Dopo la decapitazione dei vertici del consorzio, Cociv, general contractor per i lavori del Terzo Valico dei Giovi, si dichiara parte lesa con un comunicato stampa che scatena l’ira degli attivisti No Tav, che chiedono di fare chiarezza anche per il cantiere di Gavi
La bufera sul Terzo Valico sembra essere appena incominciata. Dopo gli arresti della mattinata di ieri, Cociv risponde attraverso un comunicato di ritenersi parte lesa in questa vicenda. Ma non solo: l’ufficio stampa del consorzio dichiara che non sussistono oneri aggiuntivi per l’opera «così come nessuna differente qualità delle opere». Dopo poche ore arriva la risposta del movimento No Tav, che da anni si oppone all’opera e che definisce la risposta di Cociv «senza vergogna».
Le motivazioni sono diverse, documentate con stralci delle dichiarazioni del procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, rilasciate alla stampa durante la presentazione dell’inchiesta. La contestazione principale riguarda la sicurezza delle opere realizzate: Cociv dichiara che non esistono criticità su quanto fatto fino ad oggi, ma i risultati delle indagini sembrerebbero affermare il contrario. Secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, infatti, la qualità del cemento utilizzato durante i lavori di centinatura della galleria di Cravasco (Campomorone) potrebbe essere scadente e inadatta; la rivelazione ha sollevato dubbi inquietanti sulla sicurezza del sito, tanto da spingere la consigliere comunale dell’Altra Capomorone Valentina Armirotti a chiedere la chiusura cautelativa di quel cantiere. Sul sito del movimento No Tav, però, il ragionamento non si ferma qui: gli attori coinvolti nell’inchiesta sono gli stessi che sono intervenuti a vario titolo per i cantieri, sempre legati al Terzo Valico, sul Neirone a Gavi: «Quel materiale scadente è stato usato per caso anche a Gavi?» domandano gli attivisti sul loro sito web.
Nel comunicato stampa, Cociv, ha dichiarato che, in qualsiasi caso, «non sussistono oneri aggiuntivi a carico dello Stato» aggiungendo che «eventuale maggior costo ricade esclusivamente sul contraente generale, trattandosi per il pubblico committente di opera a prezzo fisso ed invariabile». Una dichiarazione che per gli attivisti suona particolarmente stonata: «Cociv ha ricevuto l’affidamento della realizzazione dell’opera senza gara, ha contribuito ad indicare i costi di realizzazione e ora sostiene che gonfiare le gare di appalto, fare turbativa per pilotarne l’aggiudicazione escludendo soluzioni più convenienti, utilizzare materiale scadente per lucrare, realizzare opere insicure e destinate a crollare, non comporta maggiori costi?». Una perplessità che trova il conforto dei numeri, visto che stando al primo progetto del 2003 il costo totale dell’opera doveva essere di 3,55 miliardi di euro, poi negli anni lievitato fino all’attuale previsione (datata 2011) di 6,2 miliardi. Tutti soldi pubblici, ovviamente.
Parte lesa, dicevamo. Nel comunicato Cociv afferma che «Eventuali interferenze in corso di accertamento investigativo possono riguardare solo iniziative infedeli di funzionari venuti meno al dovere di lealtà verso l’azienda». «Surreale» è la risposta dei No Tav, che ricordano il fatto che ad essere finiti sotto inchiesta sono tutti i massimi vertici del consorzio, tra cui presidente, direttore generale, il responsabile unico del procedimento, il coordinatore del settore costruzioni, il responsabile degli affidamenti e degli approvvigionamenti, come a sottolineare che tutta la catena di comando può essere considerata in qualche modo coinvolta.
La reazione della “politica” bipartisan è stata unanime: i lavori devono andare avanti. L’inchiesta, però, sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora molto capiente. Non è la prima volta che i lavori del Terzo Valico sono coinvolti a diverso titolo in indagini che hanno come oggetto corruzione e appalti truccati. Oggi, però, è messa in discussione anche la sicurezza dei cantieri stessi e delle migliaia di persone che ci convivono, condividendone il territorio. In ballo c’è la salute e la vita di intere comunità, sacrificate in nome di un progetto sempre meno credibile; la priorità della “politica” e delle istituzioni dovrebbe essere quella di garantire la sicurezza delle persone, anche a costo di rallentare o addirittura fermare questi cantieri. Ma di che “politica” stiamo parlando?
Nicola Giordanella
Vedo la data del 2003 ma sono a Fine anni 1980 che PARLANO del TERZO VALICO – Con tutti i CAMION con CONTAINEIR UN TRAFFICO D PORTARE INQUINAMENTO ALLE ZONE ABITATE . ORA NEL 2016 VENGONO FUORI
INTRIGHI E NON LO SAPEVANO PRIMA? O ERA UN FATTO DA LASCIAR FUORI GENOVA CHE HA DATO SEMPRE FASTIDIO A CERTE CLASSI E CHE POI ALLA FINE SE NON LO FANNO CI RIMETTONO LORO COME è ACCADUTO. RISULTA CHE DALL’ALTRO VERSANTE SIANO QUASI ARRIVATI, COME AL SOLITO FACCIAMO LA FIGURA DI CORROTTI.
BRAVISSIMI PERSONE SENZA LAVORO, INQUINAMENTO ECC.ECC.
QUANDO FINIRA’, NON POTEVANO CONTROLLARE PRIMA?
GRAZIE SALUTI.