Agitazione considerata "illegittima" perchè la trattativa è in corso, ma dai lavoratori nessun passo indietro. Giunta tenta mediazione con nuove modifiche alla delibera in votazione martedì prossimo
La proclamazione dello sciopero dei lavoratori Amiu per martedì 31 gennaio, giorno in cui è prevista la votazione nel Consiglio comunale di Genova della delibera con contiene gli indirizzi per la trattativa con Iren ambiente in vista della privatizzazione di Amiu, non è legittima. A dirlo è la prefettura di Genova che spiega come la comunicazione dello stato di agitazione dello scorso 19 gennaio sia avvenuta con un percorso di confronto ancora in atto tra Comune, Amiu e sindacati. Pertanto, «si ritiene opportuno convocare la richiesta di procedura di raffreddamento all’esito del citato percorso», che prosegue oggi stesso con un nuovo incontro tra le parti.
La prefettura, inoltre, evidenzia che il 20 gennaio i sindacati hanno firmato un verbale di incontro «al fine di individuare i punti di accordo nello stato di avanzamento della trattativa che, pur avendo prodotto utili avanzamenti, riprenderà il 25 gennaio ore 17 con l’obiettivo condiviso di esperire ogni utile tentativo per produrre un accordo complessivo». Documento che, di fatto, pre-configura un accordo tra le parti e la conseguente impossibilità di proclamare lo sciopero, che potrebbe comunque essere scongiurato da un positivo esito del confronto con il Comune e Amiu. Tra i sindacati al momento sembra prevalere la posizione che considera un “cavillo formale” il rilievo della prefettura, nel contesto in cui i lavoratori, all’interno delle assemblea svolte negli ultimi giorni, stanno votando un documento che chiede il rispetto letterale dell’accordo del luglio scorso.
Il Comune di Genova tenta la mediazione con il Consiglio comunale per ottenere i voti sulla delibera che dà il là alla trattativa con Iren ambiente per l’ingresso nel capitale sociale di Amiu, la partecipata di Palazzo Tursi che si occupa del ciclo dei rifiuti, e inizia in Commissione l’illustrazione di una serie di emendamenti di giunta che verranno approfonditi domani e discussi e votati martedì prossimo. «Non sono ancora modifiche definitive – precisa l’assessore al Bilancio, Francesco Miceli, come riportato dall’agenzia Dire– perché sono in corso gli ultimi confronti e aggiustamenti». Tra gli elementi più significativi e, in parte, già ampiamente annunciati, è previsto lo stralcio del piano industriale ottimizzato sostituito con una serie di linee guida pensate dal consigliere di Lista Doria, Enrico Pignone, che ha anche la delega all’ambiente in Città metropolitana. Seconda modifica interessante, la possibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti sì al di fuori dell’area metropolitana genovese ma all’interno della regione Liguria (e non anche al di fuori di essa, come nel testo originale della delibera) «nel rispetto dei vincoli discendenti dal Piano metropolitano, dal Piano d’ambito, dal Piano regionale di gestione dei rifiuti e dalla normativa regionale e statale». Sembrerebbe, dunque, scongiurato il trasporto dei rifiuti residui post trattamento all’inceneritore del Gerbido, a Torino, o ad altri impianti di trattamento a caldo, terminata questa fase di emergenza a causa della chiusura della discarica di Scarpino.
L’amministrazione esplicita anche che la sede legale della nuova società dovrà essere mantenuta a Genova, che dovranno essere mantenuti gli attuali livelli occupazionali, i relativi contratti collettivi nazionali vigenti, e che Amiu e Iren si impegnano alla regolarizzazione dei 31 precari. Tra gli emendamenti proposti dalla giunta, anche l’assegnazione al presidente della nuova Amiu di un potere di supervisione e controllo dell’esecuzione del contratto di servizio e degli standard dei livelli di qualità. Infine, secondo quanto affermato dall’assessore Miceli, il Comune non si «preclude la via per rivedere il piano tariffario in funzione migliorativa dei genovesi»; resta però in delibera la modifica del piano di rientro da 30 a 10 anni degli extracosti in seguito alla chiusura della discarica di Scarpino.
Complicato al momento fare previsioni sull’esito del voto a causa delle molteplici varianti: dato per scontato l’appoggio del Pd e i no del Movimento 5 Stelle e della lista Musso, come si comporteranno i quattro consiglieri del Pdl e i tre di Percorso comune? Come si divideranno i sette consiglieri di Rete a sinistra, tra le intenzioni di appoggio alla giunta del capogruppo Enrico Pignone e l’appello di Federazione della sinistra a bocciare la delibera?