In prima nazionale dal 22 febbraio al 4 marzo in scena "I giusti" di Albert Camus, uno spettacolo incentrato sul dramam umano e sulla moralità
Dal 22 febbraio al 4 marzo in Prima Nazionale la nuova produzione del Teatro della Tosse, I giusti di Albert Camus con la regia di Emanuele Conte e la traduzione di Giulia Serafini.
In scena Sarah Pesca e Gian Maria Martini (già interpreti di Euridyce), Luca Mammoli e Graziano Sirressi (della compagnia Generazione Disagio) e il giovanissimo Alessio Zirulia.
Dopo Caligola Emanuele Conte torna a confrontarsi con un testo di Albert Camus e a riflettere sui concetti di ribellione e rivolta, temi assai cari all’autore francese.
I Giusti, ambientato all’inizio del ‘900 in Russia, narra la vicenda di una cellula terroristica che sta preparando l’attentato ai danni del granduca Sergej Romanov, ucciso a Mosca il 17 febbraio 1905.
In questa messa in scena l’attenzione si centra sul dramma umano dei personaggi di fronte a un dilemma etico, un caso di coscienza, che riguarda tutti: decidere se la violenza necessaria per perseguire e completare la ribellione possa essere giustificata e quali limiti debbano essere posti. È possibile dare una giustificazione morale alla violenza e al terrorismo rivoluzionario? Il fine giustifica i mezzi?
Si contrappongono così due visioni della rivolta, quella dettata dalla paura, che legittima qualsiasi tipo di azione, pur di ottenere lo scopo, e quella mossa dall’amore per la vita e la libertà, che pone dei limiti ai mezzi consentiti per raggiungere il sovvertimento dell’ordine costituito.
Nella messinscena di Conte, a differenza del testo originale, non c’è una collocazione temporale definita, non c’è l’azione terroristica in quanto tale ma le motivazioni ed il percorso per arrivare ad essa. I personaggi, le situazioni e le storie de I giusti potrebbero avvenire in un passato lontano, nel presente o nel futuro, in qualsiasi paese del mondo.
La storia assume così un carattere universale in cui non è possibile non scorgere i riflessi del nostro presente.
I protagonisti si definiscono sin dal titolo “i giusti” e difendono il loro operato manifestando l’intenzione di riportare proprio la giustizia al centro della vita sociale. Sono un gruppo di giovani rivoluzionari, quattro uomini e una donna, con il progetto di far saltare in aria la carrozza che trasporta il Granduca, incarnazione del potere che intendono distruggere. Al momento dell’esecuzione materiale si trovano però di fronte ad una situazione inattesa: la presenza sulla carrozza di due bambini, due innocenti. Il caso di coscienza irrompe quindi improvviso da un imprevisto ed apre una profonda spaccatura nel gruppo , in particolare tra le due figure di Stepan e Kaliayev.
Stepan prefigura quella forma di ribellismo nichilista che ha influenzato profondamente le ideologie e le derive terroristiche attraversando trasversalmente la storia dei movimenti e delle lotte nel corso della storia; la sua è una posizione radicale.
Di fronte a lui c’è Kaliayev, animato da una profonda tensione utopica, ma incapace di sacrificare degli innocenti in nome di un ideale, di commettere un male nel presente in nome di un bene teorico e futuro.
Emanuele Conte sceglie di far muovere i protagonisti in uno spazio angusto ed astratto, dove i personaggi sono costretti ad un confronto serrato senza alcuna via di fuga. I giovani terroristi, pur dando voce alle contrastanti istanze etiche che tormentano l’autore, appaiono profondamente umani, spinti dalle passioni e dai desideri dei giovani di ogni tempo.
Al centro di tutto resta quindi l’uomo, con tutte le sue contraddizioni.
Un dramma di concretezza e potenza evocativa, una situazione universale, il racconto del passato per riflettere sul presente, su ciò che accade dentro e fuori di noi quando si sceglie la violenza per sovvertire l’ordine delle cose.
Inizio alle 20.30 - domenica alle 18.30
Prezzi 14€