La guerra dell’amministrazione alla movida genovese continua: la discussa ordinanza viene leggermente modificata, introducendo anche limitazioni per i locali “di produzione e riproduzione musicale”
La battaglia della movida prosegue, senza esclusione di colpi. Dopo i recenti tentativi di compromesso, la giunta Doria passa al contrattacco, introducendo alcune piccole modifiche al provvedimento che regola la vita notturna del centro storico genovese, attraverso limitazioni per gli esercizi commerciali. Le principali novità sono due: l’orario di chiusura inteso come orario di chiusura alla clientela, e l’estensione delle limitazioni orarie anche ai circoli culturali per l’attività di produzione o riproduzione musicale. Il perimetro dell’ordinanza viene esteso anche a Via della Mercanzia, sul confine con il Porto Antico.
Da un lato, quindi, gli esercenti potranno “guadagnare” una mezzora di affari, potendo posticipare le pulizie a dopo il “coprifuoco”, ma dall’altro lato la vita musicale del centro storico vedrà una fortissima limitazione: dopo le 2 (nei week-end) e dopo l’una (in settimana) tutto sarà silente. Un duro colpo, quindi, al pur vivace underground musicale genovese, fatto da decine di artisti noti e meno noti che ogni sera arricchiscono (o, perlomeno, ci provano) il patrimonio artistico e culturale della città. I (pochi) locali dedicati alla musica live, che fino ad ora erano riusciti a sopravvivere grazie alla declinazione in circoli dedicati, oggi dovranno fare i conti con la scure implacabile dell’amministrazione comunale. Vedremo quali saranno i risultati.
Ecco tutte le modifiche apportate all’ordinanza in vigore dal 19 febbraio scorso:
– Il perimetro di applicazione dell’ordinanza viene esteso anche a Via della Mercanzia.
– Le attività di somministrazioni di alimenti e bevande e le attività artigianali dovranno chiudere alla clientela all’una del giorno successivo dalladomenica al giovedì e alle due del giorno successivo dal venerdì al sabato e nei prefestivi. L’orario quindi non muta ma la modifica consentirà di svolgere le operazioni di pulizia e riordino dei locali dopo la chiusura al pubblico.
– Viene introdotto il divieto di riapertura prima delle ore 05.00, valido per tutti. Attività di somministrazione di alimenti e bevande, attività artigianali, esercizi di vicinato (minimarket, per i quali rimane fermo l’orario di chiusura alle 21.00, ad esclusione di quelli che non vendono bevande alcoliche) non potranno alzare le serrande prima di quest’ora, e i circoli non potranno analogamente somministrare cibi e bevande.
– Viene specificato il divieto, per tutti, di vendita di qualsiasi bevanda in vetro e lattina, a tutela dell’ambiente urbano e della sicurezza, dalle ore 22.00 alle ore 06.00.
– Le medie strutture di vendita (supermercati) che possono protrarre l’orario di apertura dopo le 21, non potranno vendere bevande alcoliche dalle 21.00 fino alle 06.00.
– I circoli culturali, per l’attività di produzione e riproduzione musicale, dovranno rispettare, fermo restando le normative vigenti, gli stessi orari previsti per la somministrazione e, quindi, l’orario si estende ora fino all’una del giorno successivo dalla domenica al giovedì, e fino alle due il venerdì, il sabato e i prefestivi.
Nel comunicato Stampa del Comune di Genova che ha diffuso la notizia, è annunciato per la prossima settimana l’incontro con il tanto atteso Osservatorio, come previsto dal regolamento stesso.
Durante questi primi mesi in regime di ordinanza sono state elevate 124 sanzioni (39 esercizi di vicinato, 27 pubblici esercizi, 4 circoli, 2 artigiani alimentari, 1 al gestore di un distributore automatico). Di queste, 85 sono state comminate per mancato rispetto dell’orario di chiusura, 11 per somministrazione da parte di minimarket, 7 per vendita di bevande in vetro e lattine dopo le 22, 18 per diffusione di musica oltre l’orario. Sul piano della prevenzione e della repressione dei reati, inoltre, è stato predisposta ed è attiva un nuova pianificazione dei controlli, come concordato in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
La strana battaglia sulla movida genovese, quindi, ha segnato un altro capitolo. Anche la musica è finita nella rete delle limitazioni: forse questo aggiustamento renderà più placide le notti della Superba, ma certo non risolve il problema di fondo: il centro storico rimane patrimonio di tutti, non solo di chi ci abita, soprattutto in una città che ha poche alternative aggregative alla portata di tutti. Possono queste limitazioni garantire i diritti di tutti?
Nicola Giordanella