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Depositi costieri, l’ipotesi trasferimento e i conti senza l’oste. E dei piani di emergenza esterna nessuna notizia

Quello che bisogna ricordarsi per affrontare il dibattito che sta per iniziare


15 Febbraio 2019Notizie > Grandi Opere?

Il trasferimento dei depositi petrolchimici di Multedo è argomento spinoso, che spesso giace dimenticato per mesi silenziosi, salvo tornare alla ribalta con fiammate di annunci e proposte. In queste ore le varie istituzioni discutono, a porte chiuse, dell’ipotesi formulata in questi giorni di dislocare gli impianti sulla diga del Vte a Pra’, cercando di dare seguito in questo modo alle promesse della non più recente campagna elettorale delle comunali 2017.

Se i primi incontri tra Comune di Genova, Regione Liguria, Autorità Portuale e aziende posso essere derubricabili come primi passi formali per sondare quella che sembra essere rimasta l’ultima delle possibilità, il “dibattito” sembra essere partito con il piede sbagliato. Ad oggi sono solo accennati in questa discussione gli aspetti ambientali e di sicurezza, mancando di fatto la voce di altri enti preposti a tutelare interessi collettivi che vanno ben oltre il quadro di una eventuale sostenibilità economica dell’operazione.

Costi vs Benefici

Essenzialmente manca un progetto a lungo periodo sulla città, e un’idea di città vogliamo essere, al di là della puerile retorica che sta ammorbando il dibattito pubblico con i vari slogan e refrain su una ancestrale e arcadica “meravigliosità”, tutta da verificare.

Gli spettri del recente passato devono mettere in guardia sulle rassicurazioni che nei prossimi mesi saranno tratte fuori dal cilindro. Tralasciando momentaneamente le pur giustificate ansie “dal basso” che già sono in circolo e che mettono in relazione effetti devastanti di un clima che sta cambiando, vedi le imponente mareggiate e bufere degli ultimi mesi, oppure potenziali “errori umani”, vedi Torre Piloti, con impianti a rischio di incidente rilevante collocati in mezzo al mare e a pochi centinaia di metri dalle ultime spiagge di un ponente la cui anima marinara è stata baratta per un sviluppo industriale oggi in apparenza alle ultime pagine, quello che sembra non tornare già è il “conto economico” di tutto ciò. L’analisi “costi-benefici” di un’operazione del genere deve essere rigorosa: chi pagherà eventuali lavori? Chi si occuperà delle manutenzioni delle eventuali pipeline? Che tragitto faranno? Lo sversamento di Fegino e ponte Morandi sono lì a ricordarci come funzionano certe cose.

Vogliamo però contribuire al dibattito, perché in realtà i “benefici” sono noti. Era Superba già in passato ha provato a fare due conti, e i risultati sono stati quanto meno “miseri”: stando ai bilanci sono poco più di 50 i lavoratori dei due impianti in questione, per un lascito sul territorio, tra stipendi e indotto vario, di poco più di 5 milioni l’anno. Questo è il ‘più’ di avere questi due impianti in casa. Lo spostamento sulla diga del porto di Pra’ avrebbe l’indubbio beneficio di togliere il rischio industriale ai quasi 5 mila abitanti di Multedo, appioppandolo, però, ai 4500 lavoratori del Vte. I sindacati cosa dicono a riguardo?

Spiaggia della Foce, GenovaL’oste che non arriva mai

E poi tutte le questioni tecniche e di sicurezza, a cui oggi è difficile dare una risposta. Per gli stabilimenti oggi presenti a Multedo, infatti, non abbiamo ancora i Piani di Emergenza Esterna, che come è noto, predispongono la risposta ad eventuali incidenti che travalicano i “confini” degli impianti. Li aspettiamo dal 2015: prima dell’estate dalla Prefettura ci dissero che in autunno sarebbero stati pronti, ma ad oggi non sono ancora state calendarizzate le consultazioni pubbliche. Visto l’incerto futuro degli stabilimenti, e visto che cambiando sito e impianti i Pee andrebbero comunque rifatti, probabilmente si sta aspettando di capire le scelte della politica, ma il limbo in cui si sta vivendo è, per lo meno, inquietante. E soprattutto impoverisce il dibattito pubblico sulla questione.

Quello che manca sul tavolo, “l’oste che non arriva mai”, e che in una progettualità del futuribile di una grande città nel bel mezzo di una spesso più “cantata” che realizzata “rigenerazione” dovrebbe essere onestamente considerato è l’“ipotesi zero” considerata per l’interesse ampio della collettività. Dire addio a certi impianti, garantendo tutti i paracaduti possibili per i lavoratori e aziende, dovrebbe essere un’ipotesi da contemplare seriamente. Ma per fare ciò ci vuole coraggio e capacità politica, oltre che manageriale, qualità da diversi decenni davvero molto rara a Genova. Per non svegliarci domani ancora in uno ieri che non tramonta mai.

 

Nicola Giordanella


  • petrolchimico, piani emergenza esterna
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