Con i soldi della legge Bray-Franceschini si riaprono le speranze per il Carlo Felice, ma la situazione resta critica: c'è tempo fino al 2018 per azzerare il disavanzo. E la giunta Doria punta sulla riorganizzazione del lavoro
Boccata d’ossigeno per il Carlo Felice: i 13 milioni previsti dalla legge Bray, successivamente modificata dalla legge Franceschini, sono pronti, e dopo un passaggio formale della Corte dei Conti, a breve saranno trasferiti. Una piccola buona notizia che potrebbe contribuire ad una inversione di tendenza per rientrare del debito e quindi evitare il fallimento del teatro lirico genovese.
La situazione, però, rimane critica. Ad oggi, infatti, i debiti ammontano a 35 milioni di euro, di cui 8 con l’Inps e 11 nei confronti dell’erario, secondo quanto dichiarato in Sala Rossa dal sindaco Marco Doria, in risposta ad una interrogazione. Numeri che rispetto ai 38 milioni del 2015 sarebbero leggermente in contrazione. I bilanci del teatro, però, sono strutturalmente in disavanzo: «Quando è iniziato questo ciclo amministrativo – ricorda Doria durante la seduta del Consiglio comunale – le perdite erano di circa 4 milioni all’anno. Oggi la forchetta è diminuita arrivando a circa 2,5 milioni, che dobbiamo azzerare entro il 2018, come previsto dall’aggiornamento della legge».
Un dato che però tiene conto dei finanziamenti straordinari fatti da Comune di Genova e Regione Liguria, rispettivamente di 2,7 e 1 milione di euro. Nell’ultimo bilancio ad oggi pubblicato, quello del 2015, infatti, il disavanzo di esercizio ammonta a 6,8 milioni. Risanare i conti, sarà quindi un’operazione tutt’altro che semplice, visto che, secondo la giunta, per la congiuntura economica particolarmente depressa, è troppo rischioso puntare su ricavi e sponsor. «A inizio mandato abbiamo provato a rinnovare i contratti di solidarietà dei lavoratori del Carlo Felice, senza però riuscire a portare a termine la trattativa – continua Doria – oggi però le scadenze sono pressanti e dobbiamo lavorare con i sindacati sulla riorganizzazione del lavoro, per contenere i costi». Nel 2016, la Regione Liguria ha trasferito al Carlo Felice il Teatro della Gioventù, mentre il Comune di Genova gli ha ceduto i locali di De Ferrari prima utilizzati dal Diurno «segno di uno sforzo coordinato per salvare il teatro – ha concluso il primo cittadino – aumentandone il valore patrimoniale».
Sempre nel bilancio del 2015, i costi di produzione sono arrivati a superare i 24 milioni, contro i 17,4 milioni di ricavi generati, e con un costo lordo del personale di 16 milioni. Il finanziamento in arrivo da Roma, un prestito di lungo periodo con un tasso di interesse minimo, permetterà di saldare alcuni debiti e di aprire trattative per ridurre il dovuto in cambio di una liquidazione rapida.
La situazione del Carlo Felice, quindi, è decisamente delicata: la lenta e lunga agonia del teatro lirico genovese sembra non avere fine, e ancora una volta è necessario mettersi intorno a un tavolo e concordare le prossime mosse per salvare il salvabile ed evitare che il sipario si chiuda per sempre.
Nicola Giordanella