Punteggiato da canzoni e musiche inedite eseguite dal vivo dal cantautore, lo spettacolo racconta l'esodo degli istriani, fiumani, dalmati e giuliani, che, in seguito al trattato di pace del 1947, lasciarono le proprie terre
Da mercoledì 8 a domenica 12 aprile al teatro della Corte va in scena Magazzino 18 di Simone Cristicchi, scritto insieme a Jan Bernas; uno spettacolo incentrato sull‘esodo degli istriani, fiumani, dalmati e giuliani, dopo che, in seguito al trattato di pace del 1947, l’Italia perse vari territori dell’Istria e della fascia costiera dalmata, con la conseguenza che quasi trecentomila persone scelsero di lasciare le loro terre natali destinate a essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia; mentre gli italiani rimasti in quelle terre dovettero affrontare enormi difficoltà, finendo alcuni nel lager comunista di Goli Otok e sparendo altri nelle “foibe” carsiche.
Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di una pagina della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. La stessa forma di catalogazione ricorre anche per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi. Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’esodo.
È proprio dopo una visita a questo “luogo della memoria” che Simone Cristicchi, colpito da questa scarsamente frequentata pagina della storia nazionale, ha deciso di ripercorrerla in un testo che prende il titolo proprio da quel “Magazzino 18” del Porto Vecchio di Trieste, dove gli esuli – senza casa e spesso prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o estenuanti viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa di poterne in futuro rientrare in possesso.
Coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto da Antonio Calenda, Cristicchi è partito proprio da quegli oggetti privati, ancora conservati al Porto di Trieste, per riportare alla luce la vita che vi si nasconde. Mosso da ideologia di parte, qualcuno si è scandalizzato. Ma l’ovazione del pubblico ha premiato, infine, lo spettacolo nel quale l’attore e cantautore evoca con partecipe emozione fatti storici ed esistenze umane, costumi e atmosfere musicali, in una personalissima variazione di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, che si potrebbe definire come “Musical-Civile”.
Prezzi: da 17 a 25 €.
ore 20.30; domenica ore 16