La delibera in oggetto è soprattutto tecnica e non riguarda nel merito il tracciato dell’opera, ma l'approvazione dà la possibilità di dichiarare la pubblica utilità della nuova infrastruttura autostradale nella Conferenza dei Servizi del 23 gennaio. Seduta sospesa nella notte, si torna in aula giovedì mattina
843 ordini del giorno, 63 emendamenti e 111 emendamenti a ordini del giorno. Sono questi i numeri dell’ostruzionismo messo in campo dai consiglieri detrattori della Gronda. Numeri che raccontano i documenti presentati soprattutto da M5S, Federazione della Sinistra e parte di Sel per ritoccare, modificare e riorientare la delibera sugli interferenti dal passaggio della nuova infrastruttura autostradale, la cui approvazione darebbe la possibilità di dichiarare la pubblica utilità dell’opera nella Conferenza dei Servizi convocata il prossimo 23 gennaio.
Un ostruzionismo largamente preannunciato e fortemente limitato dalla Conferenza dei Capigruppo, l’organo del Consiglio comunale sovrano sulla decisione dell’organizzazione dei lavori. «Il nostro obiettivo – ci raccontava il capogruppo M5S, Paolo Putti – è quello di protrarre la votazione finale sulla pratica fino al 23 gennaio. Oltre alla presentazione di ordini del giorno ed emendamenti, abbiamo in serbo qualche altra sorpresa. Siamo pronti a tanti giorni di durissimo lavoro». Un lavoro che ha costretto i consiglieri grillini agli extra fin da subito, dato che la Conferenza capigruppo, a maggioranza e non all’unanimità diversamente dalla consuetudine, ha deciso intorno alle 20 l’applicazione di una sorta di “ghigliottina” alla genovese: un’ora complessiva di interventi per ciascun gruppo consiliare per la presentazione dei documenti e le dichiarazioni di voto ma, soprattutto, la dead line delle 22.30 per la presentazione di ulteriori ordini del giorno ed emendamenti che, di norma, potrebbero essere presentati fino all’inizio delle operazioni di dichiarazione di voto. «Hanno provato a fregarci in questo modo – commenta a caldo Putti – e noi risponderemo con una valanga di documenti perché sul numero di ordini del giorno ed emendamenti presentabili non possono metterci ostacoli».
Al momento della pubblicazione dell’articolo (pochi minuti dopo la mezzanotte, ndr), difficile immaginare quando si potrà arrivare alla votazione finale. Perché se è vero che i tempi sono stati contingentanti è altrettanto vero che ogni singolo documento sarà votato separatamente con operazioni di voto che, per quanto veloci, potrebbero aggirarsi attorno al minuto e mezzo per ogni documento ammissibile.
Possibile, allora, che la seduta venga aggiornata e riconvocata nei giorni seguenti (Aggiornamento: la seduta si è chiusa all’1.30 e riprenderà giovedì 15 alle 9.30).
Come ampiamente raccontato, l’esito della votazione con l’approvazione della delibera è piuttosto scontato dato il sostegno delle cosiddette larghe intese. Non scontata, invece, è la tenuta della maggioranza.
È nota, infatti, la posizione del Partito democratico che ha minacciato la crisi di “governo” se per far approvare la delibera si dovesse ricorrere ai voti dell’opposizione (che a parte il M5S dovrebbe comunque votare a favore). Il capogruppo PD, Simone Farello, è apparso piuttosto fiducioso: «La maggioranza di centrosinistra ha dimostrato una maturità all’altezza della situazione, lavorando molto seriamente su una delibera tecnica di cui non tutti condividono l’oggetto di fondo. Mi auguro che la volontà di circoscrivere le discussioni sul merito dei documenti, come abbiamo fatto in questo caso, si possa verificare anche per le prossime sfide cruciali che affronteremo come Puc, bilancio e altre situazioni contingenti come il tema rifiuti. Se c’è la stessa volontà di lavorare nel merito dei problemi potremo dare alla città la risposta che merita». Per quanto riguarda la sopravvivenza della giunta, Farello ha commentato: «A volte non è necessaria l’unanimità ma l’autosufficienza è indispensabile».
Quali sono, allora, questi voti necessari per l’autosufficienza della maggioranza?
Data per acquisita la spaccatura di Sel, con il consigliere Chessa che dovrebbe votare a favore della delibera e il capogruppo Pastorino che conferma la propria posizione contraria (sconfessando i dirigenti locali del suo partito che gli chiedono quantomeno l’astensione per la buona tenuta della giunta), tutto ruota attorno al comportamento di Lista Doria.
Ma non tutti i 6 consiglieri della lista civica legata direttamente al sindaco hanno definitivamente deciso che tasto schiacciare. A favore sicuramente il capogruppo Pignone, rischia di verificarsi una spaccatura di genere: alla fine potrebbero votare sì anche Padovani e Gibelli mentre più agguerrite appaiono le tre rappresentanti femminili, Nicolella, Bartolini e Pederzolli. Da non escludere neppure un più clamoroso 1 sì e 5 no. Secondo i nostri conti, comunque, sarebbero almeno 4 i voti favorevoli necessari da Lista Doria per l’autonomia della maggioranza: 12 i consiglieri del Pd, 1 il sindaco, 1 Chessa (Sel), 3 De Benedictis, Anzalone e Mazzei (Gruppo Misto ma eletti nella maggioranza e inizio ciclo) fa 17 e per arrivare ai 21 della maggioranza assoluta mancano, appunto, 4 consiglieri.
Eppure, secondo quanto circolato nei corridoi di Tursi, il sindaco pare aver chiesto un voto di fiducia a propri consiglieri, minacciando addirittura le dimissioni se la maggioranza non dovesse risultare autosufficiente. Uno scenario, a nostro avviso, che difficilmente diventerà concreto ma che non è comunque possibile escludere a priori. Chi resterà al fianco del primo cittadino? In ballo c’è soprattutto una questione di immagine: se, infatti, è vero che la delibera in oggetto è soprattutto tecnica e non riguarda nel merito il tracciato dell’opera, già approvata dallo scorso ciclo amministrativo e su cui solo la Conferenza dei Servizi può pronunciarsi, è altrettanto vero che si tratta della prima vera votazione sul tema Gronda per questa amministrazione e votare sì alla per chi si è da sempre dichiarato contrario all’opera potrebbe essere alquanto indigesto. La notte porterà consiglio?
Simone D’Ambrosio