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La struttura è stata chiusa ufficialmente per problemi di sicurezza, circa 15 mila euro i costi preventivati per il ripristino necessario alla riapertura. Ma l'ipotesi sembra remota, più probabile una nuova collocazione in tempi non brevi. Il "Diurno" contava circa 17mila accessi ogni anno per un costo pubblico di quasi 280mila euro
Tempi lunghi per la riapertura del Diurno di piazza De Ferrari, l’unico servizio pubblico in città che garantiva ai cittadini più bisognosi la possibilità di una doccia calda e un po’ di ristoro dal clima invernale. “Il diurno resterà chiuso da martedì 24 febbraio a lunedì 2 marzo” recita un cartello dietro la saracinesca che blocca l’ingresso al sottopassaggio di largo Pertini. Ma quella settimana di sospensione si è allungata a dismisura e al momento risulta impossibile prevedere una riapertura. Eppure nelle pagine del sito ufficiale del Comune si leggono ancora (beffardamente) gli orari di servizio: martedì, mercoledì, giovedì dalle 14 alle 18,30, venerdì, sabato e domeniche alterne dalle 8 alle 12.30. Erano circa 130 le persone che ogni giorno frequentavano le 14 docce, 2 vasche da bagno e servizi igienici gratuiti di piazza De Ferrari, per un totale di 16900 accessi nel 2014 e 3200 da inizio 2015. I costi annuali per il mantenimento del servizio per il bilancio comunale ammontano a 278 mila euro di cui metà per il personale e metà per il funzionamento: molto onerose, infatti, sono le utenze che vanno al di là di ogni canone di risparmio energetico con 48 mila euro spesi per l’acqua, 44 mila per il gas e 41 mila per la luce.
«Il Diurno – ha spiegato ieri in Consiglio comunale l’assessore alle Politiche socio-sanitarie, Emanuela Fracassi, rispondendo a tre articoli 54 dei consiglieri Villa (Pd), De Pietro (M5s) e Padovani (Lista Doria) – è stato chiuso per problemi di sicurezza legati a una botola all’entrata, all’ostruzione dell’uscita di sicurezza (di cui si dovrebbe servire anche il Teatro Carlo Felice, ndr) e al sistema di areazione». Circa 15 mila euro i costi preventivati per il ripristino necessario alla riapertura. «Ma non siamo sicuri che questi adeguamenti possano essere sufficienti – ha ammesso Fracassi – tanto che stiamo studiando alcune alternative per la riapertura nel breve periodo e per la definitiva sistemazione nel medio-lungo periodo, nella convinzione che la città non possa fare a meno di questo servizio».
«L’igiene personale – rafforza il concetto il consigliere di Lista Doria, Luciovalerio Padovani – ha a che fare con i bisogni primari per la dignità della persona. Non possiamo lasciare i nostri concittadini maggiorente in difficoltà senza la possibilità di esercitare un proprio diritto».
Le strade percorribili nei prossimi giorni, affinché i cittadini più bisognosi possano nuovamente avere a disposizione una doccia calda senza accalcarsi nei servizi resi disponibili da alcune associazioni gravitanti principalmente nel centro storico (qui l’approfondimento), sono diverse; certo è che l’amministrazione deve serrare i tempi. La prima opzione, proposta dal consigliere Stefano De Pietro e in corso di verifica da parte dell’amministrazione, chiama in causa Bagni Marina: «La dottoressa Morgano (a.d. di Bagni Marina, ndr) – ha detto l’assessore Valeria Garotta – ha dato la propria disponibilità a patto che il Comune assicuri il pagamento delle utenze. Nei prossimi giorni faremo un sopralluogo per capire se è effettivamente possibile mettere in partica quello che sarebbe un buon esempio di solidarietà tra le aziende pubbliche». Si tratterebbe però di una soluzione ponte, intanto perché la stagione balneare si avvicina, ma soprattutto perché le docce in questione normalmente non erogano acqua calda e, comunque, non sono collocate in locali riscaldati.
Le seconda ipotesi riguarda l’utilizzo dell’altro diurno di piazza De Ferrari: «Tempo fa – spiega l’assessore Fracassi – era stato fatto un preventivo di ristrutturazione di 400 mila euro per la realizzazione di un bar all’interno di un progetto sociale. Riprenderemo in mano il preventivo per capire se si possono fare lavori minimali di messa in sicurezza e aprire un doppio servizio, da un lato per le fasce deboli della popolazione, dall’altro, come già in progetto, per i turisti».
La terza strada chiama in causa una ricognizione dei diurni chiusi negli altri quartieri cittadini: in particolare, si è parlato di una struttura, ristrutturata poco prima della dismissione, in via del Fossato. C’è poi la possibilità di un accordo con il terzo settore che, attraverso appositi finanziamenti pubblici recuperati dalle spese vive risparmiate per il Diurno di De Ferrari, potrebbe ampliare i servizi che già quotidianamente offre all’interno del patto di solidarietà per i cittadini senza dimora.
L’ultima ipotesi resta, naturalmente, quella di realizzare i lavori di ripristino del servizio in piazza De Ferrari. Ma l’assessore Fracassi sembra considerarla come la meno percorribile. «Non capisco come il Comune non possa trovare 15 mila euro per tamponare questa situazione di emergenza e riaprire il diurno» ha commentato il consigliere Claudio Villa, che ha anche aggiunto: «Le difficoltà della struttura erano già state sollevate in una relazione tecnica del dicembre 2013, mi chiedo perché nel frattempo non sia stato fatto nulla».
E sul medio-lungo periodo? La domanda non ha trovato risposta nelle parole dell’assessore Fracassi e il punto interrogativo rischia di rimanere ancora per molto tempo. «I tempi sono lunghi – commenta il consigliere Padovani – ma dobbiamo assolutamente trovare delle alternative perché Genova deve continuare a essere orgogliosa del proprio welfare e della propria capacità di dare risposte ai diritti di tutti i cittadini».
Simone D’Ambrosio