A Genova le loro tende sono state danneggiate, adesso i ragazzi che combattono per un pugno di sogni sono diretti a Roma
Vengono da lontano le tende che ospitano gli “indignati” di Piazza De Ferrari, poche, opache nei loro colori sbiaditi, quasi stonate nel brulichio di passanti frettolosi, davanti alle quali stazionano inquilini anch’essi dismessi come le loro insolite case, ma determinati nel loro faticoso intento : portare il loro messaggio di protesta lungo le vie dell’intera Europa.
Non vogliono, infatti, essere confusi con quel popolo di manifestanti che occupano le più importanti piazze mondiali e di cui condividono gli ideali; sono un ‘popolo in marcia’, lungo un percorso di 6000 km, circa 25 km ogni giorno, tutti rigorosamente a piedi.
La loro scelta ha qualcosa di eroico, di mistico, assimilabile ad un lungo pellegrinaggio sacrificale che, partito da Madrid, ha l’obiettivo di raggiungere Atene, passando per Parigi, Bruxelles, Berlino, Roma. In queste tappe di avvicinamento sono approdati a Genova, un passaggio rapido, destinato ad esaurirsi in una sola notte ma sono ancora lì, forse stregati dal sole quasi primaverile della nostra bella città.
L’accoglienza non è stata delle migliori considerato che, come denunciato da questi raminghi idealisti, alcune delle tende sono state danneggiate da un’incursione operata da tre teppisti.
Indipendentemente dalla condivisione o meno delle loro idee, viviamo in un mondo ben misero se si arriva a colpire chi, palesemente, ha meno di niente se non un pugno di sogni.
Sogni che rientrano nel contesto internazionale del movimento che si oppone al potere del sistema capitalistico e all’ingordigia del sistema economico, con una richiesta molto semplice ma che risulta utopica in una società soggiogata dal dio denaro: “il debito pubblico non deve ricadere sui cittadini incolpevoli bensì sulle banche e le aziende che lo hanno provocato con spericolate manovre finanziarie”.
Un movimento di indignazione, nato per le evidenti sperequazioni sociali le cui immediate ricadute si fanno sentire, soprattutto, sui giovani a cui spetta il primato della disoccupazione. Gli stessi giovani che da Madrid hanno saputo infiammare tutta l’Europa con una vampata ideale che, superato l’oceano, è approdata al quartiere generale di Occupy Wall Street.
Il popolo in marcia riprenderà presto il suo cammino alla volta di Roma dove intende allestire una grande agorà, antica piazza greca, situata nel centro urbano, simbolo che contraddistingueva una città democratica, in cui chiamare a raccolta tutti gli attivisti che attualmente operano nelle più disparatele parti del mondo.
L’ultima tappa è prevista, per fine aprile, ad Atene, città in cui” l’assenza di democrazia è più forte”, come sostengono i protagonisti di questo viaggio ma dove, temo, li aspettino le indifferenti orecchie di chi non ha alcuna intenzione di sentire.
Adriana Morando