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Penso a tutte le albe a cui non ho assistito, quasi tutte le albe della mia vita, lasciate ad altri occhi, ad altre vite. Ma non è aspettando il sole tutti i santi giorni che si impara il segreto...
Apro gli occhi, la luce fioca filtra appena dietro la tenda, il sole ha mosso i primi passi, sono le 6:04. Domenica. Mi alzo lentamente, attento a non urtare nulla per non fare rumore. Non voglio accendere la luce, aspetterò che il sole faccia il suo corso. Scosto la tenda, non mi basta. Apro la finestra, l’aria fredda e umida mi investe e invade la stanza, si attacca alle pareti, odora di asfalto e foglie cadute, bagnate.
La prima lacrima arriva da molto lontano, riesco a farle spazio allargando la gola, abbasso le palpebre un attimo prima e le riapro bagnate, provo sollievo al contatto, caldo, con la pelle. Che bellezza l’aurora. Penso a tutte le albe a cui non ho assistito, quasi tutte le albe della mia vita, lasciate ad altri occhi, ad altre vite. Ma non è aspettando il sole tutti i santi giorni che si impara il segreto. Non è così che funziona, mi dico, è questione di attimi, nulla è in posa. Il cammino è costellato di doni che si schiudono per poi richiudersi immediatamente e fuggire altrove. Provare a coglierli è il nostro destino di uomini. È tutto molto semplice, vivere è semplice. E noi siamo infelici solo perché non sappiamo di essere felici. Sì, questo è il segreto. Aveva ragione Kirillov.
Gabriele Serpe