Sarebbe un peccato imperdonabile accorgersene solo alla fine, che di ogni giorno c'è sempre una piccola parte che sfugge al tempo e rimane, come le briciole dei biscotti sul fondo della tazza
Quante lune sono passate sopra le nostre teste e prima su quelle dei nostri avi, prova a contarle. Mentre il vento scrosta gli intonaci e l’umidità annerisce le facciate all’ombra. Pensa alle banane sul tavolo, alla muffa sulle arance.
Il tempo passa, anche senza di te.
Pensa agli uccelli migratori, li osservi schiacciato dalla gravità con la testa in su, loro partono da casa per andare a casa e se scegliessi di fermarti dove sei e se fossi capace di aspettare, li vedresti tornare, ancora una volta, a casa.
Guarda il sole, aspettalo sino a che non sparisce. La notte passa come pioggia sottile, anche senza di te. Il primo sole colorerà ancora una volta le gocce di rugiada fra gli alberi, la terra si aprirà alla luce.
E dopo cosa c’è da capire ancora?
Apri il petto, fai scricchiolare le costole, respira a pieni polmoni. Perché sarebbe un peccato imperdonabile accorgersene solo alla fine, che di ogni giorno c’è sempre una piccola parte che sfugge al tempo e rimane, come le briciole dei biscotti sul fondo della tazza.
Gabriele Serpe