Confermando ancora una volta le crescenti perplessità sulla realizzazione dell’opera, Autostrade per l’Italia ha chiesto e ottenuto dal Ministero delle Infrastrutture l'ennesimo rinvio. Intanto il Comune di Genova è pronto al si grazie all'intesa Pd-Pdl. Facciamo il punto
Autostrade per l’Italia salva la maggioranza del Consiglio comunale. Almeno per il momento. Non si tratta della classica iperbole giornalistica ma di una sintesi, forse un po’ troppo stringata, di quanto è accaduto negli ultimi giorni attorno al tema Gronda. Come anticipato poco più di un mese fa, entro il 12 dicembre prossimo la Sala Rossa avrebbe dovuto approvare una delibera che desse parere positivo sul tracciato definitivo dell’infrastruttura in modo da consentire l’avvio ufficiale della procedura degli espropri e dei conseguenti indennizzi per i cittadini interferiti dal passaggio del nuovo nodo autostradale.
Il provvedimento si era reso necessario in seguito a una precisa richiesta della Conferenza dei servizi, riunita per la prima volta a Roma il 17 ottobre, come passaggio imprescindibile per giungere alla dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Un concetto che, com’è noto, fa storcere più di un naso nella variegata maggioranza che, almeno sulla carta, dovrebbe sostenere il sindaco Marco Doria. C’era, dunque, grande attesa per la discussione prima in Commissione e poi in aula del documento approvato dalla giunta. Ma se la discussione in Commissione dovrebbe comunque arrivare negli ultimi giorni della prossima settimana, non c’è più alcuna fretta per il passaggio nel plenum consiliare. Confermando ancora una volta le crescenti perplessità sulla realizzazione dell’opera, Autostrade per l’Italia ha chiesto e ottenuto dal Ministero delle Infrastrutture lo spostamento della prossima seduta della Conferenza dei servizi dal 12 dicembre al 23 gennaio. La motivazione ufficiale è il mancato accordo con Ilva per quanto riguarda l’attraversamento delle aree di Cornigliano necessario per portare lo smarino dai monti all’aeroporto. Una mossa che ha scatenato la rabbia di chi vuole spingere sull’acceleratore per la realizzazione della grande opera, come l’assessore regionale alle Infrastrutture, Lella Paita, che si è detta «sorpresa di una richiesta di rinvio presentata da Società Autostrade in modo unilaterale, e soprattutto mentre sono ancora in corso i contatti tra Autostrade, Ilva e Regione che avrebbero portato nel giro di poco a una soluzione». Secondo la candidata alla primarie per la presidenza della Regione c’erano le condizioni per procedere con i tempi previsti e valutare successivamente tutti gli elementi, «tanto più che il ministero dell’Ambiente, nella pronuncia di Valutazione di impatto ambientale, aveva chiaramente detto che ulteriori approfondimenti potevano essere effettuati dopo la conclusione dell’iter della conferenza dei servizi, in sede di progettazione esecutiva». Parole che confermano come le continue titubanze di chi dovrebbe farsi carico del finanziamento dell’opera, attraverso un aumento dei pedaggi su tutto il suolo nazionale, inizino a preoccupare chi invece non vede l’ora di poter dare il via libera ai cantieri.
Peraltro, la stessa Società Autostrade ha fatto sapere che la decisione sugli interferiti e sui relativi indennizzi dovrebbe comunque attendere l’approvazione definitiva del progetto da parte del ministero delle Infrastrutture che non è detto assolutamente che tale nulla osta sia contestuale alla seconda convocazione della Conferenza dei Servizi.
Se, da un lato, la Regione freme, grazie a questo rinvio il Comune respira. I tempi strettissimi per l’approvazione della delibera avevano, infatti, scatenato il malcontento nei Municipi interessati dall’attraversamento dell’opera (Valpocevera, Ponente, Medio Ponente e Centro Ovest) e chiamati a pronunciarsi sulla variante al Puc introdotta dal documento di giunta per equiparare il piano urbanistico vigente con quello di prossima approvazione, in cui il tracciato della Gronda è già previsto.
«Presentare una delibera che, con la scusa della tutela degli abitanti interferiti, dà mandato alla Giunta di approvare il progetto definitivo nella Conferenza dei Servizi dopo un mese in cui si sono verificate tre alluvioni – è il pensiero di Antonio Bruno, capogruppo FdS – è una provocazione. Molte sono le perplessità trasportistiche per un’opera pensata per dare una risposta all’attraversamento del nodo genovese (quando, invece, la maggior parte del traffico autostradale è interno al nodo stesso) che sottovaluta il rischio ambientale e sanitario indotto dallo scavo di rocce amiantifere».
«La nostra posizione contraria all’opera resta ferma – ribadisce Enrico Pignone, capogruppo di Lista Doria – sia dal punto di vista economico che da quello funzionale. E le perplessità dimostrate anche da Società autostrade sembrano confermare la nostra riflessione: è evidente che tutte le obiezioni sollevate dal territorio e in parte contenute nelle prescrizioni della Valutazione d’impatto ambientale diventano ancora più cogenti in seguito alle continue emergenze idrogeologiche. Ma, d’altronde, se siamo tutti sconcertati da dover fare un buco in città per realizzare un garage, non vedo per quale motivo dovremmo farci andare bene un’opera che sventrerebbe delle montagne».
Meno critica potrebbe essere la posizione della maggioranza, qualora dovesse prendere piede la realizzazione dell’opera per lotti funzionali: come abbiamo già raccontato, si tratterebbe di prevedere una cantierizzazione per compartimenti stagni, con un primo lotto che potrebbe riguardare solamente la separazione del flusso di traffico diretto al porto da quello diretto alla città attraverso i lavori nella zona di San Benigno, i lavori propedeutici all’accesso al tunnel subportuale e il rifacimento dell’attuale nodo autostradale con il potenziamento del tratto compreso tra Bolzaneto e Genova Ovest. A restare escluse sarebbero altre opere piuttosto invasive come la bretella Voltri-Bolzaneto o il nuovo ponte sul Polcevera. Dalla Gronda alla Grondina, dunque. Ma se Autostrade per l’Italia ha perplessità sull’intera opera, molto difficilmente vedrebbe di buon grado un intervento solo parziale e di difficile copertura finanziaria.
Che cosa succederà, dunque, al momento del voto di questa delibera che il vicesindaco vorrebbe portare comunque entro la fine dell’anno ma che, molto più probabilmente, passerà nelle prime sedute dell’anno nuovo? Probabile che il provvedimento trovi comunque il parere positivo da parte del Consiglio comunale grazie alle cosiddette larghe intese. Il Pd, infatti, dovrebbe poter contare sull’appoggio di Udc, Pdl, Gruppo Misto e Lista Musso. Contrarie, invece, le sinistre (Fds, Sel e Lista Doria) e il Movimento 5 Stelle. Salvo assenze di massa, più o meno strategiche, o clamorosi franchi tiratori, il documento avrebbe dunque la maggioranza seppure di colore decisamente diverso da quella uscita dalla urne. Ma quali potrebbero essere le conseguenze per la costantemente chiacchierata giunta Doria? «Non credo che le votazioni sul tema Gronda possano provocare grossi sconvolgimenti – sostiene Pignone – anche perché che in questo caso la maggioranza politica fosse spaccata era chiaro fin dall’inizio: la distanza tra il Pd e gli altri partiti che sostengono la Giunta in questo caso è certa». Come certo e chiaro è anche che il dibattito in Sala Rossa si annuncia ancora una volta molto infuocato.
Simone D’Ambrosio