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Terzo incontro del ciclo Germanica, a cura di Alessandro Cavalli, in collaborazione con Goethe Institut Genoa
Lunedì 11 maggio presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale è in programma il terzo incontro del ciclo Germanica, a cura di Alessandro Cavalli, in collaborazione con Goethe Institut Genoa
Ospite Angelo Bolaffi, già docente di filosofia politica all‘Università di Roma “La Sapienza” e dal 2007 al 2011 direttore dell’istituto italiano di cultura di Berlino Cuore tedesco, che tratta il tema Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea
A un quarto di secolo dalla caduta del Muro di Berlino e dalla rivoluzione geopolitica che ha cambiato il corso della storia mondiale la Germania è oggi un paese ammirato e invidiato e non più solo temuto. Questa nazione rappresenta il vero e proprio ‘core stability’ democratico d’Europa e il Modell Deutschland si è rivelato capace di rispondere alle sfide economiche del mercato globale molto meglio di quello anarchico-conflittuale dei paesi mediterranei e di quello liberal-manchesteriano di matrice anglosassone.
Ma il vero segreto della potenziale capacità egemonica dell’odierna Germania – di fatto potenza leader del Vecchio Continente – non sta tanto nel suo modello socio-economico e nel buon funzionamento delle sue istituzioni politiche quanto nel miracolo ‘miracolo spirituale’ di una radicale revisione etico-politica (metanoia) e di una convinta autocritica del proprio passato storico. Da questo complicato e accidentato “cammino verso Occidente”, secondo la felice formulazione dello storico Heinrich Winkler, è nata l’odierna Germania ‘post-tedesca’.
Se nei decenni del secondo dopoguerra l’obiettivo dell’Europa era stato quello di saltare oltre la ‘linea d’ombra’ del proprio passato oggi a quell’imperativo sempre valido, lo conferma lo scenario di guerra ucraino, se ne aggiunge un altro forse ancora più ambizioso: rendere tra loro compatibili sistemi politici, economici e sociali differenti. In un mondo diventato globale le minacce per l’Europa non provengono più ( solo ) dagli incubi della sua storia ma dalle sfide economiche del presente e da quelle demografiche del futuro. L’unica possibilità per la civiltà europea di sopravvivere salvando le sue conquiste sociali e normative, è diventare “un grande spazio” in grado di competere su scala globale con gli altri Stati-continentali. Nessuna nazione europea, infatti, neppure la ‘grande Germania’ può sperare di farcela da sola. Per l’europeismo, dunque, è il momento di “passare dall’utopia alla scienza” individuando le forze motrici materiali capaci di spingere l’Europa a unirsi attorno al suo “Cuore tedesco”. Da parte sua la Germania la dovrà dimostrarsi capace di assumersi la responsabilità di salvare l’Europa dopo averla affondata due volte in passato esercitando con saggezza e lungimiranza l’egemonia che potenza economica e collocazione geo-politica le hanno assegnato. Per questo continuare a evocare polemicamente la minaccia di una Europa tedesca significa non voler vedere che oggi il vero pericolo è rappresentato da una possibile, inedita contrapposizione tra una Germania europeista e una Europa antitedesca Germania: da una paradossale riproposizione della “questione tedesca” questa volta a parti rovesciate.
ore 17.45