Tre storie di “nuove famiglie”, tre storie di affidi e adozioni felici e portati a termine con successo. Ma ci sono anche i fallimenti, di cui però nessuno vuole parlare perché certi passi indietro, certi insuccessi fanno molto più male di altri
Prima tutti ti vogliono raccontare, presentare, far conoscere. Poi è più difficile. Per raccogliere queste testimonianze su affidi e adozioni non siamo volutamente passati attraverso le organizzazioni e le associazioni che di questo si occupano proprio per timore di ascoltare solo belle storie. Abbiamo invece raccolto comunque solo quelle perché parlare dei successi è molto più facile che raccontare i fallimenti. Di questi, sono mancati gli interlocutori perché certi insuccessi fanno molto più male di altri.
Così, abbiamo perso i racconti di chi, nel corso di un’adozione internazionale, si è sentito talmente solo da aver concretamente paura di non farcela, di dover lasciare il proprio bimbo lì dove era stato chiamato a conoscerlo. Non abbiamo potuto parlare di come si arrivi a riportare indietro un bambino, disperati e con la sensazione di essere intimamente falliti come individui, né di come ci si possa trovare, a vent’anni da un’adozione “felicemente” arrivata, costretti ad ammettere che averla testardamente proseguita sia stato rovinoso per la vita di tutta la famiglia.
Nessuno ne ha voluto parlare davvero. Eppure è un dramma che capita e coinvolge tutti, i servizi sociali che non hanno capito, i genitori che non si sono resi conto dei propri limiti, le organizzazioni di appoggio a volte distratte da altri obiettivi.
Noi vi raccontiamo invece tre storie felici, come nella maggioranza capita che siano, e come quasi sempre avviene, se tutti sono onesti rispetto alle proprie capacità, possibilità, limiti.
Leggetele con noi:
> Il racconto di Paolo e della sua adozione internazionale
> Il racconto di Francesca e del suo affido di appoggio
> La storia di Elisabetta e del suo affido familiare
Bruna Taravello