L’adattamento teatrale di un classico dell’Ottocento a cura di Lunaria teatro,che racconta la parabola esistenziale di un’ambizione che vuole andare al di là dei propri limiti sociali
Da mercoledì 25 a domenica 29 marzo il teatro Duse propone lo spettacolo Mastro don Gesualdo, l’adattamento teatrale di un classico dell’Ottocento scritto da Giovanni Verga.
Lunaria Teatro propone un adattamento in cui vengono conservati sulla scena i personaggi più importanti con i loro caratteri, le manie, le invidie, i rancori e soprattutto con il loro linguaggio. Quel linguaggio studiato e inventato da Verga nel rispetto della classe di appartenenza, conservandone anche la divertita e divertente ironia con la quale l’autore osserva conflitti e passioni.
Motore e centro della vicenda è ovviamente Mastro-don Gesualdo: un gran lavoratore, intelligente, fortunato negli affari, che accumula “roba”: cioè denaro, ricchezze, terre con l’ambizione di entrare a far parte del mondo dei nobili. Travolto dal vortice della sua ossessione – “fare denaro per avere più potere e avere potere per fare più denaro” – accetta di sposare donna Bianca Trao, una nobildonna decaduta, povera e senza dote, che a sua volta è costretta a sposarlo perché compromessa dal nobile cugino. Divenuto “Don”,
Mastro Gesualdo è condannato a una condizione di penosa solitudine ed esclusione: disprezzato dai nobili, che lo considerano un intruso e disprezzato anche dagli operai, suoi pari, perché lo considerano un traditore. Ma Mastro-don Gesualdo suscita invidia e odio pure all’interno della sua stessa famiglia: il padre e il cognato lo detestano e gli combinano guai finanziari che lui, generosamente, appiana; la moglie non gli perdona l’origine plebea, la figlia Isabella lo odia perché costretta dal padre a sposare il nobile spiantato e spietato Duca di Leyra che ne sperpererà il patrimonio.
Quella che Verga racconta è la parabola esistenziale di un’ambizione che vuole andare al di là dei propri limiti sociali.
Tutto questo sullo sfondo, analizzato senza giudizi morali e sempre attuale, di una situazione socio economica pre e post risorgimentale, che sta vivendo il difficile passaggio da una realtà prevalentemente agricola a una società di tipo industriale voluta e sorretta dalla nascente borghesia. Ma il pessimista Verga, infine, ammonisce il lettore (e ora anche lo spettatore), ricordandogli che «il risultato finale del progresso visto nell’insieme e da lontano, appare, nella sua grandiosità, in una luce gloriosa, nascondendo il rovescio negativoe tragico, il carico di sofferenza e miseria che la storia umana porta con sé».
Il processo di unificazione nazionale porta, infatti, oltre agli antichi conflitti irrisolti, anche tanti altri che sono ancora oggi – dopo più di 150 anni – di grande attualità: la corruzione, il sopruso, la frode, le tangenti, gli scandali bancari, gli edonistici arricchimenti illegali.
Mastro don Gesualdo è interpretato da Giovanni Costantino nel ruolo del titolo, Andrea Benfante, Alberto Carpanini, Arianna Comes, Paolo Drago, Mario Marchi, Anna Nicora, Giselda Castrini, Vittorio Ristagno e Francesca Conte.
Biglietti da 17 a 25 €.
ore 20.30, domenica ore 16