Auguro a chi ancora ha la forza per rimanere attaccato con le unghie a qualsivoglia appiglio, di riuscire a tirare fuori tutto il possibile per non mollare la presa. Arriveranno appigli più sicuri, abbastanza comodi per riprendere fiato
E chi diamine può dirlo se esiste una salvezza. Da cosa dobbiamo salvarci? Che ne so. Qualcuno direbbe dal peccato originale, per esempio, ma personalmente non accuso questo atavico peso, non me ne vogliate. “Visioni di anime contadine in volo per il mondo”, questo ci raccontano dai paesi di domani le “Anime Salve” di De André e Fossati. E dai paesi di oggi? Io per non saper né leggere né scrivere ho iniziato da mesi a zappare e a fare l’orto. Però vivo ancora in città e qualche sera fa ho fatto un incontro tipicamente urbano: un’amica portava fuori il cane a cagare per strada, raccoglieva l’esito e lo gettava nei cassonetti dei rifiuti, dove qualche cristo sarebbe passato poco dopo a cercare qualcosa da riutilizzare. Non la vedevo da parecchi anni, ci siamo fermati a parlare. “Non me ne frega più nulla, guarda. Ho perso qualsiasi fantasia. È come se avessi intorno un guscio, quello che sta fuori, rimane fuori! Convivo con il mio ragazzo…”, vi risparmio il resto della conversazione perché è semplicissimo immaginarlo anche senza avere idea di chi sia la mia amica, solito copione: si vedono la sera a casa dopo il lavoro, sono stanchi, cena, tv, nanna presto ecc, arriverà un bambino e lo infileranno anche lui nel guscio.
In quel momento ho pensato che salvarsi fosse riuscire a non fare mai una vita come la sua neanche per pochi mesi. Poi mi è sembrato subito un pensiero troppo semplicistico: vuoi dire che basta non avere un lavoro stabile, un cane, una casa formato nido d’amore e una tv accesa per raggiungere la salvezza? Boh, magari può essere un buon inizio, mi sono risposto, forse per rincuorarmi un po’, essendo io tutto fuorché salvo ed appagato nonostante sia libero da cane, lavoro stabile, nido d’amore e tv.
Ho ripensato diverse volte a quell’apparentemente inutile conversazione. “Non me ne frega più nulla, guarda. Ho perso qualsiasi fantasia”. Io sto come lei. Questo è il punto. Così oggi penso a tutte le persone nate come me e la mia amica negli anni ‘80. Stiamo come lei, vero? Qualunque sia la vita che stiamo conducendo, ci immagino tutti dentro al guscio, non ce ne frega più nulla e abbiamo perso qualsiasi fantasia. È da ciò che intendo salvarmi.
E auguro a chi ancora ha la forza per rimanere attaccato con le unghie a qualsivoglia appiglio, di riuscire a tirare fuori tutto il possibile per non mollare la presa. Arriveranno appigli più sicuri, abbastanza comodi per riprendere fiato, il panorama sarà stupendo e, soprattutto, saremo ancora capaci di apprezzarlo.
Gabriele Serpe