Il programma dedicato al ruolo della spiritualità nella musica intitolato musiche degli dèi con esibizioni che comprende canti, danze sacre, rituali in maschera e preghiere buddhiste
Il festival musicale del Mediterraneo chiude la sua edizione dedicata al ruolo della spiritualità nella musica, con due serate a Palazzo Ducale.
Venerdì 3 luglio alle 21 va in scena lo spettacolo dei Monaci tibetani di Tashi Lhunpo, con un’esibizione che comprende canti, danze sacre, rituali in maschera e preghiere buddhiste. A concludere la 10 giorni di concerti, sabato 4 luglio alle 21, un appuntamento unico: l’affascinante danza circolare praticata da Indira Mellou & Galata Mevlevi, ensemble derviscia tutta al femminile, per la prima volta in Italia.
Canti, danze sacre e rituali in maschera, strumenti ancestrali e preghiere buddiste, pregne di invocazioni di prosperità e benedizioni universalI: sono i Monaci del Monastero tibetano di Tashi Lhunpo, fino all’occupazione cinese uno dei maggiori centri accademici del Tibet, frequentato da oltre seimila tra studenti e monaci, nonche’ sede del Pachen Lama, secondo leader spirituale per importanza dopo il Dalai Lama. Accanto agli studi filosofici, nei monasteri tibetani sono state preservate antichissime tradizioni rituali, legate sia al canto che alla danza, nonchè alle forme del teatro popolare. Il monastero di Tashi Lhunpo ha potuto sviluppare una forte attività educativa e culturale, dedicando un particolare interesse al canto e alle danze Cham.
L’origine del Monastero di Tashi Lhunpo in Tibet risale al 1447 e la sua fondazione e attribuita al primo Dalai Lama, Sua Santita’ Gyalwa Gendun Drup. Tashi Lhunpo e, con i monasteri di Sera, Gaden e Drepung, uno dei quattro piu grandi e importanti centri culturali e religiosi del Tibet centrale.
A seguito dell’invasione cinese del 1959, il Monastero e stato ricostruito nell’esilio di Bylakuppe, regione del Karnataka nel sud dell’India, per raccogliere in modo particolare i monaci provenienti dalla regioni himalayane di Spiti, Khunu, Ladakh, Ghashar e Sangkhar.
Sabato 4 luglio appuntamento con Indira Mellou & Galata Mevlevi
Con il sufismo si fa riferimento all’aspetto esoterico dell’Islam. Il termine deriva dall’arabo tasavvuf o suf “lana”; originariamente si dava questo nome agli asceti che portavano un vestito di lana ordinaria, in segno di rinuncia alle vanità del mondo. L’idea fondamentale del sufismo ha per origine non soltanto alcuni passaggi del Corano, ma anche le numerose tesi più gnostiche, panteistiche, ecc. che circolavano nel mondo bizantino, e anche il buddhismo. La dottrina sufista è una dottrina dell’unità: la totalità delle cose create, compreso l’uomo, non è che un’immensa manifestazione della divinità. Questo panteismo condiziona il destino umano. Lo scopo del saggio sufista è quello di raggiungere una completa immersione dell’io individuale nella sostanza universale. Questa immersione (fana) si compie passando per tre tappe: l’osservanza dell’Indira Mellou Group & Galata Mevlevi Sema Ensemble Turchia la legge, alla quale il sufista obbedisce non per timore, ma per amore di Allah; l’ascetismo, la preghiera e la meditazione (è ciò che il sufismo chiama la Via); infine il raggiungimento della certezza assoluta, paragonabile alla beatitudine del buddhista che raggiunge il nirvana. Il Sema Ensemble, si esibirà questa volta con le danzatrici rotanti donne, per la prima volta in Italia , diretto da Indira Melloul direttrice della Rumi School di Parigi, studiosa della ritualità e danza estatica con Sheikh Nail Kesova, capo confraternita e direttore del Sema.