La storia di un edifico storico, simbolo di un passato industriale che non c'è più e di un presente commerciale dagli esiti ancora incerti
Tutti ricordano lo stato in cui erano ridotte le ex fonderie di Multedo. Altri ancora hanno vissuto in prima persona il passaggio graduale che ha subito la fabbrica, dagli anni in cui rappresentava uno dei maggiori stabilimenti della Società Ansaldo allo stato di decadenza e abbandono. Oggi quell’edificio dall’immenso valore storico-artistico svolge una nuova funzione, ospitando lo stabilimento di Esaote, il magazzino di Mondo Convenienza e da pochi giorni il nuovo centro diagnostico ‘Casa della Salute’. Tuttavia, prima di giungere allo stato attuale, dovuta al nuovo progetto di ristrutturazione, le ex fonderie hanno avuto un vissuto non facile, spesso suscitando polemiche e proteste sia da parte degli ex operai che difendevano il proprio lavoro sia dai cittadini che, per anni, si sono trovati di fronte a una struttura fatiscente. Nulla, però, ha potuto cambiare le sorti della fabbrica.
Le Fonderie di Ghisa di Multedo avevano un ruolo fondamentale per il ponente genovese, soprattutto perché, grazie alle loro dimensioni e installazioni, rappresentavano uno dei maggiori stabilimenti del loro tempo. La fabbrica fu costruita nel 1917, quando l’Italia era nel pieno sforzo bellico, dall’architetto Adolfo Ravinetti. Disposta su un’area di 28.856 m2, era dotata di binari tranviari che collegavano Genova a Savona. Gli stabilimenti di Multedo disponevano della più moderna utensileria per lavorare le materie prime. A testimoniarlo è un documento relativo alla “situazione del macchinario” delle Fonderie, datato il 15 giugno 1918, che attesta l’acquisto di 9 macchine da tornio, di 6 trapani, di 5 pialle e limatrici, di 8 affilatrici e altra utensileria varia, per un totale di 93 macchine. Anche la gestione dell’organico era al passo con le più innovative teorie sul lavoro, caratterizzate da una struttura gerarchica ben definita, in grado di esercitare un controllo di produzione ferreo, affinché la produttività potesse procedere a pieno ritmo.
Lingottiera di Ghisa di Multedo 1915. Storia dell’Ansaldo. Archivio storico
La fabbrica lavorò con stabilità, ottenendo risultati soddisfacenti, e, tra il 1914 e il 1919, la ghisa occupava il 70% della produzione. Il materiale prodotto negli stabilimenti di Multedo serviva per fabbricare l’artiglieria e per costruire le cacciatorpediniere e i sottomarini. Infatti, in quegli anni venivano varati, nei cantieri Ansaldo, i piroscafi “Cesare Battisti” e “Leonardo da Vinci”, navi da guerra utilizzate nel secondo conflitto mondiale famose per la loro tecnologia costruttiva navale.
In seguito all’estromissione dei Perrone, tutti gli stabilimenti Ansaldo subirono forti ripercussioni, comprese le Fonderie di Multedo.
Dalla crisi alla decadenza
Gli ultimi decenni della fabbrica possono essere spiegati meglio da chi li ha vissuti in prima persona. Antonio Celano è un ex operaio, giunto a Genova dal sud, intorno al 1973, per dare una vita migliore alla sua famiglia. Cominciò a lavorare in fabbrica e vi rimase per sette anni, fino alla sua chiusura.
L’uomo, ormai in pensione, ha raccontato che erano quasi cinquecento operai con un modesto stipendio. La metà di loro lavorava ai basamenti per la costruzione delle navi, mentre l’altra metà si dedicava a tutto ciò che serviva per la produzione delle automobili Alfa Romeo e Fiat. “La mia mansione -ha riferito il sig. Celano a Era Superba- era quella di trasportare il muletto e di occuparmi dei basamenti”. La sfortuna dell’uomo è stata quella di trovarsi nel periodo in cui la fabbrica andò in liquidazione e i politici decisero di chiuderla. “Per quasi un anno –ha raccontato l’ex operaio- la gente ha scioperato a Multedo, affinché la fabbrica riaprisse”. Purtroppo tutto ciò non portò a nulla, perché i forni si spensero definitivamente e la fabbrica chiuse nel 1981.
Gli operai finirono in cassa integrazione e, una parte di loro fu assegnata ad altri lavori. “C’è chi andò all’ANAS o alla forestale –ha raccontato Antonio Celano- io, dopo circa cinque anni, fui assunto in ferrovia, ma –ha aggiunto poi- buona parte dei miei ex colleghi, che ormai aveva raggiunto una certa età, si trovò senza un lavoro, perché non venne mandata da nessuna parte”.
Da lì in avanti, l’edificio storico ha subito un lungo processo di degrado e rimase in quello stato per almeno trent’anni. Per decenni le ex fonderie sono state inaccessibili, poiché presentavano una struttura ormai fatiscente. Se si passava per Multedo, non si vedeva altro che un edificio recintato da filo spinato, varcato abusivamente dai senzatetto e dai cosiddetti writers per realizzare graffiti. Per il resto, l’ex fabbrica era riempita unicamente da erba alta, muschio e sporcizia.
Archivio fotografico Camera del Lavoro
Negli anni, la struttura che ospitava le fonderie è passata a proprietà privata, precisamente a una cooperativa composta da Panorama Genova, Tecnocittà, Talea e Coop Liguria. Soltanto nel 2008 l’edificio ha suscitato interesse nell’Aipai e per Italia Nostra, i quali ne hanno chiesto il vincolo per tutelarlo come bene culturale.
Inizialmente vi sono stati troppi rimandi per raggiungere un accordo e un progetto concreto, nonché troppa lentezza da parte della Pubblica Amministrazione e scarso interesse da parte dei soggetti privati. Queste titubanze hanno suscitato perplessità da parte dei cittadini, convinti che si stesse trascurando una struttura con molte potenzialità. Il timore era che si arrivasse alla decisione di demolirla senza un piano specifico.
Invece, negli ultimi anni, l’edificio è giunto a una svolta che, per lo meno, gli ha restituito una dignità estetica. Sul sito di Italia Nostra, infatti, si legge che nel 2014 dalla Soprintendenza per i Beni architettonici è stato autorizzato “un nuovo progetto da TALEA Soc di Gest Immobiliare proprietaria dell’immobile che prevede per l’edificio vincolato un recupero ad uso produttivo”. Nel 2015 vengono avviati i lavori di recupero, affidati all’impresa COSMO – Costruzioni Moderne srl, a seguito di un progetto architettonico sviluppato dallo Studio Atelier di Architettura.
Nel 2017 è stato inaugurato il nuovo stabilimento di Esaote e, poco più tardi, il magazzino di Mondo Convenienza. Oggi apre una struttura poliambulatoria privata. Questi sono i risultati di un restyling non invasivo, che ha cambiato la sorte di uno dei tanti spazi vuoti di Genova abbandonati al degrado e privati di manutenzione.
Veronica Garreffa