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Stories We Dance, non solo festival. Il 29 giugno tavola rotonda sulla videodanza

Altri cinque film dal concorso di “Stories We Dance”, il contest di videodanza a cura di Augenblick nell'ambito di FuoriFormato, la rassegna dedicata alla danza contemporanea di cui Era Superba è media partner


25 giugno 2016Notizie > Fuori Formato

laymelow-danza-fuoriformatoProsegue su Era Superba la descrizione dei 14 film finalisti che saranno proiettati giovedì 30 giugno, ore 21.00, alla Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale per Stories We Dance, il contest di videodanza internazionale a cura di Augenblick Associazione Culturale. L’evento, lo ricordiamo, fa parte del ricco programma di FuoriFormato, la rassegna sulla danza contemporanea che accompagnerà le giornate dal 28 al 30 giugno, tra Palazzo Ducale, Palazzo Bianco, Palazzo Tursi e Palazzo della Meridiana.

Ricominciamo da How are you today (3’ 39’’): diretto nel 2015 da Chiu Chih-Hua, è uno dei due film provenienti dall’Estremo Oriente (Hong Kong). La scena che qui si apre è quotidiana e sussurrata, rievocando a tratti la delicatezza di toni del cinema orientale: un ragazzo e una ragazza si incontrano o reincontrano sul terrazzo deserto di una palazzina contornata da una serie di edifici di grande taglia, che prendono via via la forma muta di una quinta urbana. La loro danza si costruisce nel reciproco avvicinamento che, come suggerisce il titolo, ha il sapore di un saluto mattutino.


Il film francese in concorso, Kid Birds For Camera (11’ 16’’), è stato diretto da David Daurier e Eric Minh Cuong Castaing nel 2015 e arriva a Genova dopo essere stato selezionato da importanti festival internazionali. Il punto di partenza di questo film è il determinante approccio coreografico di Merce Cunnigham. A fare esperienza di tale proposta gestuale e di movimento sono tuttavia dei bambini, verosimilmente seguiti e filmati all’interno di un’articolata attività laboratoriale di gruppo. Il tentativo è di documentare il movimento instabile e apparentemente non organico dei bambini stessi, anche grazie a interventi digitalizzati in motion capture, in linea con il suggerimento astratto cunninghamiano.


Lay Me Low (7’ 50’’), della canadese Marlene Millar, è un film del 2015 pluripremiato e ben noto al pubblico internazionale della screendance. Nei quasi 8 minuti del film in bianco e nero, assistiamo al procedere lento e cadenzato di un gruppo eterogeneo di persone, formato da danzatori, musicisti, cantanti di differente età. La chiave di tutto il lavoro è rappresentata proprio dall’omonima melodia tradizionale Shaker (quacchera) Lay Me Low, imperniata sui temi della perdita e del lutto, che segue e guida fino alla fine il percorso ritmato dei performer. La coralità che emerge non è solo data dal cantato, ma anche da una proposta di movimento che rafforza le tonalità intime e condivise dell’intero film.


Il secondo film orientale in selezione è Let’s say (8’), diretto nel 2014 a Hong Kong da Fuk Pak Jim. La comunicazione mutuata dalla tecnologia e le difficoltà delle relazioni interpersonali nel contesto contemporaneo sono i punti di avvio della proposta, che si articola in tre quadri differenti. Dapprima l’attenzione va sulle incomprensioni, gestuali e non, fra madre e figlio; in seguito la salita e discesa di una scala mobile diventano teatro per il “discorso amoroso” danzato di una giovane coppia; infine la camera si sposta su una surreale e animata tavola da Ultima cena, posizionata sul fondo di una piscina prosciugata. Il messaggio che scivola tra i quadri è esplicito nella sinossi: stop phubbing (basta isolarsi con gli smartphone, quando siamo con gli altri).


Chiudiamo, ma solo per questo intervento, con Marine Girls (2’), firmato nel 2015 dall’americana Megan Wright. Si tratta di uno degli short film più brevi di Stories We Dance. Due ragazze su una spiaggia deserta, inquadratura fissa: una performer è quasi immobile mentre l’altra, al suo fianco, si avventura in un racconto fisico fatto di memorie e desideri, forse condivisi nel tempo dalla loro relazione. Qui, in modo chiaro, emerge quanto multiforme rimanga lo spazio interpretativo di chi approccia la videodanza, trovandosi di fronte a film che, per motivi legati a una breve durata, alla mancanza o quasi di parlato, a un linguaggio spiccatamente fisico, spesso nascono e restano “opere aperte”.


Come già ricordato nei precedenti articoli, mercoledì 29 giugno sarà possibile avere un primo assaggio di tutti i film selezionati grazie alla tavola rotonda specificamente dedicata a Stories We Dance e a un approfondimento sulla videodanza in rapporto alla contemporaneità. L’incontro, aperto al pubblico, sarà ospitato da Palazzo Ducale, in Sala Liguria, dalle ore 18.00, sarà moderato da Augenblick e vedrà la presenza dei giurati di Stories We Dance (Lucia Carolina De Rienzo, Emilia Marasco, Gaia Clotilde Chernetich, Gaia Formenti, Simone Magnani). I membri della giuria del contest saranno via via chiamati, in virtù degli interessi e dei percorsi di ciascuno, a un confronto reciproco sui temi e sui differenti approcci al fare e al parlare di videodanza. Saranno possibili, e anzi auspicabili, interventi e domande da parte del pubblico.

Fabio Poggi


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