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Genova come set cinematografico: una città complicata da raccontare, che riesce a svelarsi in tutte le sue sfaccettature quando diventa l'ambiente nel quale prendono vita drammi, commedie, passioni. Proponiamo non un elenco esaustivo di tutti i film girati a Genova, ma un viaggio fra le pellicole, note e meno note, in cui Genova riesce a dare il meglio di sé
La settima arte ama Genova, da sempre. Negli ultimi anni il capoluogo ligure ha ospitato soprattutto spot pubblicitari e riprese televisive, ma è proprio attraverso il cinema che la città, probabilmente anche oltre le intenzioni dei vari registi, ha spesso assunto un ruolo da protagonista, trasformandosi da semplice quinta scenica a vera diva della storia.
Non vogliamo elencare qui tutti i film che sono stati girati a Genova, abbiamo scelto quelle pellicole dove a nostro giudizio la nostra città è riuscita a dare il meglio di sé. E, in questo senso, non si può che partire citando il meraviglioso Le Mura di Malapaga del 1949, film con il quale il regista René Clement vinse a Cannes e guadagnò l’Oscar Onorario nel 1950 come miglior film straniero (le attuali categorie furono introdotte solo nel 1956).
Questa pellicola, solitamente trasmessa ad orari impossibili sulle reti minori delle tivù generaliste, si può ora fruire più facilmente grazie alla rete, e ci mostra struggenti immagini di una Genova che fu. Il film fu girato intorno alle attuali Piazza Cavour, via del Colle, Sottoripa; le Mura del titolo in realtà appaiono raramente, ma poiché erano il luogo dove anticamente venivano incatenati e lasciati a patire fame, sete e freddo all’aperto coloro che non onoravano i propri debiti, hanno una valenza fortemente evocativa rispetto alla trama.
Vedere Jean Gabin che, in uno splendido bianco e nero, si aggira lungo i negozietti di Sottoripa, percorre i vicoli fino alla bettola dove incontrerà Marta (una dolente Isa Miranda che vinse a Cannes come attrice protagonista), ci fa inevitabilmente riflettere su quanto abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi, e su quello che non potremo più vedere. La scelta della location genovese del film pare si debba allo sceneggiatore, Alfredo Guarini, marito di Isa Miranda nato a Sestri Ponente.
Da un film pluripremiato ad uno volutamente dimenticato: Una voglia da morire, film del 1965 di Duccio Tessari con Raf Vallone e Annie Girardot, una commedia con tinte gialle dove si racconta di una coppia di amiche, signore dell’alta borghesia milanese, che, in vacanza ad Arenzano, decidono quasi per gioco di prostituirsi con i camionisti di passaggio sulla statale. In questo caso la nostra regione, luogo del delitto, risulta più evocata che mostrata: in ogni caso la pellicola fu sequestrata ed il regista denunciato per oscenità; solo due anni dopo caddero le accuse, ma il film non ebbe più alcuna visibilità e della bobina risulterebbero sopravvissute solo due copie.
In quegli anni la nostra città non era certo in gran spolvero dal punto di vista turistico. Incerta sul come ricostruire il complesso di Madre di Dio, il Carlo Felice ed il Porto Antico, stretta fra gli Anni di Piombo che erano già iniziati ed un ruolo industriale sempre più arduo da sostenere, vede i set spostarsi verso il Ponente cittadino: Cornigliano ed il gasometro dell’Italsider (abbattuto nel 2007) sono i protagonisti di molte scene clou del B-movie Mark il poliziotto spara per primo del 1975, con sparatorie, inseguimenti e l’allora divo dei fotoromanzi Franco Gasparri che sgommava a bordo di una Lancia per le vie del quartiere.
Il gasometro sarà poi ancora la location all’ombra della quale si dipana la vicenda di Padre e Figlio, il film del 1994 di Pasquale Pozzessere, dove un padre (Michele Placido) portuale a Genova, deve affrontare il figlio, Stefano Dionisi, che rientrando dal servizio militare (altra cosa smantellata, al pari dell’ Italsider) non ha alcuna intenzione di ereditare il lavoro del padre preferendo vivere di espedienti e sognare la fuga, in qualsiasi modo riesca ad ottenerla.
Qui abbiamo riprese del quartiere mentre il ragazzo vaga rabbiosamente in moto, soffocato fra acciaierie e Stazione merci , ed attraverso lo scontro generazionale viene offerto il ritratto di una città che sa perfettamente di non poter proporre il vecchio modello di economia statalista ma è incapace di trovarne uno nuovo, così che, vent’anni dopo, siamo ancora tutti intorno al capezzale della capacità produttiva di Genova.
Ma se molto incerto è il cammino industriale e commerciale, molto più spedito, per fortuna, è stato quello culturale ed ambientale. Pur fra mille passi falsi, partenze in salita e dubbi, dalle Colombiadi del 1992 in poi l’attrattiva turistica di Genova si è sviluppata quasi senza che i cittadini se ne rendessero conto. Grazie poi alla costituzione, nel 1999, della Genova Liguria Film Commission, Fondazione creata da Regione Liguria, Comune di Genova ed altre realtà territoriali liguri, che ha come scopo il marketing territoriale, la produzione audiovisiva è letteralmente esplosa nel nostro territorio. Non solo: prima della GLFC esisteva la Italian Riviera Alpi del mare Film Commission, sulla falsariga dell’esempio americano e fra le prime ad essere attive in Liguria; lo scopo, oltre a promuovere il territorio, è anche facilitare l’ottenimento di permessi, autorizzazioni, collaborazioni da parte di privati per concedere i propri beni durante le riprese.
Grazie a questa preziosa sinergia fra privati, enti locali ed operatori si sono arrivate in città, solo per rimanere al cinema, nel 2004 Agata e la tempesta del regista Silvio Soldini, che poi, innamorato della magia del luogo, nel 2007 ambienterà qui anche Giorni e nuvole, con Margherita Buy e Antonio Albanese.
Fra queste due pellicole c’è la produzione internazionale del film Genova di Michael Winterbottom, che vede Colin Firth (Premio Oscar per Il discorso del Re nel 2011) nella parte del vedovo che, arrivato in città con le due figlie, proprio da Genova prova ad iniziare una nuova vita dopo il lutto.
In queste ultime produzioni la città, con le due riviere, vengono inevitabilmente messe in bell’evidenza; non a caso si sono anche moltiplicati spot pubblicitari, videoclip e serie televisive ambientate fra il Porto (una delle viste più gettonate, spesso dal mare ma anche dalla Spianata) i vicoli e Corso Italia.
A partire dal 2010, poi, tutte queste produzioni possono contare sul Cineporto, la palazzina ex- Italsider, di fronte all’altoforno, integrata con la non distante Villa Bombrini, dove Genova Liguria Film Commission ha la propria sede. E tutto questo, oltre all’indubbio ritorno di immagine per la nostra Regione, rappresenta un giro di affari di tutto rispetto: l’area ospita infatti 44 piccole imprese e diversi studi professionali con un centinaio di persone occupate ed un indotto in costante crescita (dati maggio 2014).
È addirittura di questi giorni l’uscita di un bando che per la prima volta mira a sostenere le piccole produzioni audiovisive locali, istituito proprio dalla Genova Liguria Film Commission: l’iniziativa si chiama Sarabando (sic) e resterà aperta fino al 30 gennaio 2015.
Insomma, qualcosa si muove e, sia pure in minima parte, prova a rimediare ai numerosi danni causati da una crisi feroce che a Genova ha forse mietuto più vittime che altrove.
Perché se è pur vero che oggi con la cultura non si mangia, a volte però qualche pranzetto aiuta a prepararlo.
Bruna Taravello