La vita è tutta intorno, un malloppo di scariche elettriche senza capo né coda, amori chimici, silenzi cosmici e tu risucchiato dentro, ignaro e insignificante, a trasportare con fatica da una sponda all'altra dell’unico fiume possibile un corpo che pensa
So che non esiste assunto capace di dare un senso a questa ammucchiata, niente di comprensibile, niente di importante. E so che una volta intuito non è possibile dimenticarlo. La vita è tutta intorno, un malloppo di scariche elettriche senza capo né coda, amori chimici, silenzi cosmici e tu risucchiato dentro, ignaro e insignificante, a trasportare con fatica da una sponda all’altra dell’unico fiume possibile un corpo che pensa.
Ma sei così piccolo e le ossa tue così sottili e la corrente del fiume è così forte! L’acqua corre e si schianta sulle caviglie, ti fa paura la traversata da solo. Dall’altra sponda ti osservano i genitori. Ti volti intorno famelico cercando qualche esempio da seguire, trovi ominidi che sembrano più sicuri di te e provi fiducioso a ricalcarne i passi. La corrente non si placa mai, la paura di scivolare e finire chissà dove certi giorni fa tremare le gambe. Arrivi persino ad implorare il corpo di rimanere corpo e basta, di liberarsi del pensiero, arrivi a rinnegarlo, a condannarlo, il pensiero. Colpevole di aumentare il peso da trasportare complicando la tua personale via crucis, un passo alla volta dietro i passi di quelli che non scivoleranno e non faranno scivolare neanche te.
Taci pensiero.
Lui ripete ogni giorno che alla vita non c’è rimedio e che rinunciare a sponda e traversata è insensato tanto quanto non farlo. Proprio così. “Abbandonare i più sicuri e accettare l’unica direzione reale e contro cui combatti per rimanere in equilibrio: quella del fiume e della sua corrente. Un giorno sarà morte o soltanto mare”.
Taci.
Hai imparato a non scivolare, non finirai chissà dove. Continuerai a menare i pugni al contrario colpendo te stesso e non la paura, che rimarrà lì a fissarti, intonsa. Il terrore di percepire quanto non vuoi percepire sarà un amico che continuerà a consigliarti male e convincerti facile.
Hai imparato a metterti dalla parte del giusto, a non dubitare dei tuoi valori, stai tranquillo, non finirai chissà dove. Illuditi di saperla lunga e fai rumore, sempre, non smettere di fare rumore per non sentire il brusio profondo e vero, il sottofondo stonato dell’universo che se la ride e continua pure a lamentarti della vita senza sapere cosa significa. Niente.
Taci!
So che sei frastornato dai pugni che ti meni, che i tuoi banali tentativi non porteranno dove tu ti sei immaginato di arrivare e so anche, essere umano, che non vuoi sentirtelo dire.
"L'ho fatto di nuovo, me ne sono andato. Ancora una volta quassù con le gambe a penzoloni. Ho ritrovato il cappello dove lo avevo lasciato e me lo sono rimesso in testa, lentamente, senza rimpianti; ho sfilato dallo zaino il piccolo quaderno granata e ho iniziato a scrivere l'ennesima lettera dalla luna. Per guardarvi da lontano, per pensarvi da vicino. Sotto ai vostri letti, fra i vestiti e la canfora dentro agli armadi, negli angoli della sala dove si ammucchia la polvere. Vi penso da lì, e disturbo, in rispettoso silenzio, l'intimità del guscio, l'inviolabilità della tana, il buio del nascondiglio".
Giornalista, cantautore e poeta. Fondatore di "Era Superba" e direttore dal 2008 al 2015. Ha pubblicato due raccolte di poesia "La Moda Del Lento" (2007, Editrice Zona), "L'Ego Nel Pagliaio" (2001, Nuova Editrice Genovese) e due dischi "Uno" (2014, Areasonica Records) e "Chi Cerca Trova" (2010, Areasonica Records).
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok