Dal 9 al 12 settembre "Itineraria Hominis", una mostra per riflettere sull'intera umanità all'interno dei ruderi di Santa Maria in Passione
Dal 9 al 12 settembre, le rovine sconsacrate di Santa Maria in Passione ospita la mostra Itineraria Hominis di Werther Gasperini, secondo capitolo del ciclo “Ordres du Jour – Ordini del giorno”, inaugurato dall’artista a Bruxelles nel giugno 2016 con la mostra Ministère d’Affaires Intérieures. Gli ordini del giorno sono i punti presenti in un’ agenda immaginaria universale e collettiva, da trattare durante una “riunione” dell’intera umanità.
Due gli appuntamenti da segnare: il vernissage di venerdì 9 settembre alle 17.00 e la serata di accompagnamento poetico all’opera di sabato 10 settembre a partire dalle 19.00. Interverranno Tommaso Di Dio, Luciano Neri e Stefano Raimondi.
La migrazione e la fuga dalla guerra sono azioni che accompagnano da sempre l’uomo. In questo capitolo l’artista realizza un’opera-percorso che indaga il dramma umano dei migranti morti nel Mediterraneo. L’opera rappresenta quello che siamo, il senso dell’uomo come essere migrante, come un soggetto disposto ad affrontare importanti sconvolgimenti, quali la violenza e la morte degli altri individui.
Itineraria Hominis ci invita a riflettere sull’orrore della storia ricercando un nuovo percorso di condivisione e una parola che possa rinnovare un senso, una consapevolezza, una possibilità ma non una consolazione. L’artista dialoga con un contesto unico come la chiesa di Santa Maria in Passione, sconsacrata e in rovina, per suggellare la riunificazione di due mondi appartenenti a diverse culture e religioni volendo provocare una reazione che porti a riflettere su come sia possibile la convivenza di due alfabeti culturali e religiosi nello stesso momento e nello stesso luogo.
La chiesa di Santa Maria in Passione, un edificio che fa parte di un parco archeologico, posta sulla collina di Castello, fu il primo abitato di Genova nell’antichità. Sorta nel 1323, la chiesa subì numerose modifiche architettonico-decorative fino alla sua chiusura nel 1866 quando l’ordine religioso fu soppresso e la chiesa chiusa al culto. Quasi completamente distrutto dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, il complesso rimase in rovina fino agli anni ‘90 quando vennero effettuati interventi di recupero fino ad un successivo abbandono per mancanza di fondi.
Nel 2014 un collettivo indipendente avvertì la necessità di restituire questo spazio abbandonato alla comunità. Nacque così “La Libera Collina di Castello”, un nuovo parco culturale urbano nel sito archeologico di Santa Maria in Passione.