Premessa inutile, non ho la verità in bocca. Lungi da me come la più fioca delle stelle. Pensavo, che cosa fai nella vita? A domanda viene ovviamente da rispondere con il proprio lavoro, ergo quello che facciamo per racimolare il denaro che ci serve per avere una casa e tutto il corredo; che poi, è […]
Premessa inutile, non ho la verità in bocca. Lungi da me come la più fioca delle stelle.
Pensavo, che cosa fai nella vita? A domanda viene ovviamente da rispondere con il proprio lavoro, ergo quello che facciamo per racimolare il denaro che ci serve per avere una casa e tutto il corredo; che poi, è anche logica come risposta, ché il tempo impiegato nella propria attività remunerata è la fetta più grossa della torta insieme a quella occupata dal sonno o sogno che dir si voglia. Che fregatura. Fin qui, siamo sicuramente tutti d’accordo.
Bisogna accontentarsi di poco, di quel che resta. Gli spietati se ne fregano e ci lasciano qui a riflettere, loro tagliano il filo e tu non ne sai più niente, salgono sul treno e non ritornano (citazione pop). Noi, invece, ci accontentiamo di poco. La chiave sta tutta in quel “poco”. Se uno chiedesse: che cosa fai quando non lavori? Mmm. Ho paura che le risposte sarebbero ancora più noiose e banali di quelle legate al lavoro. Si è stanchi, è fisiologico, la sera si è stanchi. Ma la sera è quel “poco”. E nelle giornate di festa? In quelle comandate mangiamo tutti le stesse cose, che teneri.
Aldilà del lavoro, delle tradizioni culinarie, aldilà delle ricorrenze, delle usanze… Pensavo, che cosa fai nella vita? Lottare fino alla morte perché quel “poco” non sia uguale a niente è la sola guerra che meriti di essere combattuta.
Gabriele Serpe