I numeri impietosi, le graduatorie da ripensare, gli sfratti da arginare. Il Comune non è riuscito a fronteggiare quella che è ormai una vera e propria piaga sociale. Ma la partita non è ancora conclusa e l'assessore Fracassi vuole dare nel breve risposte concrete. Facciamo il punto
A Genova, così come in tutto il territorio italiano, cresce l’emergenza abitativa e la richiesta di case popolari, anno dopo anno, continua ad aumentare. Per l’ultimo bando Erp (edilizia residenziale pubblica) del capoluogo ligure, infatti, sono arrivate oltre 4000 domande. Ma il Movimento di lotta per la casa – rete solidale auto organizzata dal basso, composta da giovani e meno giovani, lavoratori, precari e disoccupati, che mette in pratica azioni di occupazione delle case sfitte (che sarebbero dalle 20 mila alle 30 mila a Genova), sovente proprietà di grandi enti (di natura pubblica ma soprattutto privata, come fondazioni, istituzioni, ecc., spesso di carattere religioso) a favore di famiglie rimaste senza un tetto – stima che il fabbisogno abitativo sia per lo meno il doppio, circa 8500 appartamenti. Nel contempo, la disponibilità di alloggi Erp in città è pressoché sempre la stessa, e le assegnazioni annuali non raggiungono quota 300. Senza dimenticare che, nella triste classifica degli sfratti relativi al 2013, il Comune di Genova con 1164 sfratti (1087 dei quali per morosità) convalidati dal Tribunale, si piazza stabilmente al 5° posto, dopo Roma, Torino, Milano e Bologna.
Sarebbe fin troppo facile parlare di emergenza quando, invece, questi dati sono la conferma di una piaga nazionale ormai endemica che, dunque, chiama in causa lo Stato centrale, finora incapace di rilanciare una seria politica abitativa e reticente a finanziare sia nuove case popolari, sia il fondo di sostegno agli affitti. A ruota, però, la responsabilità ricade anche sulle istituzioni locali, Regioni e Comuni, che nonostante le scarse risorse disponibili (in particolare a livello comunale), devono necessariamente approntare nuovi strumenti per rispondere al disagio di una fetta sempre maggiore di popolazione.
Partiamo dai “freddi” numeri, forniti lunedì scorso da Palazzo Tursi. Innanzitutto l’assessore comunale alle Politiche sociali, Emanuela Fracassi, insediatasi da pochi mesi, ha confermato che la pubblicazione della graduatoria provvisoria avverrà il prossimo 28 febbraio, in notevole ritardo rispetto al passato, visto che solitamente essa veniva pubblicata in autunno. Il ritardo è dovuto al cambio di sistema informatico e al numero sempre più alto di domande, anche se il termine per presentarle è scaduto nel febbraio 2013. Se questa tempistica sarà rispettata la pubblicazione della graduatoria definitiva dovrebbe avvenire a marzo o aprile, per poi arrivare alla pubblicazione del nuovo bando entro l’estate. Nel frattempo, gli alloggi che si liberano vengono assegnati a chi è nella vecchia graduatoria, mentre chi un anno fa (e anche prima) ha chiesto per la prima volta un alloggio popolare, o chi era stato escluso dall’ultima graduatoria, saprà solo tra alcuni mesi se sarà ammesso oppure no, e se potrà sperare di avere una casa. Di conseguenza, anche le innumerevoli nuove situazioni di emergenza figlie della perdurante crisi, rimangono senza voce.
Le domande presentate per il bando Erp 2012 sono state 4221 con un incremento rispetto al bando precedente del + 7,24%. A fronte di una domanda così massiccia, nel corso del 2013, sono stati assegnati solo 267 alloggi Erp, mentre le volture (ex art. 12 L.10/2004) – ovvero l’intestazione di alloggi a persone dello stesso nucleo familiare dell’intestatario dell’appartamento, dopo che questo è deceduto o ha lasciato l’alloggio – sono state 119.
L’attività di ristrutturazione, invece, ha riguardato complessivamente 170 alloggi (sia Erp, sia del patrimonio comunale disponibile non Erp).
Gli sgomberi eseguiti nel 2013 sono stati 55, dei quali 32 a causa di occupazioni abusive, 8 per occupanti senza titolo, 13 per morosità colpevoli, 1 per abbandono, 1 per mancato possesso.
Nel territorio di Genova il patrimonio totale Erp – di proprietà per metà del Comune e per l’altra metà di Arte Genova (Azienda regionale territoriale per l’edilizia) – è di circa 9500 alloggi popolari. «Soltanto con il patrimonio pubblico è evidente che non possiamo dare una risposta concreta ad un’esigenza crescente – ammette l’assessore Fracassi – Ci vorrebbe davvero una città più accogliente. Mi rendo conto, però, che più aumenta la povertà più si inaspriscono le relazioni sociali. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti. Noi come istituzioni, ma anche dei privati proprietari. Mi riferisco soprattutto ai grandi enti che dispongono di numerosi appartamenti sfitti e che, invece, magari tramite appositi accordi con l’Agenzia sociale per la casa, strumento che intendiamo rilanciare con forza, potrebbero essere affittati a canoni calmierati».
In primis è necessario accelerare i tempi di stesura della graduatoria perché «Il ritardo nell’aggiornamento del punteggio di chi è già in graduatoria da anni, inevitabilmente procrastina la possibilità di fare domanda per tutti quelli che, in numero crescente, devono presentarla per la prima volta – sottolinea Stefano Salvetti, segretario del Sicet (Sindacato inquilini casa e territorio) – Infatti, il dato delle graduatorie è sottostimato, visto che circa un terzo di chi ha i requisiti rinuncia a causa dei tempi biblici di assegnazione».
In questo senso, il consigliere comunale Pd Cristina Lodi (presidente della Commissione Welfare), dalle pagine di Repubblica (24 gennaio 2014), propone “…bisogna dividere la domanda in categorie, in modo da realizzare graduatorie parallele che si smaltiscano più velocemente. Ci sono persone disagiate o anziane, che una casa da sole non sono in grado di mantenerla, e così si potrebbe pensare a delle coabitazioni, cioè a degli alloggi assegnati in condivisione, magari con l’assistenza del Terzo settore. È un modo per ottimizzare gli spazi a disposizione e rispondere a più domande”.
«Quella delle graduatorie di tipo parallelo è una buona idea che stiamo approfondendo – spiega l’assessore Fracassi – Secondo me occorre soprattutto creare una stretta sinergia tra l’amministrazione e le realtà del Terzo settore. Oggi, e sottolineo giustamente, chi arriva in testa alla graduatoria è un soggetto a reddito zero che ha necessità di essere sostenuto e spesso già proviene da una situazione di sostegno. Dobbiamo creare una rete più attenta tra queste parti in gioco. Il problema, come noto, è la ristrettezza del bilancio comunale. Però, in prospettiva, nell’ambito della riqualificazione di spesa del Comune, il sostegno all’abitare deve diventare un percorso prioritario di attenzione. Questa impostazione è condivisa anche dalle organizzazioni del Terzo settore che si confrontano ogni giorno con persone che vivono il dramma del disagio abitativo».
«La nuova legge regionale sull’edilizia sociale, attualmente in discussione, consentirà ai Comuni di redigere dei regolamenti più elastici – racconta il segretario Sicet Salvetti – La graduatoria, però, è materia da trattare con estrema cautela. Allo stato attuale il sistema assegna un punteggio maggiore ai soggetti più disagiati che, però, nello stesso tempo dovrebbero essere affiancati con adeguati meccanismi di sostegno che consentano loro di non cadere nella morosità». Per quanto riguarda la divisione in sottocategorie, Salvetti manifesta alcune perplessità «Parliamo di un tema delicato che coinvolge uomini e donne in carne e ossa, con un diverso vissuto alle spalle. Vista la scarsa disponibilità di alloggi popolari (meno di 300 assegnazioni all’anno), non possiamo creare una graduatoria spezzettata, in cui proprio le persone più deboli corrano il rischio di rimanere escluse».
La criticità principale che affligge gli alloggi Erp genovesi è storicamente la carenza di un’efficace manutenzione che consenta un pronto recupero degli appartamenti liberati, per destinarli immediatamente ai legittimi assegnatari. «A dire il vero la situazione era effettivamente così fino a qualche tempo fa – risponde l’assessore Fracassi – In questi ultimi 5-6 anni si è investito molto nel recupero di alloggi Erp sfitti e ne sono stati rimessi in circolo circa 800. Dei 267 appartamenti assegnati nell’ultimo anno, 130 sono quelli ristrutturati. Su 9500 alloggi oggi stimiamo che gli appartamenti sfitti siano 300 (150 del Comune e 150 di Arte Genova)».
Ma se la casa popolare è la soluzione per affrontare i picchi di crisi «Questo meccanismo dovrebbe consentire una maggiore rotazione nelle assegnazioni – aggiunge Fracassi – Invece, su 9500 alloggi complessivi, ogni anno se ne liberano soltanto 150. Inoltre, bisogna essere più severi anche sui vincoli delle volture. Esistono sicuramente delle situazioni in cui le volture sono opportune, ma è altrettanto vero che le case popolari non possono trasformarsi in una sorta di eredità».
Secondo Arte Genova ogni anno si sfittano circa 350 alloggi del patrimonio complessivo Erp (Comune e Arte). «Su 350 alloggi, però, solo l’8% viene messo subito a reddito per consegnarlo al Comune che procederà con l’assegnazione – spiega l’amministratore unico di Arte Genova, Vladimiro Augusti – Ben l’80% di questi appartamenti viene mandato in manutenzione perché necessita di importanti interventi che impediscono l’assegnazione in tempi brevi. Mentre il 10% presenta problemi risolvibili con piccoli lavori manutentivi e normalmente, nel giro di 3-4 mesi, viene reinserito nel circuito Erp».
Conseguenza inevitabile di simili percentuali è il continuo accumularsi di alloggi in manutenzione oppure sottoposti a ristrutturazione «Stiamo studiando con la Regione delle possibili soluzioni – continua l’amministratore di Arte Genova – Quest’anno verrà finanziata la ristrutturazione di alcuni sfitti e posso anticiparle che, nel giro di 4 mesi, li immetteremo nel circuito».
Arte Genova si occupa della manutenzione ordinaria di tutti gli alloggi Erp, sia di sua proprietà che di proprietà comunale «Sul nostro patrimonio gestiamo anche la manutenzione straordinaria – afferma Augusti – Per quanto concerne gli alloggi popolari di proprietà comunale, invece, gli interventi straordinari spettano al Comune».
Tutto ciò ha fatto sì che, in questi anni «Grazie a fondi nostri e finanziamenti della Regione, la manutenzione sia sempre stata eseguita – sottolinea l’amministratore di Arte Genova – Quindi, oggi il patrimonio di Arte non risulta obsoleto e non presenta rilevanti criticità, essendo stato correttamente mantenuto nel corso del tempo».
I problemi maggiori, secondo Arte, affliggono gli alloggi di proprietà comunale «Bisogna considerare che il Comune ha continuato ad aggregare un determinato tipo di utenza, fragile e disagiata, nei medesimi contesti, creando situazioni di marginalità particolarmente difficili da gestire – conclude Augusti – Le faccio l’esempio degli ascensori. Il Comune ha investito circa 500 mila euro sugli impianti delle case popolari e anche Arte ci ha messo del suo. Ebbene, il 30% dei guasti risulta dovuto al perpetrarsi di atti vandalici».
Per il sindacato inquilini, il nodo da sciogliere resta quello della mancanza di risorse destinate alla manutenzione delle case popolari «Quando un appartamento si sfitta dovrebbe essere subito sottoposto a manutenzione – spiega Salvetti – Ma occorrono finanziamenti dedicati che, purtroppo, oggi non ci sono. Nel passato la Regione ha investito un po’ in questa direzione. Negli ultimi 2-3 anni, infatti, sono stati recuperati complessivamente circa 500 alloggi. Diciamo che Arte Genova, anche tramite operazioni immobiliari quali ad esempio la vendita di circa 600 appartamenti, avvenuta alcuni anni fa, riesce ad incamerare le risorse necessarie per realizzare gli interventi straordinari».
Tuttavia, su 9500 Erp in città, circa la metà sono di proprietà del Comune «Nel passato le leggi nazionali finanziavano sia le aziende regionali per l’edilizia, sia i Comuni – continua il segretario Sicet – Oggi, invece, il Comune si trova senza fondi per eseguire le manutenzioni straordinarie. Invito il Sindaco Marco Doria a darsi una mossa: si allei con gli altri sindaci delle aree metropolitane e, insieme, vadano a battere i pugni sul tavolo, direttamente a Roma». Secondo Salvetti «Ormai l’edilizia pubblica sembra essere appannaggio solo delle Regioni. Ma in Liguria il disavanzo economico relativo al comparto sanitario pesa come un macigno, a scapito delle politiche per l’abitare. Secondo me occorre studiare una nuova strategia per le aziende regionali territoriali per l’edilizia. In altri termini, quale futura mission vogliamo affidare alle aziende Arte in Liguria? La Regione ha nominato gli amministratori di Arte in funzione della dismissione del patrimonio immobiliare delle Asl liguri. Vedi il noto caso dell’ex ospedale psichiatrico di Genova Quarto. Ma Arte non deve trasformarsi nella Spim (società immobiliare del Comune di Genova, ndr) della situazione! Insomma, Arte non deve occuparsi di operazioni immobiliari, non è questa la sua mission».
Dell’Agenzia sociale per la casa abbiamo parlato su queste pagine appena pochi giorni fa, quando l’assessore Fracassi ha presentato le linee guida per il rilancio di uno strumento che nel suo primo periodo di vita non ha raccolto i risultati sperati (in tre anni hanno presentato domanda 250 inquilini e sono stati stipulati 28 contratti di locazione, 19 dei quali solo nel 2013). Parliamo di affitti di alloggi privati a canone calmierato, un’iniziativa che ad oggi si è scontrata con la poca disponibilità da parte dei proprietari a concedere i propri immobili (circa 100 in tre anni) e con la scarsa attività di promozione da parte degli uffici comunali.
«Per ottenere risultati migliori bisognerà senza dubbio intensificare l’attività di comunicazione e informazione perché sono tantissimi a non essere a conoscenza di questa opportunità – spiega l’assessore Fracassi – È chiaro che ormai c’è un problema nel rapporto tra redditi sempre più bassi e locazioni che si sono alzate troppo negli ultimi anni. È per questo motivo che io punto molto sullo strumento dell’Agenzia sociale per la casa». La forza dell’Agenzia, secondo l’assessore «Deve essere quella di dimostrare alla città che è meglio affittare le case a canoni contenuti, piuttosto che tenerle sfitte. Da una parte è meglio guadagnare poco piuttosto che niente, dall’altra se comunque affitti ad un canone contenuto, il locatore riesce a mantenere la locazione senza cadere nella morosità».
In tal senso l’obiettivo primario dell’Agenzia è «Cercare di stabilire delle forme di accordo con i grandi enti proprietari di numerosi appartamenti, ad esempio gli enti religiosi – aggiunge l’assessore Fracassi – Stiamo iniziando ad intravedere delle sensibilità anche tra questi soggetti che potrebbero finalmente provare lo strumento dell’Agenzia. Io spero di poter dare presto qualche notizia a riguardo. Un ente che ha finalità solidali deve fare canoni solidali, sembra palese detta così. Io credo, però, che sia necessario un cambiamento di mentalità da parte loro. Un’organizzazione di questo tipo da una parte promuove delle attività solidali ma dall’altra, legittimamente, decide come gestire il proprio patrimonio immobiliare. Ma oggi è necessario che la gestione del patrimonio immobiliare diventi anch’essa un impegno sociale».
Per il segretario Sicet Salvetti, l’Agenzia «È uno strumento indubbiamente utile e con il quale noi sindacati abbiamo già siglato un protocollo d’intesa. Bisogna sensibilizzare la città all’uso del canone concordato e moderato, spingendo affinché le locazioni siano sempre più basse. Approfitto dell’occasione per lanciare un appello alle persone: venite al sindacato prima di firmare i contratti e non dopo, in modo tale da ricevere aiuto prima di infilarsi in situazioni scomode».
Non solo Agenzia, ma pure un altro progetto innovativo è allo studio dell’amministrazione, come rivela ad Era Superba l’assessore Fracassi «Un’ipotesi sulla quale sono stata spronata dal Movimento di lotta per la casa riguarda la possibilità dell’auto-ristrutturazione di alloggi pubblici sfitti. Una simile innovazione, però, non può essere messa in pratica sul patrimonio delle case popolari, causa problemi normativi, visto che ad esse vi si accede solo attraverso graduatoria. L’idea è utilizzare a questo scopo il patrimonio disponibile non Erp del Comune. Si tratta di circa 500 alloggi, parte dei quali oggi sono destinati per le emergenze abitative, per sperimentare coabitazioni, alcuni ospitano case famiglia, altri sono disponibili per la rete Sprar, per le donne vittime di tratta, per i senza dimora, ecc».
In pratica, secondo l’assessore «Con l’Agenzia sociale per la casa andiamo a dare risposta ai soggetti sopra soglia Erp. Poi abbiamo una piccola risposta Erp (piccola nel senso di nuove assegnazioni perché in realtà a Genova sono 9200-300 le persone che vivono in case popolari), infine esiste questo patrimonio limitato ma disponibile, dove c’è ancora tanto da fare in termini di ristrutturazione. A questo proposito, se riusciamo a studiare dei percorsi di auto-ristrutturazione, magari con la collaborazione di organizzazioni del Terzo settore in qualità di garanti, possiamo affidare in gestione anche questi appartamenti. Stiamo verificando la fattibilità di tale ipotesi. Sicuramente, anche in questo caso, sussistono delle difficoltà legate alle normative. Io, però, sono una persona pratica e penso che con un po’ di impegno sia possibile trovare una soluzione».
Matteo Quadrone
Buongiorno . Io ho fatto domanda da quattro anni , Certo sono invalido e percepisco un assegno mensile dall’ IMPS , ma con questo oltre a non capire quando danno le case (assenza di chiarezza a riguardo) dopo anni e anni di sacrifici non capisco perchè dovrei condividere un appartamento , in chiaro come si può pensare di mettere due sconosciuti sotto lo stesso tetto ? Capisco che i problemi sono davvero tanti , ma ci sono persone che vivono in 60 / 70 mq da sole quando questi spazzi potrebbero essere occupati da famiglie . Per me avere una casa significa molto anche se fosse un monolocale (visto che sono solo) . Quindi se la casa è un esigenza , lo deve essere per tutti ….. E per ultimo vorrei dire che non si è fatta molta attenzione hai redditi perchè molte persone che usufruiscono della casa popolare hanno redditi abbastanza alti per potersi permettere una casa ….. Non popolare .