Tursi si libera di 17 (su un totale di circa 50) società partecipate per un risparmio stimato in 1,7 milioni. La delibera fa inoltre riferimento al futuro di Amiu confermando la necessità dell’ingresso di un socio privato tramite “operazioni di aggregazione societaria” entro la fine del 2015
Ammontano a circa 1,7 milioni di euro i risparmi stimati dal processo di razionalizzazione delle società partecipate del Comune di Genova, approvato lunedì pomeriggio dalla Giunta. Una delibera che arriva sul filo del rasoio per rispettare i tempi imposti dalla legge di stabilità che obbliga gli enti pubblici a sfoltire le partecipazioni dirette o indirette in altre società, eliminando le attività non indispensabili, sopprimendo realtà con un organigramma composto solamente da un amministrazione o con più amministratori rispetto ai dipendenti, procedendo ad aggregazioni strategiche in funzione dei compiti svolti e in ottica di riduzione dei costi. L’obiettivo dichiarato del governo Renzi è il taglio netto delle partecipazioni pubbliche dalle attuali 8 mila a circa mille, entro la fine del 2015. Gli enti locali hanno tempo fino al 31 marzo per approvare un piano di razionalizzazione da inoltrare alla Corte dei conti e da rendere massimamente trasparente. Entro il 31 marzo 2016, toccherà poi fare il punto consuntivo su quanto attuato nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda Tursi, 17 sono le società interessate (su un totale che al momento supera la cinquantina) a vario titolo da questo processo di riorganizzazione. «L’obiettivo – commenta l’assessore al Bilancio Francesco Miceli– è quello di evitare inutili dispendi di risorse, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello della semplificazione. In sostanza, abbiamo cercato di ripulire il sistema delle partecipate del Comune di Genova da quelle caselle che, obiettivamente, non hanno ragione di esistere». Il tutto senza incidere in maniera negativa su alcun posto di lavoro.
Gli interventi più significativi riguardano le società partecipate indirettamente, ossia possedute a cascata da altre partecipate dirette di Tursi. È il caso, ad esempio, di Genova Car Sharing, 100% partecipata di Genova Parcheggi, il cui servizio sarà alienato entro giugno 2016 con clausola sociale a garanzia dei 4 dipendenti, per un risparmio di circa 120 mila euro su base annua.
Tra le società controllate direttamente da Tursi, invece, chiudono ufficialmente i battenti Themis (che si occupa dell’organizzazione di corsi per i dipendenti della pubblica amministrazione e di cui il Comune detiene poco meno del 70% della proprietà) e Ri.genova (poco meno del 75%). Per quanto riguarda la prima, il cui servizio di formazione sarà inglobato dagli uffici comunali, è prevista la liquidazione entro fine anno, con un risparmio strutturale di 100 mila euro: i 3 dipendenti passeranno alla Fondazione Fulgis, scuola d’eccellenza finanziata totalmente del Comune. Anche Ri.Genova, società che si occupa di riqualificazione e recupero edilizio e compartecipata da I.R.E. (controllata al 100% da Regione Liguria), verrà estinta entro fine anno: il patrimonio di competenza del Comune sarà conferito a Spim, conservando la possibilità di future collaborazioni con I.R.E. soprattutto per progetti di social housing.
Duplice l’interesse della riorganizzazione per quanto riguarda Amiu. La delibera, infatti, prevede l’estinzione a vario titolo di ben 6 società controllate: Isab, Ecolegno, Quattroerre, Ceryac, Liguriaambiente, Refri. Ma nel documento viene menzionato anche il futuro dell’azienda madre: ripercorrendo quanto già previsto dalla famosa delibera di novembre 2013 (qui l’approfondimento), il Comune ribadisce la necessità dell’ingresso di un socio privato tramite “operazioni di aggregazione societaria” che consentano di far mantenere in capo ad Amiu l’unitarietà del ciclo dei rifiuti di Genova e soprattutto di finanziare il nuovo piano industriale. Non si parla nel dettaglio né del bacino di servizio né del mantenimento di una maggioranza di controllo pubblico che, tuttavia, l’assessore Miceli conferma essere l’orientamento attuale. Sostanzialmente nulla di nuovo, dunque, ad eccezione dei tempi: viene, infatti, messo nero su bianco che l’operazione dovrà essere definita entro fine anno.
La delibera dedica una particolare attenzione anche al futuro di Fiera di Genova e Porto Antico, invitando le due società “a valutare la possibilità di sviluppare sinergie collaborative (ad esempio nella gestione comune di contratti per attività o forniture similari) per future aggregazioni”.
Tra le altre semplificazioni, vanno citate l’uscita dalla proprietà di Sistema turistico locale del genovesato, il passaggio a Spim (100% proprietà del Comune) della partecipazione in SGM (Società per la Gestione del Mercato ortofrutticolo di Bolzaneto) , la liquidazione entro il 2017 della San Bartolomeo (società legata alla progettazione della ristrutturazione dello storico Convento di SS Giacomo e Filippo) e di SVI (Società Vendite Immobiliari) non appena concluso il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Confermato anche il recesso unilaterale da Stazione Marittime, che frutterà 1,1 milione di euro una tantum e l’inglobamento di Marina Fiera di Genova in Fiera di Genova s.p.a.
Citazione a parte per la Tunnel di Genova srl: il Comune, infatti, ha deciso di aderire alla proposta di acquisto del 50% della società detenuto da Autorità portuale; Tursi assumerà così il controllo totale dall’azienda che entro la fine dell’anno verrà incorporata in un’altra partecipata (Spim o la sua controllata Tono).
Unica scatola vuota che viene mantenuta ancora in vita è la società Nuova Foce srl, controllata al 100% da Spim: «Si tratta di una realtà nuova – specifica Miceli – che abbiamo scelto di lasciare in vita, ancorché attualmente vuota, perché sarà il veicolo delle riqualificazioni delle aree passate da Fiera di Genova al patrimonio del Comune».
Il processo di riorganizzazione delle partecipate non si ferma qui. Molto dipenderà da un’altra corposa delibera che dovrebbe arrivare al vaglio della giunta nel giro di un mese e riguarda le linee di indirizzo per il personale delle partecipate, soprattutto in ottica di cessioni di rami d’azienda e conseguente mobilità di dipendenti pubblici. E poi c’è sempre la scure della gara regionale che pende, ormai da tempo immemore, sul futuro di Amt (in delibera viene menzionata solo la liquidazione di Amt Progetti, partecipata al 100% di fatto inattiva dalla costituzione) e che vede allungare i tempi sempre più a dismisura rendendo difficile una soluzione entro fine anno (data di scadenza della proroga del contratto di servizio per il trasporto pubblico).
Simone D’Ambrosio