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Freedhome, per Natale in piazza Matteotti il gazebo di prodotti doc (denominazione di origine carceraria)

piazza Matteotti, Genova

Fino al 24 dicembre, in piazza Matteotti, nel cuore di Genova, il gazebo Freedhome con prodotti realizzati nelle carceri italiane. In collaborazione con La Bottega Solidale



freedhome-genovaAl Gazebo Freedhome si trovano solo prodotti realizzati da detenuti. Dall’8 al 24 dicembre, per la prima volta, La Bottega Solidale allestisce in piazza Matteotti un mercatino natalizio che offre tante tipologie merceologiche – biscotti, taralli, panettoni, formaggi, caffè, pasticceria, artigianato artistico, gioielli, abbigliamento, borse, album, cornici, quaderni, scatole e chiudipacco, tra le altre cose – ma tutte a denominazione di origine carceraria. Inoltre, per offrire un’immagine concreta di una realtà altrimenti invisibile, il gazebo ospita la mostra fotografica “Sapori reclusi” di Davide Dutto, una serie di scatti realizzati nel carcere di Alessandria dove alcuni chef hanno incontrato i detenuti e hanno cucinato con loro.

Freedhome è un nuovo marchio, nato proprio per valorizzare e sostenere il lavoro all’interno del carcere. Fra i suoi fondatori c’è La Bottega Solidale, che da anni gestisce il laboratorio O’Press nella V sezione del carcere di Marassi, dove cinque detenuti sono stati regolarmente assunti per produrre t-shirt e capi di abbigliamento serigrafati, attività lanciata con la linea “Canzoni oltre le sbarre”. Oltre alla Casa Circondariale genovese, altre dodici fanno parte di Freedhome, ognuna ha la sua cooperativa e la sua attività. A Verbania la Banda Bassotti sforna dolciumi come le Dolci Libertà di Varese, da Napoli esce il caffè Lazzarelle, a Ragusa il gruppo Sprigioniamo Sapori prepara torrone di mandorla, a Siracusa le Dolci Evasioni producono specialità siciliane, a Torino gli Extraliberi stampano magliette, a Trani il Campo dei Miracoli va dall’artigianato artistico ai taralli, a Venezia borse e capi di abbigliamento hanno il marchio Rio Terà dei Pensieri, a Rebibbia c’è il caseificio Cibo Agricolo Libero, ad Aosta il panificio Brutti e Buoni, mentre Forlì si dedica al laboratorio di carta Manolibera e la Terra Promessa di Novara è una tipografia. Sono le eccellenze dell’economia carceraria italiana.

I progetti portano la cultura del lavoro dentro il carcere, offrendo una possibilità di formazione professionale, quindi di lavoro contrattualizzato e regolarmente retribuito, infine di reinserimento sociale. Freedhome si propone anche come un luogo d’incontro fra la città e il suo lato scuro, attraverso la mostra fotografica di Davide Dutto e attraverso gli oggetti frutto di un’attività svolta per cercare di trasformare le persone, non solo le materie prime.

I detenuti che elaborano i prodotti venduti da Freedhome fanno cose belle e buone, ma non è sempre stato così. Uno di loro sarà fra i commessi del gazebo. Fino a qualche tempo fa era recluso nella V sezione del carcere di Marassi, l’alta sicurezza, luogo praticamente inaccessibile. Ora è in regime di affidamento e grazie alla buona condotta dimostrata in detenzione può svolgere attività lavorative all’esterno, quindi è stato inserito nello staff del gazebo. Prima non poteva vedere nessuno e stampava t-shirt, ora le vende al pubblico. Una storia fra tante da mettere sotto l’albero.

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