Tre angeli irrequieti, nostalgici estimatori dell'Empireo, della contemplazione e della pace dei sensi, assorbono loro malgrado le angosce del genere umano. Uno spettacolo comico con un ritmo incalzante, che fa ridere dall’inizio alla fine, spesso in maniera amara dei difetti della società
Dal 3 al 15 novembre il teatro della Tosse ospita la prima nazionale del nuovo spettacolo della compagnia Generazione Disagio Karmafulminien, figli di puttini.
Dopo il grande successo di Dopodiché stasera mi butto, il nuovo spettacolo di Generazione Disagio parte da quella preghiera nichilista recitata dai protagonisti alla fine del precedente lavoro..
Karmafulminien non lascia inascoltata quella supplica e invia sul palcoscenico tre angeli, che appaiano al pubblico in tutto il loro sbiadito splendore. Tre angeli aggressivi, pessimisti, cinici e caustici che si presentano agli umani come angeli 3.0 incarnazione della spiritualità moderna. L’uomo moderno identifica questi spiriti divini come creature funzionali alle proprie esigenze a cui votarsi per raggiungere la realizzazione dei propri desideri e bisogni terresti. Una spiritualità usa e getta e comoda come cliccare “mi piace” in un social. Nel 2015 i tre angeli sono tirati per la giacchetta solo per prendere un bel voto all’università, rimorchiare oppure vincere al superenalotto. Un interesse momentaneo per il loro operato che getta sulle “ali” sempre più fragili dei tre i mali e le brutture della vita contemporanea.
Una condizione frustrante per queste creature celesti, che desidererebbero essere come in passato degli angeli custodi, che accompagnano l’uomo dall’inizio alla fine restando al loro fianco con fatica in tutti i passaggi della vita, figure che custodiscono l’unicità dell’individuo e la consapevolezza della sua originalità, che richiamano alle potenzialità inespresse e risvegliano, vocazioni, aspirazioni e slanci ideali.
Uno spettacolo comico con un ritmo incalzante, che fa ridere dall’inizio alla fine, spesso in maniera amara dei difetti della società. Karmafulminien – figli di puttini non è uno spettacolo sulla religione, agli autori non interessa parlare di questo, bensì riflettere e ridere della spiritualità dell’uomo moderno.
Un lavoro che ragiona sulla mercificazione del culto attraverso gadget che hanno poco di spirituale e molto di marketing e sulla pornografia dei sentimenti attraverso un’iconografia che spesso imbarazza.
Lo spettacolo come nel precedente si poggia sulla collaborazione del pubblico che verrà coinvolto e diventerà protagonista a sua volta della storia e come cifra stilistica usa un’estetica kitsch che richiama le icone sacre acquistabili nei mercatini delle grandi città mischiate ai simboli della cultura popolare.
Ingresso 14 euro.
Martedì 10 ore 10 e ore 20.30; domenica ora 18.30; lunedì riposo