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La commedia di Carlo Goldoni rivistata e corretta da uno dei registi più innovativi del teatro italiano
Da venerdì 28 febbraio a domenica 2 marzo il teatro della Tosse propone il discusso spettacolo Il Sevitore di due padroni, commedia di Carlo Goldoni e riscritta per il teatro da Ken Ponzio con la regia di Antonio Latella, uno tra i registi più innovativi del teatro italiano.
Il debutto dello spettacolo a Venezia ha creato un grande clamore, la versione di Latella non è quella tradizionalmente e convenzionalmente abituale di questa opera, ma una diversa e nuova lettura che intende riaffermare la modernità del teatro di Carlo Goldoni non sottraendosi al confronto con una delle versioni più riuscite di questo testo che, nell’immaginario di chiunque entri in teatro, è la storica versione di Giorgio Strehler.
Latella riparte “da” Goldoni, “da” come lui stesso spiega, perché questo Servitore è una totale riscrittura che vuole prendere forza dalla nostra tradizione per lanciarsi in avanti, nel tempo che deve venire. Parlare con la forza della tradizione all’uomo contemporaneo per Latella oggi è un dovere, più che una necessità: “Goldoni è il nostro teatro scritto, la nostra origine… Arlecchino è il nostro Amleto, non si può non incontrarlo nel proprio cammino teatrale, almeno per me.”
La riscrittura del testo goldoniano è stata affidata a Ken Ponzio, giovane autore e drammaturgo formatosi come attore. Nel suo lavoro di riscrittura Ponzio è partito dalla considerazione che il teatro è vivo grazie al costante dialogo con il proprio presente, sotto forma di critica dialettica, e nel suo lavoro ha quindi tenuto conto degli innumerevoli cambiamenti che sono avvenuti nel corso di più di due secoli e mezzo. Ma al contempo ha voluto restituire ai personaggi “veneziani” gli impulsi delle loro maschere originali assieme ad alcuni tratti “provinciali” che tanto caratterizzano noi italiani; mentre a quelli “torinesi” (seguendo un’intuizione di Antonio Latella) ha aggiunto una nota francese nella lingua e nell’identità per renderli anche ai nostri occhi dei “foresti”. Parlano tutti la lingua italiana d’oggi tranne Pantalone il quale, orgoglioso delle proprie origini e troppo potente per adeguarsi alla lingua altrui, parla in veneziano.
Il cast di questo lavoro che nasce dalla collaborazione di tre Teatri Stabili, è formato da alcuni degli attori di Un tram che si chiama desiderio, che sono gli attori che lavorano da sempre a fianco di Latella, e altri protagonisti del teatro italiano della generazione di quarantenni.
Venerdì e sabato ore 20.30, domenica ore 18.30