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La bugia a cui non si può fare a meno di credere

E così anche tu hai paura ogni volta che lo scopri o che solo ti rendi conto di poterlo scoprire, non è così? Perché la fregatura è proprio riscoprire ogni giorno quello che già sappiamo essere una bugia senza avere modo di impararlo


23 Maggio 2017Rubriche > Lettere dalla Luna

letteredallaluna-quaderno-sfocatoCaro uomo sulla Luna, dimmi, di chi è la mano infame che oscura l’obiettivo e sfoca l’orizzonte, la forbice che scioglie il nodo e fa crollare le cose, la gomma che cancella i paesaggi e rivela il vuoto? Da dove arriva la goccia di veleno che allungo con il liquore?
Cos’è che mi impala? Quale diabolica ragione fa sì che esploda in me questo trucchetto meschino, il germe violento che iberna i muscoli, il mulinello ghiacciato capace di risucchiare?
È la mano della bugia, lo sai bene anche tu, la bugia che una volta smascherata non si scompone e continua a mentire.
Tu, lassù sulla tua Luna, desideravi soltanto un albero, uno qualsiasi, le cui fronde potessero nasconderti agli occhi altrui e allo stesso tempo permetterti di sbirciare e illuderti così che ci fosse un posto tutto per te in questo grande fracasso. Si, le tue fronde speciali, fino a che non torneranno ad essere fronde normali e allora cambiare albero, uno qualsiasi, come si cambia l’acqua ai fiori.

È una bugia. La tua personale bugia. Ognuno ha le proprie.

E così anche tu hai paura ogni volta che lo scopri o che solo ti rendi conto di poterlo scoprire, non è così? Perché la fregatura è proprio riscoprire ogni giorno quello che già sappiamo essere una bugia senza avere modo di impararlo. Una costante bizzarra che ci accomuna e ci inchioda ad una natura credulona, impaurita e mortale.
Bisognerebbe ridurre all’osso, sino a consumarlo, essere cani soli e affamati, tanto affamati da accettare le condizioni senza tentare di opporre resistenza trovando così l’antidoto al veleno, lo stratagemma che rende vera anche la bugia. Ma sono storie, queste, che chi le vive non saprebbe come spiegarle e allora qualcuno le scrive o le legge nei libri, qualcuno né uno né l’altro. Non fa differenza, perché il rimorso per non avere abbastanza fame unisce gli uomini in un’unica specie e ci consuma, a te come a me, coscienti o meno. È la mano della bugia, a cui non si può fare a meno di credere.

 

Gabriele Serpe


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Lettere dalla Luna | Rubrica

Lettere dalla Luna | Rubrica

"L'ho fatto di nuovo, me ne sono andato. Ancora una volta quassù con le gambe a penzoloni. Ho ritrovato il cappello dove lo avevo lasciato e me lo sono rimesso in testa, lentamente, senza rimpianti; ho sfilato dallo zaino il piccolo quaderno granata e ho iniziato a scrivere l'ennesima lettera dalla luna. Per guardarvi da lontano, per pensarvi da vicino. Sotto ai vostri letti, fra i vestiti e la canfora dentro agli armadi, negli angoli della sala dove si ammucchia la polvere. Vi penso da lì, e disturbo, in rispettoso silenzio, l'intimità del guscio, l'inviolabilità della tana, il buio del nascondiglio".

Tutte le puntate

L’autore | Gabriele Serpe

Giornalista, cantautore e poeta. Fondatore di "Era Superba" e direttore dal 2008 al 2015. Ha pubblicato due raccolte di poesia "La Moda Del Lento" (2007, Editrice Zona), "L'Ego Nel Pagliaio" (2001, Nuova Editrice Genovese) e due dischi "Uno" (2014, Areasonica Records) e "Chi Cerca Trova" (2010, Areasonica Records).

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