Vita, passione e suicidio di un uomo “superfluo” che si trova a fare i conti con la propria incapacità di vivere in un mondo al quale si sente inadeguato
Dal 20 ottobre all’1 novembre la stagione del teatro della Corte inaugura con lo spettacolo Ivanov, tratto dal testo di Anton Cechov.
Ispirato ad Amleto, ma anche all’Oneghin di Puskin, Ivanov è un intellettuale di provincia, piccolo proprietario terriero, che nel corso degli anni ha perso quell’impeto di vita, tanto ammirato da amici e conoscenti, che aveva fatto innamorare di lui la moglie Anna Petrovna e la giovane Saša. Deluso dal mondo, vive ora in una consapevole solitudine, oppresso da un oscuro senso di colpa. Ivanov è ai propri occhi un vinto. Moralmente sincero, egli non può mentire né a sé né agli altri, non può illudersi, né illudere.
Anticipando le sue opere teatrali maggiori (Ivanov è del 1887), Anton Cechov (1860-1904) svolge il racconto con dolcezza e con tranquillità, ma rompe improvvisamente il ritmo quotidiano con scene molto forti, qui concentrate soprattutto alla fine di ogni atto.
Inaugura così un teatro “moderno”, abitato da personaggi difficilmente dimenticabili, per interpretare i quali Filippo Dini (riservando per sé il ruolo del protagonista) ha chiamato a raccolta una Compagnia ben assortita, composta quasi interamente da attori formatisi (come lui) alla scuola dello Stabile di Genova.
Prezzi da 17 a 25 euro.
Tutte le sere ore 20.30. Giovedì ore 19.30.
Domenica ore 16. Lunedì riposo.