Intanto l'Imu cambia nome, i decreti del nostro governo vengono trasformati in slogan per poter essere apprezzati anche dai bambini e i titoli continuano a dettarli i più furbi che sanno sempre cosa dichiarare. Beati loro
Il sabato pomeriggio si contano poche anime, sarà che piove da giorni, mentre l’acqua sottile si insinua fra le pietre che calpesto e le pulisce. Sono ancora poche le serrande alzate, l’ora della merenda è silenziosa dalle nostre parti, nelle strade del centro come sull’autobus. Non è desolante, non è triste, se dietro le persiane ci sono i caloriferi e gli schermi accesi, gli anziani da accudire, i figli e i cani hanno bisogno di amore.
Sembra un bando andato deserto, questo sabato uggioso. E anche se non mi vedo, mi immagino con lo sguardo simile a quelli che incrocio, lo sguardo di chi durante la festa rimane da solo a guardare gli altri, scopre il trucco e non si diverte più.
Intanto l’Imu cambia nome, i decreti del nostro governo vengono trasformati in slogan per poter essere apprezzati anche dai bambini e i titoli continuano a dettarli i più furbi che sanno sempre cosa dichiarare. Beati loro. Da un televisore in vetrina appare Scajola con il nodo in gola al cospetto di una massaia opinionista, accelero il passo.
Sognare un giorno di portare via le palle da questo luna park in disuso non mi aiuta a vivere meglio il presente. L’attesa per qualcosa di migliore che verrà è una pastiglia capace di sedare la cronica disillusione. Ma è una bugia, l’ennesima.
Gabriele Serpe