperti per legge dal gettito della tariffa sui rifiuti. A ciò si aggiungono gli 85 milioni di euro inizialmente stimati per la messa in sicurezza di Scarpino 1 e 2 e la gestione post mortem delle due discariche. «L’aumento era già sicuro anche con il piano di rientro in 30 anni – spiega Ilaria Mussini, Ascom Confcommercio, ricevuta questa mattina in Commissione – ma se la spalmatura si concentra in un terzo del tempo, rischiamo il disastro».

Ascoltati in Commissione tutti i rappresentanti del tavolo della piccola e media impresa (Ascom, Confartigianato, Cna, Coldiretti, Confesercenti e Confindustria) che hanno consegnato un documento in cui vengono elencate tutte le criticità in vista della privatizzazione di Amiu. Tra queste, le principali riguardano: la governance della nuova Amiu con il rischio di perdita di controllo da parte del socio pubblico che non sarebbe più di maggioranza; le incertezze sulla proroga del contratto di servizio in scadenza nel 2020; la non aderenza del piano industriale ottimizzato proposto da Iren con il piano industriale di Amiu approvato dal Consiglio comunale e il progetto di raccolta differenziata proposto dal Conai.

Le risposte della Giunta

«La trattativa con Iren ci impone di rivedere il piano di rientro – spiega Miceli in Sala Rossa – non possiamo rateizzare la cifra in un periodo superiore alla durata del contratto di servizio di Amiu, la cui proroga potrà essere chiesta per legge solo al termine del processo di aggregazione con Iren. Anche perché rischieremmo di introdurre un elemento discorsivo nella trattativa e potremmo venire accusati di aver svenduto o sovrastimato Amiu». Viene da chiedersi come mai questo ragionamento non fosse stato fatto prima della decisione della rateizzazione in 30 anni. Per quanto riguarda il problema della governance e della possibile perdite di potere da parte del Comune che entro la fine dell’anno dovrebbe diventare socio di minoranza di Amiu, Miceli sostiene che «ci sono società che vengono controllate anche solo con il 20-30% delle capitale sociale, non è determinante che il Comune sia socio di maggioranza. Già adesso sono previste materie per cui è necessaria una maggioranza qualificata nelle votazioni del Consiglio di amministrazione, per cui i membri espressi dal Come saranno decisivi. Si tratta di 12 materie che determinano la strategia industriale, societaria, operazioni straordinarie…insomma, tutto quello che rappresenta la sostanza delle strategie di un’azienda».

Sulle incongruenze del piano industriale ottimizzato, infine, è l’assessore all’Ambiente Italo Porcile che prova ad abbozzare una risposta non del tutto convincente: «Quella di Iren – afferma – è una bozza di discussione per provare a costruire un eventuale nuovo piano industriale che, in ogni caso, dovrebbe essere votato dal Consiglio comunale, organo sovrano sulle scelte della gestione del ciclo dei rifiuti. Al momento esiste un piano industriale di Amiu approvato da questo Consiglio, un piano per la raccolta differenziata sviluppato dal Conai in seguito a un protocollo con Amiu e Comune di Genova, azioni concrete messe in campo per realizzare entrambi i documenti e la necessità di sviluppare un piano industriale ottimizzato con il partner industriale della futura azienda che, comunque, non stravolge per il momento e con la delibera che stiamo discutendo quanto già deciso dal Consiglio comunale».


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