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Mostra “Per piccina che tu sia. Memorie e inquietudini dell’abitare”

Genova, Castello D'Albertis

Dal 16 giugno al 12 novembre la mostra "Per piccina che tu sia. Memorie e inquietudini dell’abitare". A cura di Vincenzo Padiglione e Maria Camilla De Palma



banner per sito_14Dal 16 giugno al 12 novembre 2017 al Castello D’Albertis “Per piccina che tu sia. Memorie e inquietudini dell’abitare” mostra e installazioni a cura di Vincenzo Padiglione e Maria Camilla De Palma dalla collezione di Fabrizio Ago, con opere fotografiche di Mohamed Keita

Sono oltre 1000 le casette souvenir da tutto il mondo che popoleranno logge, sale da pranzo e scaloni di Castello D’Albertis Museo delle culture del mondo di Genova, dimora per eccellenza di un viaggiatore globe-trotter ottocentesco.
Raccolte da Fabrizio Ago nei suoi viaggi o a lui giunte in dono da amici e parenti come riflesso dei suoi interessi professionali, queste miniature di edifici storici e di architetture locali si sono trasformate, quando si è separato, in giocattoli con cui trascorrere ore liete ed istruttive con i suoi figli, per diventare nel tempo un suo invadente gioco ed assurgere a pieno titolo a collezione di arte turistica.

Prendendo l’avvio proprio dalla visione del mondo del collezionista, la mostra propone un rapido excursus tra diverse tipologie di ripari, tende e case di tutto il mondo grazie ai materiali frutto della ricerca di Gian Carlo Cataldi e Gian Mario Aspesi (oggi visibile presso il Museo di Ghelli di San Casciano Val di Pesa), ma giunge ad esplorare l’immaginario della casa, del multiculturalismo, della crisi contemporanea dell’abitare attraverso varie tappe di un racconto visivo fatto di installazioni e immagini tra nuvole, valigie e tavole imbandite.

Quasi un compromesso tra orgoglio identitario, turismo ed arte, queste miniature ci conducono, infatti, dalla casa del collezionista, tra le vetrine del negozio di artigianato dove sono state acquistate, tra i doni impacchettati per gli amici nella stanza dell’albergo, nel museo locale dove fungono da rappresentazioni della tradizione e simboli di identità.

Sempre in bilico, queste miniature prive di contesto, collocate fuori asse, precarie o stravolte in nuvole e cumuli, consentono di pensare in modi contemporanei all’abitazione, esposta oggi a tensioni sociali e culturali tra un immaginato passato (la nostalgia di molti souvenir) ed un incerto futuro.

Il tema ombra della mostra è la casa che incontra incubi e smottamenti, terremoti reali e finanziari, cambiamenti del clima, mutui subprime, abbandoni per migrazioni o per gentrificazione, la casa popolata da abitanti di passaggio di un B&B.

Stralci di video e servizi giornalistici d’attualità fanno da sfondo a insediamenti multiculturali in miniatura che rievocano l’utopia della convivenza praticata a Sarajevo; il tema, tra nuvole e valigie si sviluppa in seguito attraversando “camere delle meraviglie” e post-esotismi, ed esplode nel finale con le opere fotografiche di Mohamed Keita, rifugiato politico arrivato in Italia nel 2010. Con la tappa Ho abitato a Termini, ci consegna le foto scattate nel 2011 tra i senza fissa dimora che come lui dormivano alla stazione.

Le ultime installazioni, che denunciano la trasformazione dei paesi in località e “non luoghi”, troviamo noi stessi trasformati in apolidi, in s/oggetti mobilitati dalla globalizzazione, affacciati sulla città e sul porto con l’interrogativo su Come andrà a finire.

Orari d'apertura:

Info
tel. 010 2723820

Orari:
Fino al 14 settembre
martedì - mercoledì  e venerdì:  10-18
giovedì: 13-22
sabato e domenica:  10-19 (ultimo ingresso ore 18)
lunedì chiuso

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