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Voltri – Pra’, il cambio di nome dell’uscita autostradale è una cosa seria. La storia dell’ascesa politica del quartiere

Il cambio di denominazione del casello (e del porto) è una spia dell’influenza conquistata da Pra’ negli scorsi anni? Sì, ma non solo


17 Luglio 2017Notizie

casello Pra'Lo scorso giugno, l’uscita dell’autostrada Genova Voltri ha cambiato nome, diventando l’uscita di Genova Pra’. Il cambiamento ha diviso l’opinione pubblica dei due campanili ponentini, tra chi ritiene che il nuovo nome rifletta più fedelmente l’effettiva collocazione del casello e chi invece pensa si sia trattata di una mossa per ingraziarsi la popolazione praina, per lo più in periodo elettorale. In genere, lo schieramento dipende dal campanile di riferimento. C’è poi un terzo partito, trasversale. Quello di chi minimizza, di chi pensa che ci siano cose ben più importanti a cui pensare e che, in fondo, si tratti solo di nomi. Dopotutto, si può essere d’accordo con la prima di queste affermazioni. Qui a Era Superba, però, forse complice il caldo implacabile di mezz’estate, vogliamo per una volta riflettere su qualcosa di meno serio del solito e affrontare l’argomento. Iniziamo smentendo il secondo assunto dei “minimizzatori”: non si tratta mai solo di nomi. La toponomastica di una città, di qualsiasi città, riflette l’atmosfera culturale di un determinato momento storico e in caso di contese (come è stata quella per il casello di Vol Pra’), vede imporsi la fazione con maggior influenza geopolitica. I nomi di vie, piazze e di intere città, come la storia, li fanno i vincitori.

La forza dei nomi

Il passato ci offre numerosi esempi al riguardo. Tra i casi più noti, quello delle città russe di Volgograd e San Pietroburgo, rispettivamente Stalingrado (fino al 1961) e Leningrado per l’intera epoca sovietica. Senza uscire dai confini nazionali, vie e strade del Belpaese conobbero un riaggiornamento generale alla fine della seconda guerra mondiale, quando vennero sostituiti i nomi troppo “compromessi” con il regime fascista. Inutile dire che, a sua volta, Mussolini aveva usato la toponomastica a fini propagandistici. Nella capitale, per esempio, diverse furono le parti di città intitolate a elementi di spicco del regime (viale Michele Bianchi, viale Italo Balbo, viale Alfredo Rocco), alle sue presunte gloriose gesta o a elementi ricorrenti della sua simbologia. L’attuale piazza San Marco, per dirne una, era il Foro dell’Impero Fascista, mentre poco lontano si poteva passeggiare per il Clivo dell’Ara Littoria e diverse strade vennero dedicate ai Martiri del Fascismo. Non si pensi, però, che l’uso simbolico della toponomastica sia prerogativa del passato o dei regimi dittatoriali. In tempi recentissimi anche Matteo Renzi, da sindaco di Firenze, per accreditarsi come innovatore radicale propose di rottamare le vie del capoluogo toscano con nomi vetusti come via Tripoli (in memoria dell’Italia coloniale) o corso Unione Sovietica, ma poi non se ne fece nulla.

Per non parlare della nostra Genova: l’attuale piazza Matteotti, per esempio, dopo essere stata dedicata al re d’Italia Umberto I, divenne per un anno piazza Ettore Muti, per volontà del governo della Repubblica di Salò che volle in questo modo “onorare” il segretario del Pnf scomparso nel 1943. Finita la guerra di Liberazione, la piazza fu dedicata al deputato socialista ucciso dai fascisti. Una sorte simile ebbe via Brigate Partigiane, nate in origine come Via Camicie Nere, e li sorgeva il quartier generale della SS a Genova. Anche corso Aldo Gastaldi in origine aveva un altro nome, cioè corso Giulio Cesare: la scelta di dedicare la strada a guerra finita al Primo Partigiano d’Italia fu motivata dal fatto che proprio li, e più precisamente alla Casa dello Studente, molti furono i partigiani torturati e uccisi durante la Resistenza.

L’ascesa di Pra’?

Alla fine di questo breve tour storico speriamo vi siate convinti del fatto che non si tratta mai solo di nomi. Ogni singola via, ogni ponte e talvolta anche ogni casello autostradale ha un significato preciso. Che a volte trascende la realtà geografica. Chiedere per informazioni agli abitanti di Quinto, che nel loro quartiere hanno un’uscita autostradale che si chiama Genova Nervi. O a quelli di Pra’, che fino a poco più di un mese fa ne avevano una chiamata Genova Voltri. Come interpretare dunque il cambio di nome? Pra’ ha davvero superato Voltri in un’ipotetica gerarchia dei quartieri genovesi? Per rispondere a questa domanda può essere utile fare un passo indietro.

Questa zona della città si distingue storicamente per un buon attivismo della cittadinanza. Le proteste contro gli allargamenti e i disagi causati dal porto, o quelle contro la Gronda di Ponente hanno fatto da brodo di coltura per un gran numero di associazioni e comitati, in cui hanno mosso i primi passi alcuni dei politici che oggi siedono in consiglio municipale. Se questo attivismo accomuna il territorio di Voltri a quello di Pra’, in quest’ultimo esso ha assunto una connotazione ultralocale ancora più marcata. I cittadini praesi si sono sentiti spesso come i più svantaggiati tra gli svantaggiati, quelli che più di tutti subivano i disagi del porto o quelli (soprattutto nella zona di Palmaro) dovuti ai rumori dell’autostrada. Il fatto che né porto né autostrada portassero il nome del quartiere suonava come la proverbiale beffa oltre il danno. Per questo, tra le tante battaglie degli ultimi anni, ha trovato posto anche quella per il cambio di nome dell’uscita autostradale e del porto, entrambe oggi vinte.

L’associazionismo praese ha mostrato negli anni di saper far valere le proprie istanze, con atteggiamento battagliero e pragmatico al tempo stesso, capace di collaborazione con le istituzioni pubbliche. L’esempio più noto è quello della Fondazione Primavera, che è dietro praticamente ogni iniziativa che ha luogo sul territorio, ha un proprio giornale online (si chiama Suprattutto) e negli anni ha saputo maturare un rapporto privilegiato con le istituzioni, in quanto prima rappresentante delle istanze dei cittadini. Lo scorso 20 maggio la Fondazione Primavera organizzò un incontro tra i candidati alla carica di presidente di Municipio. A un certo punto il presidente Guido Barbazza pronunciò una frase che la dice lunga: «Abbiamo deciso di non avere un nostro candidato – disse – anche se avremmo potuto». Una frase che forse rivela un pizzico di “spacconeria”, ma che è spia interessante della percezione di sé della Fondazione. E, forse, per esteso, del quartiere. Non più periferia nella periferia, ma comunità che a volte riesce a farsi valere. Pra’, d’altronde, è stata ed è protagonista di uno degli interventi urbanistici più significativi degli ultimi anni (il P.o.r. i cui lavori, nonostante i ritardi, sono avviati a conclusione) e ora un praese doc. ha conquistato la presidenza del Municipio 7 Ponente. Sono vittorie simboliche, certo. Il porto fa ancora sentire forte e chiara la propria presenza e l’autostrada ancora toglie al sonno ai cittadini che, privi di qualsiasi barriera acustica a separarli da essa, hanno la sfortuna di abitarle vicino. Un presidente di Municipio praese, inoltre, non vuol dire che il quartiere di Pra’ riceverà un’attenzione particolare, e nemmeno dovrebbe essere così. Ma anche le vittorie simboliche contano.

Luca Lottero


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2 commenti su “Voltri – Pra’, il cambio di nome dell’uscita autostradale è una cosa seria. La storia dell’ascesa politica del quartiere”

  1. Giorgio Strada 23 Luglio 2017 at 12:17

    Visto che non si tratta solo di nomi: precisiamo che il casello di Nervi NON è a Quinto, è a Quarto!!!

    Rispondere ↓
  2. giuliano boffardi 21 Luglio 2017 at 19:06

    La dicitura sbagliata di Voltri anzichè Prà fu dovuta a “ragioni strategiche” ( da noi contestate) in quanto, per la direzione delle Autostrade, valeva il progetto di realizzare un grande bacino portuale a Voltri fino a Crevari, con un approdo petrolifero per la previsione di grandi cisterne sui Piani di Prà e l’oleodotto per la Germania. In seguito, grazie anche alle battaglie del quartiere, il progetto portuale è stato ridimensionato e i depositi petroliferi, per cui l’ENI aveva acquisito i terreni, non si fecero più. Così del “grande porto di Voltri”, la cui progettazione era iniziata ai primi del ‘900…è rimasto quello costruito davanti a Prà e Palmaro. L’eliminazione dei petroli, la modifica del PRG del porto che avrebbe coinvolto gran parte dell’abitato e la previsione della fascia di rispetto e del canale furono risultati positivi della lotta del quartiere.

    Rispondere ↓

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