Scadenza non rispettata, il trenino di Casella rimane chiuso e la situazione si complica. Non solo i lavori sui ponti, ma anche frane sulla linea, pulizia e riarmamento dei binari, parziale risistemazione della linea area e nuovo controllo della fragilità dei terreni che circondano il trenino storico. Si parla della necessità almeno di ancora 1 milione di euro e intanto il servizio sostitutivo potrebbe essere prorogato fino all'estate
Dicembre è arrivato eppure della riapertura del trenino di Casella non si vede neppure l’ombra. Prima dell’estate, la fine dell’anno era stata indicata come data certa per la riattivazione di quei 24 km di linea ferroviaria che uniscono il capoluogo al suo entroterra, fermi dall’11 novembre 2013.
La vicenda è nota (qui l’approfondimento di Era Superba). Già alla fine del 2009 era iniziato il lento e inesorabile percorso di dismissione dell’impianto, in parte risollevato con il passaggio di mano della gestione dalla Regione ad Amt. A fine 2013, tuttavia, fu l’intervento dell’USTIF (l’Ufficio Speciale Impianti e Trasporti Fissi del Ministero delle Infrastrutture) a chiudere definitivamente la linea finché non fossero stati realizzati i lavori di ristrutturazione di due ponti metallici (Crocetta e Fontanassa), insieme con la messa in sicurezza del sedime roccioso che accompagna il trenino lungo tutto il suo percorso.
«Ci era stato detto che i lavori sarebbero partiti e avrebbero avuto una durata breve in grado di giungere a compimento entro fine anno» dice con un po’ di amarezza il sindaco di Sant’Olcese, Armando Sanna.
Alluvioni e rischio frane hanno certamente complicato la situazione, allungando a dismisura e in maniera piuttosto incerta il cronoprogramma dei lavori di messa in sicurezza. Portata a termine la risistemazione delle rocce e delle pareti montuose lungo il percorso, sono quasi completate anche le opere di riqualificazione del ponte Crocetta, che dovrebbero rispettare la tempistica prevista inizialmente. Ancora da iniziare, invece, la messa in sicurezza del ponte Fontanassa.
In questo caso è sicuramente colpa della critica situazione meteorologica che sta vivendo la nostra città: il via ai lavori era, infatti, previsto il 6 ottobre; da allora, naturalmente, fermi tutti in attesa di tempi migliori. Ma non sono solo questi i danni provocati dall’acqua: frane sulla linea, pulizia e riarmamento dei binari, parziale risistemazione della linea area, nuovo controllo della fragilità dei terreni che circondano il trenino storico, si parla della necessità almeno di ancora 1 milione di euro. Una cifra che il Comune non ha certamente nelle proprie casse, avendo anche terminato i fondi a disposizione per le somme urgenze. Si va perciò all’impossibile ricerca di nuove fonti di finanziamento, in attesa delle risorse che potrebbero arrivare da Stato ed Europa per affrontare l’emergenza idrogeologica.
Eppure, come ricorda in una nota il consigliere regionale Lorenzo Pellerano (Lista Biasotti), gli investimenti della Regione per il trenino ammontano «ad alcuni milioni di euro: 4 solo per l’acquisto di un nuovo treno, oltre a 700 mila euro per la manutenzione annuale e 2,5 milioni per investimenti sulla linea». Cifre importanti che non bastano tuttavia ad affrontare la nuova emergenza e rischiano di essere buttate al vento se, nel frattempo, «non sarà predisposta una puntuale programmazione sul piano del marketing territoriale e della promozione dei territori interessati dalla linea ferroviaria. Non vorremmo che il futuro della ferrovia fosse lasciato al caso, in totale assenza di una programmazione precisa degli interventi non solo di manutenzione ma anche di marketing. Sarebbe un errore gravissimo sia dal punto di vista dei collegamenti, già carenti, del nostro entroterra sia dal punto di vista turistico, viste le potenzialità di attrattiva del trenino storico e delle bellezze paesaggistiche che attraversa nel suo percorso».
Più duri i toni del leghista Rixi, che chiede la rimozione dei vertici Amt: «Vista la precaria di Amt, non vorremmo che anche la Genova-Casella subisse tragiche conseguenze dopo quasi un secolo di onorato servizio e non venisse trascinata nel fallimento generale del trasporto pubblico locale. Addirittura – prosegue il consigliere comunale e regionale – il Comune di Genova aveva inserito nel Pum 2010-2014, il piano urbano di mobilità elaborato dalla giunta Vincenzi e in gran parte rimasto lettera morta, un’implementazione del collegamento con la realizzazione di una funicolare in sotterraneo che avrebbe collegato la stazione di Manin con quella di Brignole, con un bacino d’utenza teorico di 25 mila persone su un percorso di 750 metri. A 7 anni dall’elaborazione di questo avveniristico progetto, gli abitanti della Valle Scrivia non solo si trovano senza la promessa funicolare, ma anche e soprattutto senza quel trenino un po’ retro ma molto utile che dal 1929 anni assolveva al proprio compito».
Al di là delle polemiche più partitiche che politiche, resta il fatto che ogni giorno circa 200-300 pendolari devono continuare ad affidarsi al servizio sostitutivo su gomma. «Non ci sono novità sulla riapertura» conferma l’assessore ai Trasporti del Comune di Sant’Olcese, Enrico Trucco. «Avevamo in campo un’attività di pulizia delle stazioni che competono al nostro territorio ma aspettavamo una convocazione da Amt per fare il punto della situazione. Per quanto riguarda il nostro Comune, non sono tanto le frane post-alluvionali ad aver creato problemi, quanto gli stessi lavori di sistemazione della ferrovia che hanno comportato diverse difficoltà a valle del tracciato con la pioggia capiente caduta nelle ultime settimane, soprattutto nelle zone di Torrazza e Vallombrosa».
Intanto, voci corridoio parlano di un prolungamento di 6 mesi dell’accordo tra Regione, Amt e Genovarent, l’azienda privata che realizza il servizio sostitutivo: se queste indiscrezioni dovessero essere confermate, risulta piuttosto evidente come la stessa partecipata del Comune, in questi giorni decisamente impegnata su altri tavoli, abbia perso ogni speranza di sbloccare la situazione quantomeno prima della prossima estate.
Simone D’Ambrosio