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Il mito di Orfeo ed Euridice rivive nella versione di Jean Anouilh, la nuova produzione del Teatro della Tosse con la regia di Emanuele Conte in programma in prima nazionale dal 26 ottobre al 6 novembre
Debutta mercoledì 26 ottobre in prima nazionale Eurydice, di Jean Anouilh, la nuova produzione del Teatro della Tosse con la regia di Emanuele Conte. Lo spettacolo resterà in scena fino al 6 novembre (inizio 20.30, domenica ore 18.30, lunedì riposo).
Lo scorso maggio il regista Emanuele Conte aveva già affrontato il mito di Orfeo con Orfeo Rave, alla Fiera del Mare, un grande spettacolo a stazioni che affrontava il mito attraverso il linguaggio della prosa, della poesia, della musica e della danza. Proprio nel corso della lavorazione di Orfeo Rave, Emanuele Conte ha maturato la convinzione che l’indagine su un mito tanto sfaccettato come quello di Orfeo non poteva esaurirsi in un solo spettacolo, e ha pertanto deciso di proseguire lo studio, questa volta sul palcoscenico. Senza rinunciare alla potenza visiva e alla contaminazione dei linguaggi che caratterizzano il suo lavoro di regista, tornando in teatro Emanuele Conte ha sentito il bisogno di restituire centralità alla parola, scegliendo per questo il testo Eurydice, di Jean Anouilh, drammaturgo francese con cui si era già confrontato per la messinscena di Antigone.
Ancora una volta la protagonista della rilettura di Anouilh è una giovane donna, che contiene in sé tratti di modernità straordinari per il personaggio di un dramma scritto nel 1941. Eurydice è una donna moderna, libera, capace di far convivere dentro di sé il disincanto e l’innocenza. All’inizio del dramma ha già amato, non è più una ragazzina, è un’attrice di giro che non ha permesso alle convenzioni della società borghese di impedirle di conoscere molti uomini, a volte con leggerezza, a volte per necessità, a volte all’inseguimento di una figura paterna di cui sente la mancanza, a volte – e questo è il caso dell’incontro con Orfeo – alla ricerca di un istante di assoluto.
Il personaggio di Orfeo, almeno per le ventiquattro ore in cui si consuma la loro straordinaria passione, rappresenta proprio questo amore ideale. Nel dramma di Anouilh è Orfeo ad aderire più di tutti gli altri personaggi al mito. Orfeo è un violinista che spreca il suo talento accompagnando il padre, arpista squattrinato, a suonare in locali di terz’ordine. Ma soprattutto Orfeo è un poeta, si esprime e pensa per immagini, ed è proprio questo che rende impossibile l’amore tra lui ed Eurydice, personaggio molto più concreto, consapevole, conscio del fatto che l’amore, come tutti gli ideali, non può che consumarsi in poche ore.
Quando si affronta il mito di Orfeo ed Euridice, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: “Perché Orfeo si è voltato?” Orfeo ha la possibilità di riavere Eurydice, ma non è capace di superare la propria gelosia. Deve guardarla negli occhi, per assicurarsi che l’amante gli stia dicendo la verità. E così la perde per sempre, condannandola agli Inferi.
Il finale è l’unico momento in cui il testo si discosta in modo netto dal mito originario. E questo “tradimento” del mito avviene per bocca di un personaggio fondamentale nel mito stesso: Ermes – il signor Henry nel dramma di Anouilh. Ermes è messaggero degli dei, strumento del fato. È lui che nel corso del dramma suggerisce a Eurydice e Orfeo tutte quelle decisioni che condurranno alla tragedia, ed è lui che nel IV atto pone Orfeo di fronte alla scelta tra vivere una vita ordinaria, sulle tracce del fallimento del padre, o morire insieme a Eurydice, cristallizzando il loro amore in un’immagine di eterna giovinezza e perfezione.
Orfeo sceglie la morte. Apparentemente un finale romantico, e forse questa era l’intenzione di Anouilh, o forse la vendetta di Eurydice che si consuma per mano di Ermes.
Eurydice è interpretata da una splendida Sarah Pesca, scelta dopo un provino nazionale, mentre nel ruolo di Orfeo ritroviamo Gianmaria Martini, già amato protagonista di Caligola e Prometeoedio, che riprende il suo sodalizio con Conte con una nuova prova d’attore. Nel III atto i movimenti coreografici sono di Michela Lucenti.
Ad affiancare Sarah Pesca e Gianmaria Martini ci sono un intenso Enrico Campanati nel ruolo del padre di Orfeo a cui assesta un’interpretazione sofferta e passionale oltre a ricoprire anche il ruolo di Dulac impresario/amante di Euridice. Il signor Henry è Fabrizio Matteini, Susanna Gozzetti invece interpreta la madre di Eurydice mentre il suo amante Vincenzo è Pietro Fabbri che presta il volto anche al cameriere d’albergo. Doppio ruolo anche per Alessandro Damerini che impersona il piccolo amministratore e il cameriere del buffet, Alessio Aronne è Mattia e lo Chaffeur dell’autobus è Marco Lubrano.
I protagonisti si muovono in una scena firmata da Luigi Ferrando che ricorda la Francia del primo dopo guerra tra bistrot fumosi e alberghetti clandestini e i particolari dei loro gesti e delle espressioni più intime saranno ripresi e proiettati in diretta sul palco grazie ai video curati da Luca Riccio. Il tema musicale di Orfeo è di Raffaele Rebaudengo mentre i costumi sono di Daniela De Blasio de la sartoria del Teatro della Tosse.
inizio 20.30, domenica ore 18.30, lunedì riposo