Cinque racconti, per grandi e meno grandi, ambientati alle Cinque Terre, tra ironia ed ecologia
Dario Vergassola, comico, cabarettista e scrittore italiano ha recentemente pubblicato un nuovo libro con Baldini & Castoldi. Infatti dall’11 marzo possiamo trovare nelle librerie e store online il libro “Storie vere di un mondo immaginario“. Cinque racconti delle Cinque Terre, magnificamente illustrato da Mattia Simeoni. Li abbiamo intervistati entrambi per permettervi di avere uno sguardo completo sul tema ecologista delicatamente esplorato da Vergassola. Perché ridere va sempre bene ma senza perdere di vista ciò che di più bello abbiamo al mondo: la nostra terra.
So che sei un grande lettore.
Sì, leggo tanto. La lettura nasce se hai la fortuna di trovare i primi libri che ti incuriosiscono. Adesso per fortuna ci siete voi blogger, prima però ti affidavi un po’ al caso, al massimo c’erano dei bravi librai che ti suggerivano. Quando leggo, più che leggere “vedo”. Leggendo infatti devi immaginarti i personaggi, i luoghi, tutto insomma. L’atmosfera la fai tu, il libro ha questa forza, è tuo. Il libro è di chi lo legge, non di chi lo scrive. A seconda di quando leggi il libro, lui ogni volta cambia. Quando trovi anche chi legge le cose che piacciono a te entri in confidenza con quella persona, come se fosse un corteggiamento.
Leggendo il tuo libro ci si tuffa nelle acque liguri delle Cinque Terre, come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Abbiamo turisti che vengono da ogni parte del mondo, bellezze naturali intatte e uniche. Però non abbiamo dei racconti, delle leggende un po’ come quella del mostro di Loch Ness, anzi penso che le guide turistiche abbiano difficoltà a raccontare qualcosa. Mi è capitato di sentirne alcune che si inventavano delle balle, quindi balla per balla, meglio raccontarne alcune dichiarando di averle inventate.
Il primo racconto, quello di Manarola, è stato scritto tanti anni fa per un altro progetto, pigro come sono tra me e me ho detto “Una delle cinque terre ce l’ho già, scriviamo anche gli altri quattro racconti. Il sesto invece, che sarebbe l’epilogo, ha un’impronta un po’ ecologista ed è stato scritto perché Luc Jaquet (N.d.R. regista francese nonché vincitore del premio Oscar per il miglior film documentario con La marcia dei pinguini) ha letto il mio libro, lo ha apprezzato molto e ne ha scritto la bellissima prefazione che trovate in quarta di copertina.
Come ha fatto il tuo libro ad arrivare fino a Luc Jaquet?
Prima della pandemia lui e dei musicisti di Trento hanno messo in piedi una specie di opera rock ecologica (N.d.R. Storie di Mare e Piccole Terre). Uno di questi musicisti è mio amico e mi aveva chiesto di preparare una narrazione da recitare sul palco. Io, da pigro, gli ho proposto i racconti sulle Cinque Terre che avevo già scritto. A Luc sono piaciuti tanto, così quando è stata ora di pubblicare il libro gli ho chiesto di scrivermi la prefazione. Mi pare che fosse in Siberia ma ha accettato. Il freddo però deve avergli dato alla testa, mi ha accostato a Collodi…
I cinque racconti sono caratterizzati dall’umorismo ligure…
Gli uomini sono molto cinici e i racconti sono scritti dal punto di vista degli animali. L’idea era quella di uno scambio tra il pesce che fa simpatia e l’uomo, anche se in alcune di queste storie il finale è tragico. Insomma, quando un totano e un limone innamorati si incontrano, in ogni caso vuol dire che è finita…
Uno in particolare mi ricorda qualcosa…
Credo tu stia parlando del mio preferito, Caterina, un’acciuga salata e sapientina. Sempre per pigrizia ho rubato a me stesso da La ballata delle acciughe (Mondadori Electa, 2014).
Da ligure, non hai paura che questo libro attiri ancora più “foresti”?
In realtà ne abbiamo bisogno, soprattutto dopo questo periodo. Spero però che il discorso della pandemia abbia portato un po’ di riflessione sulla questione del turismo. Noi abbiamo tanti turisti pro- capite. Le Cinque Terre sono dei posti contemplativi dove bisogna muoversi a piedi, fermarsi dieci giorni con calma, anche fare base per andare a Firenze o alle cave di Carrara perché no, ma non sono visitabili in un giorno solo, non puoi riempirle di crociere e pullman che vanno e vengono.
Però credo che sarà più Luca della Pixar ad attirare i turisti (N.d.R. in uscita il 18 giugno 2021 sulla piattaforma di streaming Disney+). Il regista Casarosa è ligure ma vive a Los Angeles; quando è venuto qui qualcuno gli ha parlato del libro La ballata delle acciughe dicendogli di mettersi in contatto con me, mi ha chiamato e l’ho portato in barca per vedere Porto Venere piuttosto che l’Isola del Tino. Vedendo i primi promo del film è meraviglioso rivedere i luoghi in cui l’ho portato.
Leggendo il libro sembra di fare un viaggio nel tempo, i racconti sembrano ambientati in un’epoca passata.
Lì è ancora così, sono luoghi fermi nel tempo ma funzionano. I turisti americani si inginocchiano e hanno gli occhi che brillano perché tengono fede ad un immaginario che qui ritrovano intatto. Come arrivi alle Cinque Terre trovi veramente quello che cercavi. Non ci sono macchine, sembra un paradiso per i bambini. Possono uscire tranquilli, trovi un sacco di bancarelle, persone che vanno a pescare. Ricordo un personaggio che veniva da Milano, metteva un telone e proiettava in mezzo ai caruggi i film che piacevano a lui, la gente si portava le sedie da casa e si sedeva lì a guardare.
I tuoi racconti vanno bene per i bambini?
Sì, funzionano alla grande, possono essere letti come delle favolette, con dietro una morale e un insegnamento. Anzi credo che in qualche scuola li abbiamo già letti. C’è un discorso di ecologia, il rapporto con gli animali. I personaggi danno tanti insegnamenti sulle differenze e su come superare le difficoltà, come Gino il girino bianco in mezzo a quelli neri, o come Amelietta, la sirenetta muta che scopre di avere altre attitudini, magari anche migliori di quelle degli altri. Concentrandosi sempre sui difetti fa in modo che non si vedano le qualità, è giusto impararlo.
Com’è nata la collaborazione con Mattia Simeoni?
La casa editrice ha molti illustratori ma io ho voluto proporre Mattia, il compagno di mia figlia, perché è davvero molto molto bravo. Ho portato i suoi disegni, è piaciuto moltissimo anche se non è così conosciuto, merita davvero.
Allora non mi resta che parlare direttamente con lui per conoscerlo meglio. Mattia, dimmi qualcosa di te.
Sono ligure, sono nato a La Spezia e dopo alcuni anni fuori per studio e lavoro sono tornato a vivere qui. Sono un illustratore e animatore di cartoni animati professionista. Ho iniziato a studiare disegno a Carrara all’Accademia d’Arte e mi sono specializzato nell’ animazione 2d e Character design a Torino, alla scuola di Cinema della Rai, in un corso triennale.
Com’è nata l’idea di illustrare questo libro?
Dario è mio suocero, quindi è stato tutto molto naturale e facile. Aveva già scritto i racconti sulle cinque terre e con l’editore avevano pensato che delle illustrazioni avrebbero arricchito il lavoro. Lui mi ha proposto di farlo, abbiamo presentato alcuni miei lavori precedenti ai responsabili e sono rimasti contenti. Per me è stato un lavoro molto bello, amo anche io le Cinque Terre e grazie a Dario ho avuto modo di conoscerle meglio.
Mi descrivi il processo di lavoro e la tecnica che hai adottato?
Il lavoro è durato settimane. All’inizio ho proposto diversi stili e insieme a Dario e all’editore abbiamo deciso l’impronta grafica che ci piaceva dare al libro. Abbiamo scelto un stile deciso, colorato e molto da “cartolina”. Ci piaceva dare un’impronta adulta ma allo stesso tempo infantile, usando uno stile a matita, quasi da fiaba. Il mio approccio è stato quello di leggere i racconti e confrontarmi con Dario per decidere quali momenti voleva che venissero esaltati di più.
Qual è stata la parte più difficile di questo lavoro? E la più divertente?
La più difficile è stata quella di far vivere attraverso i disegni i luoghi raccontati. Volevamo che anche chi non fosse mai venuto alle Cinque Terre potesse capire la bellezza incredibile che hanno.
Il momento più divertente è stato quando ho avuto in mano la copia stampata. Dario ci ha fatto una sorpresa grandissima, ha cambiato i nomi dei personaggi usando quelli della nostra famiglia. I miei figli si sono ritrovati a essere una sirena e un polpo… leggere le storie insieme a loro è stato ancora più bello!
Quale racconto ti è piaciuto di più da illustrare? Ti sei immedesimato in uno degli animali protagonisti dei racconti?
Il racconto che mi è piaciuto di più illustrare è quello sulle acciughe. Dario ha un forte legame con questo pesce, anche per il suo libro precedente, e penso che fosse quello su cui avesse più aspettative! Il mio personaggio preferito è Gino il girino.
Ti è piaciuto lavorare per questo libro? Stai lavorando ad altri progetti?
Moltissimo! Attualmente sto lavorando per alcuni progetti di illustrazione con Panini Editore, con cui ho già pubblicato un gioco di carte sull’arte e con lo studio di animazione Dog Head per una serie animata che uscirà su Netflix.
Hai degli illustratori e disegnatori a cui ti ispiri?
Impossibile elencarli tutti, mi piace molto la scuola francese ma oggi con i social media ogni giorno si scoprono nuovi stili e nuove idee.
Qual è il consiglio che ti senti di dare a chi ha appena intrapreso questo percorso artistico o che ha intenzione di farlo?
Consiglio di frequentare una buona scuola dove possibilmente insegnino dei professionisti, in maniera da prepararli alle problematiche del lavoro come le deadline ristrette, i target ben precisi o il lavorare in gruppo. Negli ultimi anni è cambiato un po’ tutto ed è più facile trovare lavoro anche sul mercato estero ma è aumentata anche la competizione quindi bisogna cercare di evolvere in continuazione e dare sempre qualcosina di più.
Sinossi: Cosa avrebbe da dire un girino che abita uno stagno all’arrogante che cerca in tutti i modi di contaminare l’acqua? E cosa pensano davvero le acciughe sui banconi dei bar liguri di questa tradizione alimentare? Com’è, insomma, la vita in questo mondo alla rovescia in cui gli animali e le sirene parlano, si lamentano dell’uomo, lo sfidano e lo contrastano? In queste cinque storie di delicata ironia, di struggente tenerezza, comiche e malinconiche al tempo stesso, pungenti di satira sociale e disincantate e lucide, a essere protagonisti sono proprio loro, i dimenticati animali e le leggendarie creature del mare: pesci, totani, sirene, acciughe e polpi mettono qui in scena le loro storie d’amore impossibili, le loro tirate ecologiste, la malinconia di essere esclusi, il desiderio di scoprire il mondo lanciandosi in mille spericolate avventure. Il risultato è un ribaltamento provocatorio e ludico delle nostre certezze: le Cinque Terre, che ci apparivano solo come una costa perfetta per i turisti e popolata da pescatori, si trasformano in queste pagine in un mondo favolistico e spietatamente vero, fino ad assumere i tratti di un luogo in cui la leggenda è di casa e in cui è possibile guardare il mondo da un’altra prospettiva. Dario Vergassola, spezzino d’eccezione, libera in questa raccolta di racconti, illustrati da Mattia Simeoni, la sua vena più creativa, unendo all’inventiva e all’ironia, che siamo abituati ad apprezzare in lui, una vocazione narrativa di grande intensità e leggerezza.
Biografia dell’autore: Dario Vergassola nasce in Liguria, ed è comico e cantautore. Partecipa a numerossimi programmi televisivi (Maurizio Costanzo Show, Carabinieri, Zelig, Dio vede e provvede, Le Iene, Parla con me con Serena Dandini e altri) e piéce teatrali (Manovale, gentiluomo, Mangia e bevi che la vita è un lampo, Riondino accompagna Vergassola a trovare Flaubert e altri) , e nel 1992 vince il “Festival di Sanscemo”. Si avvicina al mondo dello spettacolo da giovane, partecipando a “Professione Comico”, manifestazione diretta da Giorgio Gaber: ottiene sia il premio del pubblico che quello della critica. Del 2014 è il suo primo romanzo La ballata delle acciughe, edito da Mondadori.