Da oltre un mese la gestione dell’area è in “cerca d’autore”, con tutti i disagi del caso. Dopo una fase sperimentale di affidamento alla cooperativa che gestisce la Casa di Colombo, oggi è caos. E l’amministrazione non risponde
Un mese e mezzo fa, su queste pagine, avevamo denunciato l’assurdo caso della chiusura di uno degli angoli più caratteristici del nostro centro, storico, verde e, soprattutto, pubblico: il chiostro di Sant’Andrea, unico spazio dell’area capace di garantire un po’ di frescura per gli abitanti, i lavoratori e i turisti. La vertenza sul sito è ancora in alto mare, più confusa che mai. L’amministrazione pubblica non è stata in grado di darci una risposta definitiva.
Oggi lo spazio è praticamente chiuso, tranne qualche inspiegata apertura, segnalataci da qualche rassegnato lettore. L’assessore alla Cultura del Comune di Genova, Carla Sibilla, sulla questione ha espresso preoccupazione, riferendoci che al lavoro c’è la Direzione Musei e Biblioteche del Comune. Dopo la nostra denuncia a seguito della chiusura durante i Rolli Days, è stata portata avanti una fase sperimentale di una quindicina di giorni, che ha permesso l’apertura dello spazio durante i tanti ponti legati alle festività del 25 aprile e del 1 maggio, forse per evitare una nuova “figuraccia”. Nei fatti, però, dal 2 maggio il chiostro è figlio di nessuno.
Abbiamo provato a contattare direttamente i dirigenti d’area, dai quali non abbiamo ottenuto alcuna risposta, nonostante diversi tentativi. Ci siamo rivolti quindi agli uffici del Municipio Centro Est («Chiostro di Sant’Andrea? Dove rimane?», ndr) e al Museo di Sant’Agostino che ha competenza sul bene, insieme a Casa di Colombo e Porta Soprana. Nessuna risposta.
L’unico a risponderci è stato Emiliano Bottacco, responsabile di Coop Culture, la cooperativa che ha in concessione la gestione di Casa di Colombo e Porta Soprana: «Dopo il periodo di sperimentazione – ci ha confermato – non abbiamo avuto più nessuna indicazione da parte dell’amministrazione. Oggi siamo in proroga tecnica sui servizi attivati, ma non sappiamo nulla per l’area adiacente alla Casa di Colombo, su cui abbiamo “diritto di passaggio” per accedere alla struttura».
Nei fatti, quindi, l’area è chiusa, e nessuno sa per quanto. Uno spazio pubblico, fruito quotidianamente da genovesi e turisti, oggi non appartiene più a nessuno. Dove sta il degrado? Oltre il danno, la beffa: con l’arrivo della cancellata, è diventato inaccessibile anche il muretto, sui cui oggi è impossibile sedersi, per godere dell’ombra degli ulivi e rilassarsi al cospetto di uno degli scorci urbani più pregiati che Genova può offrire. Offrire a chi? Ai turisti? Ma chi li vuole…
Nicola Giordanella