Luci d'Oriente, la mostra dei fratelli Zangaki a Palazzo Rosso fino al 31 gennaio. Immagini cariche di fascino il cui protagonista è il Medio Oriente
Un affascinante viaggio nella storia, quello della mostra Luci d’Oriente dei fratelli Zangaki a Palazzo Rosso. Georges e Constantine Zangaki hanno prodotto migliaia di stampe all’albumina durante la loro permanenza nei paesi del Vicino e Medio Oriente, tra il 1865 e il 1890. La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2017.
Della loro vita si conosce poco. Quasi certamente di origine greca, ma forse nati in Egitto, Georges e Constantine avevano l’atelier più importante al Cairo, mentre la filiale di Port Said era utile per le campagne fotografiche legate alla costruzione del canale di Suez (1859-1869).
Furono attivi a partire dal 1865-70 e terminarono di scattare immagini tra la fine del XIX secolo e l’inizio del ‘900.
I ritratti, che rappresentavano la principale fonte di reddito per i fotografi dell’epoca, hanno poco spazio nella loro produzione; numerosissimi invece gli scatti dedicati a Egitto, Sudan, Palestina, Siria. Le loro campagne fotografiche si svolgono a ridosso della costruzione del Canale di Suez: la grande impresa, e soprattutto la Compagnia del Canale, avevano bisogno di una narrazione fluida, di facile divulgazione e dal carattere promozionale, e il mezzo fotografico si rivelava ideale, immediatamente riconoscibile e leggibile da tutti.
Immagini cariche di fascino ma sempre presentate con un’impostazione rassicurante: inquadrature solitamente frontali, a distanza, riprese spesso dall’alto, che riuscivano a trasmettere la sensazione di abbracciare, e quindi comprendere e dominare, tutto lo spazio. Anche le immagini di figure femminili, misteriose nei veli che ne coprivano in parte il volto, ma anche indotte in accattivanti e seducenti pose “all’occidentale”, sono conformi al gusto dei probabili acquirenti: i fratelli Zangaki si inseriscono nel giovane, ma già florido mercato delle immagini, rivolto ad un pubblico “straniero”, cioè occidentale.
Infine, una particolarità che li distingue dalla quasi totalità dei loro colleghi dell’epoca: l’abitudine di ritrarsi in moltissime fotografie, come se sentissero la necessità di tramandare non solo il loro lavoro, ma anche i loro volti.
La mostra si inserisce nella programmazione di GenovaFotografia, iniziativa dei musei civici dedicata al linguaggio fotografico che si è avvalsa della collaborazione di Adriano Silingardi, fotografo e collezionista, che ha nuovamente messo a disposizione parte della sua preziosa raccolta storica dedicata al Medio Oriente.
dal martedì al venerdì 9-18.30
sabato e domenica 9.30-18.30
lunedì chiuso