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Scandito da jingle televisivi entrati oramai nel DNA della cultura pop contemporanea, lo spettacolo racconta lo spaccato di un’epoca: la voglia di spensieratezza, l’entusiasmo ingenuo ed effimero del benessere, l’euforia fiduciosa e cieca nel ‘nuovo’.
Da lunedì 14 a giovedì 17 aprile il teatro Duse ospita il debutto regionale dello spettacolo Tutto matto: c’erano una volta gli anni ottanta.
Gli anni ’80 tornano con le loro tinte forti, gli abiti sgargianti e le pettinature esagerate, la voglia di leggerezza e il disimpegno che si respirava nell’aria, con milioni di schermi televisivi sempre accesi e spot che cadenzano la quotidianità.
Scandito da jingle televisivi entrati oramai nel DNA della cultura pop contemporanea, lo spettacolo racconta lo spaccato di un’epoca: la voglia di spensieratezza, l’entusiasmo ingenuo ed effimero del benessere, l’euforia fiduciosa e cieca nel ‘nuovo’.
La musica e le canzoni (interpretati dal vivo) intervengono come snodi drammaturgici a spiegare l’emozione dei personaggi o imprimere un passaggio di senso nella storia. La forza evocativa dei ritmi musicali arriva come un’onda che richiama atmosfere tutte colori fluo e paillettes.
Anche lo spazio scenico, suddiviso in zone d’azione, si ispira a un vero e proprio feticcio degli anni ottanta: il cubo di Rubik. E proprio come le mosse del gioco, per arrivare all’agognata soluzione, la drammaturgia di “Tutto Matto” si snoda, avanza geometricamente sino al suo esplosivo epilogo.
Tra grotteschi e paradossali colpi di scena, sempreverdi cult dell’epoca, spalline giganti, colpi di gel “effetto bagnato”, la scanzonata favola d’amore tra Alice e Sebastiano vuole anche diventare pretesto per una riflessione sul vivere contemporaneo. Così, mentre oggi sul web non fanno che moltiplicarsi le pagine nostalgiche di Polaroid, hula hop, walkman, Pippo Baudo, Drive In e chi più ne ha più ne metta, “Tutto Matto” ha un doppio volto: leggero ma anche graffiante. Lo spettacolo diventa occasione per guardarsi indietro e osservare, non senza un amaro retrogusto, da dove veniamo e cosa siamo diventati.
Di Daniele Vecchiotti, regia di Marco Pasquinucci, con Ilaria Pardini e Marco Pasquinucci, una produzione Officine Papage.
Ingresso: € 15.00 intero, € 12.00 per ridotto, € 10.00 per i giovani (fino a 26 anni).
Ore 20.30